isola asinara nel nord sardegna

Visitare l’Asinara, l’isola degli asinelli nel nord Sardegna

Ho sempre voluto visitare l’isola dell’Asinara, con quel fascino naturale intriso di storia e mistero. Già il suo nome è affascinante per me perché ha un origine incerta. Secondo alcuni il nome Asinara deriva dal romano “Sinuaria” che indica la forma sinuosa delle sue coste; secondo altri invece il suo nome deriva semplicemente dal fatto che l’isola è sempre stata abitata da una grande quantità di asinelli sardi. Quale sia l’etimologia vera e propria credo che solo i linguisti possano dirlo, io però posso darti tutte le informazioni utili per organizzare al meglio una vacanza all’Asinara

asinelli all'asinara

Come arrivare all’Asinara, partire da Stintino o da Porto Torres? 

Chi si approccia all’organizzazione di questo viaggetto innanzitutto deve capire da quale porto partire per arrivare sull’isola dell’Asinara. Ci si può arrivare solo in due modi: partendo da Stintino o da Porto Torres. Io ho scelto di prendere il traghetto da Stintino perché la tratta è più corta, da qui infatti il traghetto impiega circa 20 minuti e arriva a Fornelli nel sud dell’Asinara. Diverse compagnie offrono il passaggio con prezzi differenti, noi abbiamo pagato 30€ a testa andata e ritorno comprensivo di tassa di sbarco che costa 5€ e bisogna pagare necessariamente in contanti. Non è consentito imbarcare nessun mezzo di trasporto se non la bicicletta ad un costo aggiuntivo di circa 5€. Per raggiungere l’Asinara da Porto Torres invece la navigazione dura circa 1 ora e mezza ma si arriva a Cala Reale, un centro decisamente più movimentato rispetto a Fornelli. Tuttavia se come me vuoi girare tutta l’isola, il porto di sbarco non sarà questo grande problema. 

sbarco molo di cala reale

Come muoversi sull’isola dell’Asinara

Sull’isola ci si può muovere in diversi modi:

  • Si può scegliere di girarla a piedi, magari percorrendo uno dei tanti sentieri dedicati al trekking presenti sull’isola. In questo caso però un giorno non ti basterà quindi ti consiglio di soggiornare alla Locanda del Parco, un’antica dimora di pescatori che oggi è stata riqualificata e propone ai turisti camere matrimoniali e doppie e un ottimo ristorante dove mangiare. 
  • Puoi visitare l’isola in bicicletta portando con te la tua oppure noleggiandola nei porti di sbarco a Fornelli o Cala d’Oliva. Nel caso tu voglia noleggiarla ti consiglio di prenotare prima e non aspettare di essere sull’isola.
  • Se vuoi l’indipendenza ma non sei proprio una persona sportiva il mezzo migliore è la macchina elettrica. È possibile noleggiarne una quando si sbarca sull’isola ma ti consiglio di prenotare con molto anticipo perché sono poche e vanno a ruba. Con la macchinina elettrica potrai percorrere solo la strada asfaltata che va da Fornelli e prosegue sul lato est fino a Cala D’Oliva. Questa strada è comunque quella che tocca tutti i principali punti di interesse.
  • Infine puoi visitare l’isola anche con tour organizzati in trenino oppure in fuoristrada. Tra i due secondo me quello in 4×4 è il migliore perché sarai accompagnato da una guida esperta del territorio che potrà rispondere alle tue domande e fermarsi di più nei posti che preferisci. Inoltre con il fuoristrada potrai attraversare strade sterrate e raggiungere parti dell’isola che non vedresti con il tour in trenino o con la macchina elettrica. 
strada all'asinara

Le spiagge dell’Asinara dove potersi fare il bagno 

L’Asinara è un territorio naturale unico e come tutti i parchi naturali protetti ha delle zone inaccessibili alle persone il cui divieto serve proprio al buon mantenimento dell’ambiente naturale. Queste sono segnalate con dei cartelli che riportano la dicitura “zona A” che in questo caso significa non solo che vige il divieto di balneazione ma che proprio non è possibile accedere alla spiaggia neanche per una camminata a riva. Fortunatamente ci sono anche delle spiagge in cui è possibile fare il bagno che sono dei veri e propri tesori di biodiversità marina. Tra queste la mia preferita è sicuramente Cala Sa Murighessa che si trova all’interno di una piccola pineta da cui partono due ponticelli in legno su cui si può sostare e fare il bagno (è vietato tuffarsi però!). L’acqua qui è di un azzurro talmente intenso da sembrare una lunga distesa di tormaline preziose. Altre spiagge veramente belle in cui fare il bagno all’Asinara sono Cala Sabina, con la sua sabbia soffice e un mare ricco di pesci, e la spiaggia di Cala Stagno Lungo, prevalentemente rocciosa ma con un mare dai colori mozzafiato. 

