
Una settimana alla scoperta della Lettonia
Non sapendo dove trascorrere qualche giorno di relax dopo gli estenuanti esami universitari, io e la mia ragazza Silvia abbiamo optato per un viaggio alla scoperta della Lettonia.
Oltre a visitare Riga, eravamo intenzionati anche a vedere i castelli di Turaida e Sigulda e il palazzo di Rundale, senza tralasciare una giornata di relax sulla spiaggia di Jurmala. In una settimana, con nostra grande soddisfazione, siamo riusciti a vedere tutto quello che ci interessava nonostante qualche giorno di maltempo.
Come sede per l’alloggio abbiamo scelto una zona centrale, tra la vecchia e la nuova città di Riga e vicino alla stazione dei treni e pullman.
GIORNO 1, Prima esplorazione di Riga
Prima di atterrare, uno sguardo dal finestrino dell’aereo ci permette di capire quanto verde ci sia in Lettonia e la nostra attenzione ricade sulle casette immerse nella natura. L’aeroporto è circondato dalla tipica vegetazione baltica di conifere che mi ha ricordato la Finlandia.
Una volta arrivati in centro con l’autobus, incontriamo Anna che ci consegna le chiavi dell’appartamento situato al quinto piano di un vecchio palazzo la cui entrata e le cui scale appaiono degne di un film horror. Tralasciando anche i dettagli sulla pulizia, l’appartamento risulta comunque carino e di nostro gusto e adatto alla nostra vacanza. L’incontro con Anna ci spiazza un po’ perché ci liquida sbrigativamente, ma nel corso del nostro viaggio avremmo capito presto che i lettoni non sono tanto avvezzi alle relazioni sociali.
Una volta sistemati i bagagli decidiamo di dirigerci nel centro della città vecchia per mettere qualcosa sotto i denti. Purtroppo, una volta in strada mi rendo conto di aver dimenticato la guida turistica, mappa inclusa, e provando ad orientarmi a memoria ci inoltriamo in un bel parco verde con tanto di canali da dove notiamo la cattedrale ortodossa che attira la nostra attenzione.
Proseguendo verso il centro della città ci imbattiamo nel monumento simbolo di Riga e della Lettonia: la Colonna della Libertà.
Dopo una sosta per il pranzo proseguiamo la nostra prima visita della città e sbuchiamo in una piazza circondata da case di vari colori e da una piazzola verde: è Livu Laukums, dove si trovano piccole bancarelle in legno. A quel punto ricomincia a piovere (il continuo mutare del meteo sarà un costante leit-motiv per tutta la durata del viaggio) e ci accorgiamo di aver dimenticato l’ombrello dove abbiamo pranzato.

Dopo aver ritrovato miracolosamente il nostro unico ombrello (io ero dotato del solo k-way) vaghiamo per le strade della Vecchia Riga fino ad imbatterci nella piazza dove sorge il Duomo. La pioggia si fa più intensa e ci obbliga a ripararci sotto un portico, decidiamo dunque di ritornare in appartamento.
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GIORNO 2, Passeggiata nella Città Vecchia
Iniziamo la visita della città dove l’abbiamo interrotta il giorno prima. Arrivati in Livu Laukums possiamo finalmente scattare qualche foto alla casa del Gatto Nero, una casa gialla adornata in cima dalla statua raffigurante un gatto nero. Leggenda vuole che il proprietario della casa, non accettato dalle corporazioni, decise di esternare il suo dissenso piazzando in cima all’edificio un gatto con il sedere rivolto verso i due edifici attigui che un tempo erano sede di due corporazioni.
Ci dirigiamo poi verso la piazza del Municipio, dove sorge anche la Casa delle Teste Nere, altro edificio simbolo della capitale lettone. Pur essendo agosto, la piazza non è affollata e capiamo che forse il turismo a Riga deve ancora sbocciare, gli unici turisti siamo noi e qualche piccola comitiva. Vista anche la statua raffigurante Rolando, ci spostiamo verso il retro della Casa delle Teste Nere dove è collocato un controverso monumento dedicato ai Tiratori Lettoni che facevano parte del gruppo incaricato di scortare Lenin. Intenzionati a visitare un museo situato lì vicino ci avviciniamo alla porta di ingresso scoprendo che il museo è stato temporaneamente spostato in un’altra zona della città.
Ci incamminiamo dunque verso il Castello di Riga, residenza ufficiale del Presidente lettone, scegliamo di costeggiare la Daugava e ci rendiamo conto della larghezza di questo fiume navigabile che sfocia nel Baltico a pochi chilometri a nord di Riga.
