
Viaggio alla scoperta dei vini e delle cantine dell’Umbria che non ti aspetti
L’Umbria delle incontaminate foreste e delle placide campagne. L’Umbria dei borghi e dei castelli. L’Umbria delle plurisecolari tradizioni. Sono alcuni dei molteplici aspetti per cui è celebre il “cuore verde” d’Italia. Ma ve ne è almeno un altro che rende questa magnifica regione una meta irrinunciabile per un viaggio al centro del Belpaese: i suoi pregiati vini.
Menzionare in solo articolo le eccellenze di questa terra dalla forte tradizione vinicola sarebbe arduo. Per questo, si proporrà uno specifico itinerario in una delle porzioni più interessanti dell’Umbria: la sua area occidentale.
Un suolo peculiare, la perizia degli operatori del settore e la mitezza del clima consentono di tracciare, in questo luogo, l’itinerario di un’ideale “via del vino”. Per assaporare il locale nettare degli déi nell’ameno contesto di storia e natura regalato da uno degli angoli forse meno noti eppur tanto meritevoli di tale regione, l’“Umbria che non ti aspetti”.
Prima tappa: il Podere Fontesecca a Città della Pieve
Dolci colline digradano verso la Val di Chiana romana ammantate da rigogliose viti. Di fronte, oltre il confine con la Toscana, il Monte Cetona si erge in tutta la sua imponenza, mentre, a sud, la vicina Città della Pieve, col suo inconfondibile colore rossastro, domina le fertili campagne che il suo figlio artistico prediletto, il Perugino, era solito ritrarre nei capolavori che l’hanno reso celebre.

È qui, in provincia di Perugia, che nel 2006, da un’altra terra di superbi vini quale il Veneto, Paolo Bolla ha trapiantato la propria esperienza e la propria conoscenza enologica per creare il Podere Fontesecca.
Un clima favorevole, la cospicua presenza di acqua e un terreno collinare (350 m s.l.m.) composto da sabbie, argilla e tufo, antico fondale del mare ivi presente durante il Pliocene, assicurano elevate proprietà organolettiche ai vini di questa azienda agricola.
La produzione, che Paolo conduce con la moglie e la figlia Beatrice, spazia dal bianco al rosso e si fregia di eccellenti prodotti, ricavati da vitigni italiani (Canaiolo, Ciliegiolo, Grechetto, Malvasia, Sangiovese e Trebbiano) all’esito di una coltivazione e di una vinificazione prettamente biologiche.

Tra i vini di Fontesecca possono citarsi:
- il Canaiolo (Umbria Rosso IGT), esclusivamente a base dell’omonimo vitigno. È ottenuto previa fermentazione per venti giorni in cemento, per poi essere affinato per dodici mesi in botti usate da cinquecento litri.
Presenta un intenso colore rosso rubino, tendente al granato con l’invecchiamento, un profumo con sentori di ciliegia, amarena sotto spirito, lampone e viola e un sapore elegante, con buona struttura complessa e finale persistente; - l’Elso (Umbria Bianco IGT), tratto da uvaggio di Grechetto, Malvasia e Trebbiano toscano. È ottenuto a seguito di fermentazione parziale a contatto con le bucce del Trebbiano e affinamento in acciaio per cinque mesi sulle fecce fini.
Mostra un colore giallo paglierino, un profumo floreale di erbe aromatiche, speziato, di buona mineralità, nonché un sapore sapido, leggermente amarognolo, armonico di buon corpo, con finale morbido e complesso; - il Ciliegiolo, a base del solo omonimo vitigno, realizzato nella variante rossa e in quella rosata.
Il rosso (Umbria Rosso IGT) è fermentato in acciaio per tredici giorni, dopo i quali è sottoposto ad affinamento per cinque mesi in cemento. Presenta un colore rosso rubino con sfumature granate, un profumo con sentori di marasca, vanigliati e di viola, nonché un sapore morbido molto elegante con finale dolce.
Il rosato (Umbria Rosato IGT) è fermentato senza lieviti dopo un breve contatto sulle bucce e viene affinato per cinque mesi in acciaio. Ad un colore rosa cerasuolo si accompagnano un gradevole aroma di frutta, ciliegia e fragola ed un sapore fruttato intenso e persistente; - il Pino (Umbria Rosso IGT), a base di sole uve di Sangiovese. È ottenuto previa fermentazione spontanea in acciaio di diciotto giorni, seguita da affinamento di quindici mesi in tonneaux di settimo passaggio, sei mesi in cemento e, infine, tre mesi in acciaio.
Al colore rosso rubino si associano un profumo consistente in una bella fusione tra spezie e il floreale del vitigno e un sapore con sentori di viola e spezie, morbido e di buona struttura tannica con un finale dolce; - il Rosso della Grancia (Umbria Rosso IGT), con uvaggio di Sangiovese e Gaglioppo. È prodotto previa fermentazione per quindici giorni sulle bucce e affinamento per cinque mesi in acciaio. Presenta un colore rosso rubino, cui associa all’olfatto note di frutta di bosco sotto spirito e al palato un buon bilanciamento tra alcool e acidità con finale di tannino morbido.