cala sa murighessa all'asinara

L’Alcatraz della Sardegna: la storia del carcere dell’Asinara 

A Cala d’Oliva si trova l’ex colonia penale visitabile gratuitamente le cui celle grazie a pannelli illustrativi e oggetti raccontano la storia dell’Asinara ai tempi in cui era una carcere di massima sicurezza. Il carcere fu istituito nel 1885 come colonia penale agricola e stazione sanitaria di quarantena che durante la prima guerra mondiale fu il luogo di confinamento di circa 25.000 soldati austro-ungarici. Negli anni 70 però, durante gli anni di piombo italiani, l’Asinara divenne il luogo perfetto dove imprigionare i colpevoli di reati gravi e i mafiosi, tutti sottoposti al 41 bis. 

L’isola ospitava diverse diramazioni carcerarie dove erano imprigionati i più grandi criminali della storia italiana. Nella diramazione di Fornelli, per esempio, furono detenuti gli esponenti delle Brigate Rosse e dell’Anonima Sarda, inoltre, intorno alla fine degli anni ‘70, qui ci fu una grande rivolta carceraria che portò all’inasprimento di tutto il sistema penale dell’isola. A Cala d’Oliva invece furono detenuti Totò Riina e il mafioso Cutolo. Spesso il carcere dell’Asinara è paragonato ad Alcatraz ma, a differenza del carcere californiano, all’Asinara ci fu solo una fuga in più di 100 anni di attività; si tratta della fuga di Matteo Boe, bandito sardo, che riuscì a fuggire a bordo di un gommone nel 1986. 

Nelle sale del carcere oggi è possibile ripercorre la storia di quegli anni attraverso oggetti appartenuti ai detenuti come documenti scritti per richieste particolari, carte da gioco, riviste, lettere, posate, armi bianche e macchinette per i tatuaggi. È possibile anche vedere anche com’era una cella e la sala dell’infermeria.

cella del carcere dell'asinara in sardegna

Cosa vedere a Stintino oltre l’Asinara 

Siccome siamo partiti da Stintino, abbiamo deciso di dedicare un po’ del nostro tempo anche all’esplorazione di questa cittadina del nord Sardegna.Tra le prime attrazioni da vedere c’è sicuramente la spiaggia La Pelosa, una delle spiagge più belle che io abbia mai visto. Per combattere l’affollamento da un paio di anni è diventata a numero chiuso, questo significa che è necessario prenotare il proprio posto sul sito, pagare 3€ e seguire alcune semplici regole come: utilizzare obbligatoriamente la stuoia sotto l’asciugamano, non lasciare rifiuti, non fumare e utilizzare le fontanelle per rimuovere la sabbia dai piedi. C’è però un piccolo consiglio che voglio darti, se come me non riesci ad accappararti un ticket per andare in spiaggia puoi comunque vederla fermandoti nella parte rocciosa del litorale. Da qui una volta tuffato in acqua potrai nuotare fin davanti alla spiaggia di sabbia finissima e goderti quella distesa di acqua azzurra. Ovviamente in questo modo non potrai però stendere l’asciugamano e prendere il sole in spiaggia, ma solo farti il bagno. Altre spiagge che dovresti visitare a Stintino sono la spiaggia Le Saline, una spiaggia lunghissima di sabbia bianca in cui troverai sia lidi attrezzati sia spazi liberi, e la spiaggia Pazzona la cui sabbia, nelle giornate più soleggiate regala tenere sfumature di rosa. 

spiaggia la pelosa a stintino

Il centro di Stintino è molto carino da visitare a piedi ed è pieno di ristoranti e locali dove fare aperitivo al tramonto e cenare vista mare. Infine, se non vuoi rinunciare a fare una visita al museo, a Stintino puoi scoprire la storia delle tonnare del golfo dell’Asinara al Museo della Tonnara, un percorso multimediale in cui ripercorrere il metodo della pesca del tonno praticato in questa zona e la vita dei pescatori che per tanti anni hanno fatto questo mestiere tanto da essere ormai diventato uno dei simboli del territorio. 

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clarissa el sayed

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