Giungiamo alla teca in cui è custodita la copia della statua raffigurante il Grande Cristoforo (l’originale si trova al Museo della Navigazione), un gigante che secondo la leggenda viveva sulle sponde del fiume e aiutava i viandanti a guadare la Daugava, il gigante divenne presto protettore dei viaggiatori e per questo motivo chi intraprendeva un lungo viaggio era solito posare ai piedi della statua originale dei fiori.
Proseguendo l’itinerario lungo il fiume, giungiamo vicino al castello di Riga e rientriamo nella città vecchia. Proseguiamo dunque verso la piazza del Castello, una parte è in ristrutturazione per cui non è visibile per intero, ma possiamo ammirare gli splendidi fiori del giardino.
Andiamo dunque alla ricerca dei Tre Fratelli, tre edifici particolari dall’architettura sconnessa, ma vista la pioggia intensa e l’ora non ci soffermiamo molto e decidiamo di ripararci da qualche parte per pranzare.
Entriamo in un locale che come molti altri ha i tavoli al di sotto del piano terra.
Per pranzare optiamo per un delizioso piatto a base di carne, verdure varie e condito da spezie.
Dopo la pausa ristoratrice ci inoltriamo nel dedalo di stradine della città vecchia senza alcuna meta, passeggiamo tra i vicoli godendo della tranquillità della zona, nel centro storico i veicoli non possono circolare e i pedoni possono ammirare le strade strette e le ampie piazze senza preoccupazioni. Giungiamo così nella piazza del Duomo, dove una targa circolare sul suolo ricorda che il centro storico è Patrimonio dell’Unesco, proseguiamo dunque verso la Torre delle Polveri. Torniamo indietro alla ricerca della temporanea sede del Museo dell’Occupazione, gratuito ma a offerta libera ogni mercoledì e facciamo un viaggio nel passato alla scoperta della drammatica storia della Lettonia, contesa durante la II guerra mondiale tra la Germania nazista e la Russia comunista e annessa all’U.R.S.S. al termine del conflitto.
La nostra camminata prosegue nel parco tra il verde dell’erba, gli specchi d’acqua dei canali e i colori dei fiori, appena fuori dal parco, ritroviamo la chiesa ortodossa che abbiamo visto il primo giorno situata non lontano dal nostro appartamento. Incuriositi entriamo e rimaniamo colpiti dalle decorazioni dorate e dallo spazio della zona di preghiera. Uscendo decidiamo di provare a salire ai piani alti di un hotel da cui abbiamo letto si gode di una bella vista di Riga. Prendiamo l’ascensore e saliamo al 26esimo piano mentre ammiriamo Riga estendersi davanti ai nostri occhi. Passiamo un po’ di tempo guardando il panorama e poi decidiamo di proseguire la nostra camminata verso l’edificio del KGB in cui venivano torturati i sospettati di spionaggio durante l’occupazione sovietica. Vorremmo entrare a visitare il museo, ma essendo finalmente spuntato il sole preferiamo approfittarne e continuare la visita della città. Attraversando la strada trovo un portafoglio per terra, provo a chiedere alle ragazze lì vicino se fosse loro, ma mi guardano con diffidenza e rispondono di no. Decidiamo di dare un’occhiata ai documenti e capiamo che il legittimo proprietario è una ragazza della nostra età, allora proviamo a rintracciarla su facebook e la contattiamo dicendole dove incontrarci, la aspettiamo e quando arriva ci ringrazia abbracciandoci e chiedendoci se poteva offrirci qualcosa, noi sorridiamo e decliniamo spiegando dove abbiamo trovato il portafoglio, scambiamo due parole e ci salutiamo. Quello sarebbe stato uno dei pochi incontri piacevoli avvenuti con la popolazione locale.
Indecisi su dove andare optiamo per una passeggiata tra le strade testimoni della diffusione dell’architettura Art Nouveau e camminiamo a lungo alla ricerca degli edifici con le più belle decorazioni. Finalmente, dopo aver cercato invano un palazzo blu che avevamo visto in foto, ci imbattiamo nell’edificio quasi per caso e soddisfatti di averlo trovato decidiamo di rilassarci in un bellissimo parco pieno di verde. Nonostante ci siano ragazzi che vanno in skateboard e zone per bambini, notiamo con stupore l’assenza di grida e rumori ed etichettiamo i lettoni un popolo silenzioso, poco avvezzo al vocìo e rispettoso delle zone verdi e ci spingiamo a una riflessione su quanto caos ci sarebbe stato in una situazione analoga, in un parco italiano.
Giunta ormai sera, la luce del giorno prova a ingannarci facendoci credere che sia primo pomeriggio, ma i nostri orologi e i nostri piedi stanchi sanno che è giunta l’ora di rinfrescarci e riposarci prima di cenare.