La produzione avviene fra la cantina e l’adiacente, e suggestiva, grotta nel tufo, ove i vini riposano prima del relativo imbottigliamento.
Tutto attorno, oltre ai vigneti, ulteriori colture, anch’esse biologiche, confermano la floridezza di questo angolo della campagna pievese. In particolare, risaltano le piante d’olivo (varietà moraiolo, leccino e frantoio), da cui la famiglia Bolla ricava un prelibato olio extravergine.
I prodotti di Fontesecca sono, fra le altre occasioni, apprezzabili in degustazioni, organizzate, previa prenotazione, presso la medesima struttura. Oltre ad assaporare le eccellenze enogastronomiche, sarà possibile immergersi nella placida atmosfera rurale di una realtà allietata anche dalla presenza di animali da fattoria quali asini e caprette, che la famiglia Bolla qui accoglie e cura amorevolmente. Un’immagine che accresce la sensazione di trovarsi immersi in un contesto di purezza, ove un’attività che amalgama perizia, tradizione e genuinità è condotta da persone dal grande cuore.

Seconda tappa: l’Azienda Agricola Pomario a Piegaro
Lasciamo Città della Pieve per trasferirci in prossimità di un altro centro della provincia di Perugia: Piegaro.
Circa 6 km separano il celebre borgo del vetro dall’Azienda Agricola Pomario, che sorge su un colle a circa 500 m s.l., fra le foreste della Valnestore.
Raggiungibile tramite una pittoresca strada bianca, Pomario, almeno nella sua identità attuale, esiste dal 2004, allorché un antico podere in abbandono fu riportato a nuova vita dal conte Giangiacomo Spalletti Trivelli e dalla moglie Susanna D’Inzeo. Costoro, oltre a ristrutturare l’antico casale ormai in rovina, hanno intrapreso la gestione di Pomario secondo le regole dell’agricoltura biologica e biodinamica, nel pieno rispetto dell’ambiente naturale di uno dei luoghi dalla maggiore vocazione enologica d’Italia.

Il terreno, ricco in punto di scheletro e a struttura limo-argillosa, ben si presta alla coltivazione della vite, favorita anche dal clima mite e dall’abbondanza di acqua.
Notevole è la varietà dei vitigni impiantati, qui presenti in specie sia autoctone, quali Sangiovese, Trebbiano e Malvasia, sia d’origine centroeuropea, quali il Merlot, il Sauvignon, lo Chardonnay e il Riesling.
Una cantina decisamente all’avanguardia trae il proprio fabbisogno energetico da un impianto geotermico privo di emissioni di CO2, nonché da pannelli fotovoltaici, a conferma dell’encomiabile sfida in chiave ecologica intrapresa dai coniugi Spalletti Trivelli.

