
Visita alla cantina di Mastroberardino ad Atripalda (Avellino)
Una serata tra amici. Si discute amabilmente ed ad un certo punto il discorso si dirige verso le bevande. In modo particolare ci soffermiamo sul vino. E qui inizia la grande battaglia tra tutti nel voler dimostrare di essere intenditori e che si conosce tutto sul vino.

Dopo ampia discussione si rivolgono al sottoscritto chiedendo il mio parere: “considerato che sei sommelier…!”.
Ho spiegato che il liquido denominato vino, in realtà è una bevanda idroalcolica, ottenuta dalla fermentazione totale o parziale del frutto della vite, precisamente l’uva o del mosto. Quest’ultimo è il liquido torbido e denso ottenuto da alcune fasi di lavorazioni meccaniche (pigiatura, pressatura, spremitura, ecc.) di prodotti vegetali, miscelati con acqua. Infatti quando si parla di mosto s’intende il mosto d’uva e non altro.
Per non tediare ulteriormente sui tecnicismi gli amici, gli propongo di recarci l’indomani, domenica, ad una visita presso una cantina sociale in provincia di Avellino. Precisamente la Cantina di Mastroberardino ad Atripalda (AV). Qui avremmo potuto vedere ed assaggiare la bevanda idroalcolica che avevo descritto: il vino.
Emozioni e scoperte di una gita in Irpinia alla scoperta del buon vino
Cosi la domenica mattina siamo partiti verso Atripalda, abbiamo imboccato l’autostrada Napoli-Bari per uscire ad Avellino Est. Lungo la strada abbiamo attraversato boschi che nei miei compagni di viaggio hanno subito ricordato la loro infanzia ed i giochi che facevano in campagna. La giornata stava prendendo la giusta direzione: condivisione di esperienze, rinsaldo del vincolo di amicizia, ma soprattutto gioia e felicità.
Nell’approssimarci alla cantina di Mastroberardino abbiamo attraversato gli appezzamenti di vite, le vigne. Spiegavo ai miei amici che erano impressionati dall’ordine dei filari e della precisione, cosa fossero i sesti d’impianto e le corrette esposizioni della vite alla luce del sole per favorire il processo di maturazione degli acini di uva. Erano presi dal racconto e dal fatto che rilevavano la rispondenza con quello che dicevo, avevano compreso che tutto aveva una spiegazione. Iniziai a fargli vedere le tecniche di coltura, il tipo di potatura che consentiva di ottenere produzioni di qualità.
Siamo arrivati all’ingresso dei locali che ospitano la cantina, dove abbiamo trovato ad attenderci l’agronomo della cantina Mastroberardino, che avevo contattato precedentemente.
Nell’entrare nei locali della cantina ho chiesto di descrivere le sensazioni che avvertivano, hanno risposto il senso di calma, la tranquillità, l’ordine, la pulizia ma soprattutto la sensazione di entrare in una grande casa colonica e non in un opificio industriale. Stavano assaporando il senso tipico del focolare, inteso quale simbolo delle forti radici degli antichi valori familiari.

La cosa che li ha attratti sono i dipinti che ornano le volte delle grotte di invecchiamento e di affinamento dei vini, erano silenziosi ed intimoriti da tanta bellezza. Notavano le botti ordinate lungo le pareti, le volte dipinte con scene legate alle varie fasi di lavorazione del vino ed a scene di campagna. L’amico agronomo percependo questo stato d’animo ha detto che non si trovavano in una pinacoteca, ma in una cantina dove si produceva del buon vino, e loro erano gli attori di questo luogo di lavoro e di contemplazione, inducendo ritmi e tempi dilatati, dove i rumori superflui erano eliminati. Il vino è un elemento vivo, che si trasforma nel tempo e dargli i giusti tempi e rumori consente di ottenere un prodotto di qualità.
Agli amici sbalorditi ha raccontato che a volte nelle grotte si fa suonare anche la musica classica! Infatti i preziosi (=il vino), viene custodito con sapienza e serenità, consentendo l’acquisizione di una propria personalità che verrà dimostrato al di fuori di questi luoghi dopo un tempo di riposo e decantazione. La nostra guida, li ha praticamente ipnotizzati, gli ha raccontato delle sensazioni che i vini sprigionano quando saranno bevuti, associati al cibo, porteranno direttamente al nostro palato il sapore della terra in cui sono cresciuti.
Erano praticamente messi alle corde, teste confuse: ma come il vino vive? Sapore della terra?

L’agronomo è stato raggiunto dal sommelier della cantina che ha dato brevi spiegazioni sulla classificazione per tipologia, per le proprietà organolettiche quali colore, profumo, gusto e retrogusto. Poi ha parlato di alcol, acidità, sapidità, astringenza dei vini parzialmente fermentati e della temperatura di servizio.
I miei amici erano di nuovo smarriti, stavano prendendo coscienza che dietro al “liquido colorato” chiamato vino vi era un mondo a loro sconosciuto. Qualcuno gli stava spiegando la filosofia e quello che il vino deve esprimere: i sapori della terra esaltando il cibo con cui viene abbinato. I presenti si sono resi conto che la nostra generazione è cresciuta a coca cola ed aranciata, bibite gassate, perdendo di vista il legame con la terra che il vino porta in quanto ambasciatore ambasciatore di antichi valori.
Per dare un senso a quanto visto, infine, siamo giunti nella sala di degustazione, dove ai prodotti tipici locali, quali salumi e formaggi sono stati proposti degli abbinamenti di vini. I miei amici, poi si sono divertiti a proporre i loro abbinamenti e descrivere i risultati ottenuti, le descrizioni dei presenti con le relative prese in giro. È stato veramente bello.
Il sommelier della Cantina ha riportato un po’ d’ordine facendo una breve spiegazione sugli spumanti e sulle varie tecniche per ottenerli.
Siamo andati via che sembravamo una scolaresca di ritorno dalla gita scolastica, allegri e scanzonati ma con la consapevolezza che il bere consapevole consente di apprezzare quello che hai intorno e di avere maggior rispetto del prossimo.
Bere consapevole significa non provocare l’alterazione dei sensi e degli umori delle persone, significa non intossicare l’organismo con prodotti o con quantità di alcol dannosi. Semmai, significa riappacificarsi con l’ambiente ed assaporare le giuste sensazioni.
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