Lo stato dei vigneti è monitorato grazie al ricorso ad uno dei più antichi quanto efficaci sistemi della tradizione vinicola italiana: l’impianto di rose alla testa dei singoli filari. Esse segnalano l’eventuale presenza nell’aria di spore fungine, foriere di malattie anche gravi (quali, fra le altre, l’oidio, la botrite e la peronospora) per le colture: le rose, infatti, ne manifestano i sintomi più rapidamente delle viti, così lasciando il tempo di effettuare su queste ultime gli interventi opportuni. Fra i vini, tutti biologici, prodotti presso l’Azienda Agricola Pomario, si segnalano:
- l’Arale (Umbria Bianco IGT), bianco dall’intenso color giallo dorato, a base di uve di Malvasia e Trebbiano. Dopo la fermentazione in barriques, subisce una serie di sfecciature, al fine di ottenere un vino pulito e pronto per l’imbottigliamento dopo una leggerissima filtrazione. Al naso, prevale subito un mélange di spezie che vela leggermente i sentori di frutta e di fiori, tipici dell’uvaggio, i quali emergono in un secondo momento. In bocca, il vino è fresco, acidulo e molto sapido: fra i sapori, spicca quello di frutta agrumata con prevalenza del mandarino, nonché di bouquet floreale di gelsomino e robinia; il finale, sapido e allegro, lascia la bocca con un’interessante mineralità;
- il Batticoda (Umbria Bianco IGT), bianco dal color giallo paglierino, ottenuto da uvaggio di Trebbiano, Grechetto e Chardonnay. Viene lasciato fermentare in acciaio e, ancora in inverno, è imbottigliato senza previo filtraggio. Vanta un gradevole aroma, con un intenso profumo di fiori bianchi di bosco, con note biancospino e caprifoglio. Possiede un gusto acidulo e leggermente sapido, che lascia in bocca una persistente scivolosità;
- il Rondirose (Umbria Rosato IGT), rosato dal color cerasuolo con riflessi violacei, realizzato con Merlot e Sangiovese. La fermentazione avviene in acciaio e l’imbottigliamento ha luogo dopo alcuni travasi e una leggera filtrazione, al fine di mantenere i profumi e il colore dell’uva appena colta. Vino acidulo fragrante e consistente, è fresco in bocca, ove predomina un’armonia di frutta matura; il finale lascia al palato una piacevole sensazione sapida. Al naso, presenta un aroma di profumi freschi e floreali di rosa canina e fiori di pesco;
- il Rubicola (Umbria Rosso IGT), rosso dal color rubino, a base di uve di Sangiovese e di altri vitigni dell’Italia centrale. Subisce una lunga fermentazione a diretto contatto con le bucce, dopodiché è fatto maturare in vasche d’acciaio e imbottigliato fra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Presenta un sapore fresco e asciutto, leggermente tannico e ben armonioso, con aromi di frutti rossi e violette. Parimenti, l’aroma è gradevole e fresco, con sentori di bergamotto e rosa canina;
- il Sariano (Umbria Rosso IGT), rosso dall’intenso color rubino, prodotto con Sangiovese. All’esito di una lunga fermentazione alcolica, il vino è sottoposto alla fermentazione malolattica accompagnato dalle stesse bucce e successivamente travasato in botti di legno. Possiede aromi di ciliegia e prugna matura, che ben si amalgamano al sentore del legno, così ottenendo un equilibrio ideale tra la frutta e il tostato. Al gusto, produce un impatto vivace, deciso e aromatico, mentre nel retrogusto si ritrovano le fragranze fruttate rinvigorite da un sentore deciso di chiodo di garofano, che accompagna la tannicità del vino;
- il Muffato delle Streghe (Umbria Bianco dolce IGT), bianco dolce dal color giallo dorato brillante, prodotto con uve di Riesling e Sauvignon volutamente lasciate all’azione della Botrytis cinerea. La vendemmia, difatti, avviene più tardi che nel caso degli altri vini, per consentire alla muffa prodotta dal suddetto fungo di ricoprire gli acini. Dopo la vinificazione, è lasciato riposare nel legno per 2-3 anni. Presenta aromi di miele, frutti canditi e caramello e un gusto armonico, ben strutturato, caramellato e speziato.

Le eccellenze dell’azienda agricola sono apprezzabili in apposite degustazioni, accompagnate dall’assaggio di taglieri, formaggi, bruschette ed altri piatti, serviti presso l’apposita sala interna o nella terrazza panoramica del casale. Nell’occasione è visitabile anche il cuore di Pomario: la suggestiva “Cantina delle Riserve”, ove sono custodite, oltre alle annate degli attuali vini dell’azienda, pregiate bottiglie del secolo scorso di Chianti, prodotte dagli stessi conti Spalletti Trivelli presso la tenuta vinicola da essi gestita, fra gli anni ’20 e gli anni ’70 del Novecento, in Toscana.

Terza tappa: il Castello di Montegiove e la sua tenuta
Usciamo dalla provincia di Perugia per trasferirci in quella di Terni: dal comune di Piegaro si giunge in quello, sottostante, di Montegabbione.
Qui, fra i boscosi colli ad est del capoluogo, a circa 600 m s.l.m., svetta il borgo medievale di Montegiove, sormontato dal suo imponente castello.

Centro antichissimo, forse fondato dagli antichi Umbri, ospitava nell’antichità un tempio dedicato a Giove Elicio. Il maniero fu eretto nel XIII secolo per volere di Raniero IV di Bulgarello dei conti di Marsciano. Al ramo della celebre famiglia ivi stanziatosi (noto come “conti di Montegiove”), estintosi a seguito dell’epidemia di peste del 1394, seguirono alla guida del feudo prima l’abate di Monteorvietano, poi i Montemarte di Corbara e, infine, i Monaldeschi della Vipera. Nel 1455 passò al celeberrimo capitano di ventura Erasmo da Narni, detto “il Gattamelata”, che lo lasciò in eredità alla figlia Todeschina. Il matrimonio fra costei e Antonio di Ranuccio dei Bulgarelli ricondusse sotto l’egida di questi ultimi il castello e il feudo di Montegiove.

Nel 1780, il castello passò ai marchesi Misciattelli. Fu uno di loro, Lorenzo, a trasformare nel secolo successivo la struttura in una dimora signorile e la relativa tenuta in una fiorente azienda vitivinicola. Così valorizzando le eccellenti proprietà del terreno e del microclima di un’area ove, la produzione vinicola è attestata almeno sin dal 1292.
Oggi il complesso è condotto con cura e professionalità dal marchese Lorenzo Misciattelli Mocenigo Soranzo, dottore agrario ivi trasferitosi nel 2002 dalla Danimarca, che lo gestisce insieme alla moglie Rikke e ad uno staff qualificato a garantire l’eccellenza dei suoi prodotti, a partire dal vino.

La produzione vinicola è qui incentrata sulle uve nere: il terreno, ricco di argilla e calcare, garantisce una notevole varietà di vitigni quali Sangiovese, Brunello, Barbera, Canaiolo, Montepulciano, Prugnolo gentile, Sagrantino, Merlot e Cabernet. Ne derivano eccellenti vini, per lo più rossi, ma anche un rosato, quali:
- il T. (Umbria Rosso IGT), dedicato al marchese Tommaso Misciattelli Mocenigo Soranzo, fautore dell’introduzione a Montegiove del Sagrantino. E, in effetti, il T. è realizzato integralmente con tale vitigno, invecchiato per 24 mesi in barriques nuove e in tonneaux di rovere, con successivo affinamento in bottiglia per un periodo almeno pari.
Con un colore rosso granato scuro, vanta piacevoli aromi tostati, profumi intensi di mora e ciliegia rossa, tannini armonici e una forte personalità; - l’Elicius (Umbria Rosso IGT), così denominato in riferimento a “Iuppiter Elicius”, nome latino di Giove Elicio. È ottenuto con Sagrantino e Montepulciano e sottoposto a invecchiamento per 18 mesi in tonneaux e barriques, seguito da un affinamento in bottiglia per 12 mesi.
Mostra un colore rosso granato scuro, con un gradevole aroma tostato, nonché un intenso sapore fruttato di prugna e ciliegia, con tannino bilanciato e carattere vigoroso e raffinato; - il Mi.Mo.So. (“Orvietano Rosso DOC”), il cui nome deriva dalle iniziali dei marchesi Misciattelli Mocenigo Soranzo. È realizzato con uve di Merlot, Montepulciano e Sangiovese, ed è sottoposto a invecchiamento per 12 mesi in botti di rovere.
Vino dall’intenso color rosso rubino, presenta una notevole mineralità con un gusto pieno e fragrante, nonché un aroma di bacche, ribes e frutti neri; - il Gatto Gatto (“Orvietano Rosso DOC”), intitolato al Gattamelata. È ottenuto con uve di Sangiovese, Canaiolo nero e Cabernet Sauvignon, sottoposte a un breve invecchiamento in legno, a cui segue affinamento in bottiglia per almeno sei mesi.
Il colore rubino con sfumature violacee si accompagna ad un sapore levigato e avvolgente e ad un aroma fruttato; - il Ro.Sa.To. (“Umbria Rosato IGT”), è prodotto con uve di Sangiovese, Canaiolo nero e Sagrantino e sottoposto ad una fermentazione a bassa temperatura (16° C).
Il vino presenta un colore rosa brillante, un sapore fresco e fruttato e un intenso aroma di bacche e frutti.

L’imponente cantina, ove avvengono sia la vinificazione che l’imbottigliamento, si trova all’interno del castello, il quale ne riceve un’ulteriore sfumatura di fascino, entro una commistione di storia, tradizione ed enogastronomia. Del resto, la tenuta di Montegiove può vantare, oltre ai vini, ulteriori eccellenze quali olio extravergine d’oliva (cultivar: frantoio, leccino, moraiolo e pendolo) e tartufi (scorzone, bianchetto e uncinato).
Una nota di riguardo la merita proprio il castello, peraltro, accessibile, previa prenotazione, nell’ambito di visite comprensive di degustazione dei prodotti della tenuta. In tali occasioni, sarà possibile apprezzare la struttura, ricompresa entro una poderosa cinta muraria a merlatura guelfa, con ancora presenti il fossato, il rivellino, il mastio e un’erta torre angolare. Il portone d’ingresso conduce al palazzo signorile, che si affaccia su un vasto cortile con un’antica cisterna. La postazione strategica del castello consente oggi di ammirarvi, pressoché da ogni suo lato, uno splendido panorama che spazia dall’Umbria meridionale alle propaggini sudorientali della Toscana.

Gli interni del maniero ospitano sfarzosi saloni, un’armeria, una biblioteca e una cappella intitolata alla beata Angelina da Montegiove. Quest’ultima, fondatrice del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, nacque presso il castello nel 1357, figlia di Giacomo dei conti di Marsciano e di Alessandra Salimbeni. Dopo una vita dedicata alla preghiera e alla carità, si spense a Foligno nel 1435 (ove fu inumata presso la Chiesa di San Francesco), venendo poi beatificata nel 1825 da papa Leone XII.
Appena all’esterno delle mura castellane, presso la struttura un tempo ospitante il frantoio, sono allestiti due appartamenti di lusso: questi, unitamente ad un miniappartamento, consentono di soggiornare presso il castello, per una completa immersione in un affascinante angolo di storia, spiritualità ed eccellenze vinicole.

Quarta tappa: la Tenuta Vitalonga a Ficulle
Torniamo verso la Val di Chiana romana, in direzione di Ficulle. Dall’incantevole borgo delle ceramiche, proseguiamo verso sud, in direzione di Orvieto, per poi svoltare, dopo un paio di chilometri, lungo la bianca strada di Montiano. Qui, sui declivi che digradano verso la piana chianina, sorge la Tenuta Vitalonga, immersa fra oliveti, vigneti e boschi di lecci, querce, cerri e roverelle.
Estesa su un terreno collinare, posto fra i 350 e i 450 m s.l.m., Vitalonga sorge in prossimità dei calanchi che rendono unico il paesaggio locale: trattasi di un’area (estesa anche nei limitrofi comuni di Fabro e di Allerona) la quale, in epoca pliocenica, costituiva il fondale del mare che ricopriva buona parte dell’odierna Italia continentale. Per effetto di ciò, il suolo, che non di rado restituisce conchiglie fossili, è in prevalenza calcareo, sabbioso e argilloso, con un’origine sedimentaria che lo distingue da quello vulcanico del vicino Orvietano. Unitamente al mite clima e all’esposizione verso sud, ciò ha reso questa terra assai adatta alla produzione di vini di elevata qualità.

Montepulciano e Sangiovese sono i vitigni autoctoni che, insieme con Merlot e Cabernet, contribuiscono alla produzione di questa realtà di prim’ordine nel panorama vinicolo italiano, condotta con passione e professionalità, sin dalla fine degli anni ‘90, dai fratelli Pier Francesco e Gian Luigi Maravalle.

L’ampia e moderna cantina costituisce la culla ove Vitalonga produce i suoi vini, fra cui:
- il Phiculle (Umbria Rosso IGT), nella cui denominazione il nome del capoluogo comunale è introdotto dalla lettera greca phi (Φ), antico simbolo di bellezza e di equilibrio.
Prodotto con uve di Cabernet Sauvignon e Sangiovese, è vinificato in acciaio, quindi lasciato per 15 mesi in carati di rovere francese, prima del suo affinamento, per 24 mesi, in bottiglia.
Il colore rubino-nero si accompagna ad un aroma con note balsamiche, affumicate, nonché ribes, amarena e spezie scure, e ad un sapore pieno e morbido, contraddistinto da setosità e dolcezza dei tannini, con un finale di toni balsamici, spezie e piccoli frutti rossi; - il Terra di Confine (Umbria Rosso IGT), il cui nome richiama la peculiare posizione della Tenuta Vitalonga, fra Umbria e Toscana e fra i terreni d’origine sedimentaria della Valdichiana e quelli d’origine vulcanica dell’Orvietano. Realizzato con uve di Montepulciano e Merlot, dopo un’iniziale fermentazione di 21 giorni in tini d’acciaio, è fatto evolvere in barriques di rovere francese per circa un anno, quindi imbottigliato e lasciato riposare e maturare per altri 24 mesi.
Il vino presenta un intenso colore rosso rubino con leggere sfumature violacee, un complesso aroma con note di ciliegia in confettura, piccoli frutti di bosco, noce moscata e cannella, nonché un sapore ricco e persistente, con fitti e morbidi tannini; - l’Elcione (Umbria Rosso IGT), intitolato ad una secolare quercia che domina uno dei vigneti della tenuta. A base di Merlot, Cabernet e Sangiovese, è inizialmente sottoposto a fermentazione in tini d’acciaio per due settimane, seguite da una fase malolattica in carati di rovere francese per circa 6 mesi e da un pari periodo in bottiglia.
Spicca per un deciso colore rubino, un elegante aroma con note di frutti di bosco, amarena e spezie, nonché un sapore elegante di grande mineralità, con note di ribes e grafite; - l’Elcione rosé (Umbria Rosato IGT), variante rosata del precedente. Prodotto con uve di Merlot e di Cabernet, fermenta in acciaio prima di affinarsi in bottiglia per almeno sei mesi.
Dal colore brillante serrato, presenta un aroma di rosa canina, lampone, pompelmo rosa e melograno e un sapore fresco, sapido e fruttato, con un finale bilanciato; - lo Chardonnay (Umbria Chardonnay IGT), prodotto, esclusivamente a base dell’omonimo vitigno, a seguito di un breve passaggio in barriques di rovere francese.
Possiede un colore giallo paglierino intenso, con un profumo d’agrumi, fiori di acacia, vaniglia e noce tostata e un sapore vibrante e raffinato, con una buona acidità e un finale piacevolmente sapido; - il Maravalle Franciosini 1897 (Umbria Rosso IGT), dedicato ai bisnonni degli attuali gestori di Vitalonga. Essi, sul finire dell’Ottocento, risolsero una disputa relativa ad un vigneto raccogliendone insieme i frutti. Forse il fiore all’occhiello di Vitalonga, si tratta di un vino prodotto all’esito di una scrupolosa selezione delle migliori uve di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Montepulciano e Sangiovese.
Fermentato in tini di legno, è affinato per 24 mesi in barriques di rovere di primo passaggio.
Intenso è il suo colore rosso granato, a cui si assommano un aroma di frutta rossa, spezie, liquerizia e incenso, nonché un sapore dalla fitta trama tannica morbida e potente, un corpo avvolgente e un lungo finale da cui emergono aromi di cioccolato, mandorle tostate e frutti di bosco e in confettura.

Notevole è l’organizzazione di questa tenuta, comprensiva di un orto, di erbari e persino di un vigneto a “vite maritata” (antichissima tecnica di coltivazione, risalente al periodo etrusco, ove la pianta cresce con l’ausilio di un albero vivo), a conservare la tradizione e le biodiversità, nell’ottica di un’agricoltura in perfetta sintonia con l’ambiente. La presenza, persino, di grotte utilizzate sin dal tempo degli etruschi (e impiegate fino al XIX secolo come cantine) accresce la peculiarità di un luogo da scoprire immergendosi a fondo nella sua più pura essenza.

Per tale motivo, la struttura consente, previa prenotazione, visite con degustazioni o, addirittura, pranzi presso la relativa “Osteria“: in tali occasioni, i vini della tenuta sono serviti insieme con le più adatte pietanze, a base di prodotti locali spazianti dalla cacciagione al tartufo, dai funghi ai legumi, dagli ortaggi all’olio d’oliva. Altresì, presso la “Vigneria”, l’antico casale della tenuta, sono allestite sei accoglienti camere da letto, destinate a chi intende trascorrere più giorni nell’oasi di pace, natura ed enogastronomia di Vitalonga.

Si ringraziano per l’ospitalità e per le informazioni i gestori del Podere Fontesecca, dell’Azienda Agricola Pomario, del Castello di Montegiove e della Tenuta Vitalonga.
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L'Umbria è il cuore verde d'Italia. Un susseguirsi di borghi medievali, tesori artistici, dolci colline e benessere. Piccola ma ricca, questa regione offre città vivaci, animate tutto l'anno da una serie di eventi e festival di respiro internazionale. Dall'Umbria Jazz a Perugia, al Festival dei due mondi di Spoleto e il Dancity di Foligno. Paesaggi incantevoli e floride campagne tradiscono una ricca tradizione enogastronomica, fatta di salumi e formaggi caserecci, cacciagione, tartufo, olio extravergine e ottimo vino. Ma l'Umbria è anche quella del lago Trasimeno, la sua macchia di colore blu, da scoprire in traghetto o lungo il suo periplo con un tour in bicicletta. Una terra dove la natura è stata generosa, così come i popoli che l'hanno abitata, impreziosendola con reperti archeologici, chiese e castelli. Per un momento di relax e benessere condito da arte, folklore e buona cucina, l'Umbria è la vacanza che fa per te. Scoprila con i racconti di Genteinviaggio.it!
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