Per mangiare scegliamo di andare in un locale molto noto ai turisti per la tipica cucina lettone e per la possibilità di imbattersi in serate musicali con balli e canti tradizionali. Fortunatamente troviamo posto nonostante ci sia molta gente, e dopo un pasto a base di carne con contorni di verdure e salse, assistiamo a dei balli tradizionali su un ritmo che ci coinvolge e ci tenta a buttarci nella mischia, ma visto l’esiguo spazio e la nostra incompetenza in materia di balli popolari della Lettonia, desistiamo dal farci trascinare dalle emozioni e ci limitiamo a guardare i nostri coetanei esibirsi nelle danze.
GIORNO 3, Jurmala
Il terzo giorno del nostro viaggio lo passiamo nella località balneare di Majori, che insieme ad altri paesi forma l’agglomerato di Jurmala che si estende per diversi km lungo le coste del Baltico.
Per arrivare a Majori prendiamo il treno, arrivati in stazione fatichiamo a trovare la biglietteria, chiedo due biglietti andata e ritorno e al pagamento riceviamo due scontrini. Perplessi ci dirigiamo verso il binario e saliti sul treno cerco di capire se i biglietti sono effettivamente andata e ritorno, ma la mia conoscenza del lettone si limita alle frasi di saluto, per cui la lettura dello scontrino non mi permette di giungere a conclusioni certe. Con l’aiuto del traduttore su internet scopriamo che la scritta in piccolo “turp ut atpakal” vuol dire “andata e ritorno” e ci tranquillizziamo.
Scesi dal treno percorriamo la strada che porta alla spiaggia soffermandoci in una zona verde abbellita da fiori colorati e ammirando le casette in legno tipiche di questa zona. La spiaggia è ampia e non è affollata, l’acqua è molto bassa e per bagnarsi fino al petto bisogna allontanarsi un po’ dalla riva, la temperatura del Baltico è fredda ma sopportabile (almeno per me).
Passiamo la giornata in relax, sdraiati sugli asciugamani e passeggiando sulla sabbia scattando qualche foto agli edifici testimoni dell’influenza sovietica.
A pranzo andiamo in un self-service di una catena molto diffusa a Riga, prendiamo del riso e dei pancake con della carne dentro. Il desinare è buono e il prezzo economico. Passeggiamo poi lungo la via principale dove si alternano negozi di souvenir, di abbigliamento e ristoranti. Ritornati sulla spiaggia facciamo ancora un bagno e osservando i gabbiani e i corvi che compiono incursioni sugli zainetti e borse lasciate incustodite dai bagnanti.
Giunta l’ora di rientrare a Riga ci dirigiamo verso la stazione percorrendo i viali dove sorgono casette e residence in legno che fanno venire voglia di trasferirsi qui per godersi la tranquillità della zona. Raccogliamo qualche pigna come souvenir di Majori e andiamo sul binario dove osserviamo il paesaggio caratterizzato dai canali e dal verde delle piante rigogliose.
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GIORNO 4, Escursione nel verde
Siamo dunque giunti al quarto giorno del nostro viaggio in terra lettone e decidiamo di allontanarci nuovamente da Riga. Meta della nostra escursione sono i castelli di Sigulda e Turaida situati nella Valle del Gauja. Per raggiungerli prendiamo ancora il treno, direzione Sigulda. Dal finestrino filari di alberi si alternano a stazioni isolate e lontane dai centri abitati. Il più delle volte la stazione è costituita da un binario e da un piccolo edificio contraddistinto dalla targa recante il nome della città.

Il viaggio non dura molto, una volta arrivati a Sigulda non riusciamo a capire come arrivare al castello e per strada non ci sono altri turisti. Proviamo a seguire una strada circondata da giardini e giungiamo all’ingresso del cancello che porta al castello.
La visita nei dintorni del castello ci delude, da una parte ci sono le rovine del vecchio edificio, da un’altra c’è il nuovo castello, giungono due comitive di turisti del nord Europa, scattiamo qualche foto e andiamo via cercando di capire come raggiungere Krimulda e poi Turaida.
Decidiamo di prendere la funivia per raggiungere la parte opposta del fiume Gauja, percorriamo un po’ di strada tra il verde dei parchi giochi, l’acqua dei ruscelli e i lavori delle strade. In funivia non ci si mette molto a raggiungere Krimulda, sembra di essere sospesi sul fiume in mezzo alla valle e la visuale è incantevole.
A Krimulda non capiamo bene cosa ci sia da vedere, la guida parla di alcune rovine, girovaghiamo un po’ e ci ritroviamo da soli al centro di un complesso che scopriamo essere il vecchio palazzo di Krimulda ora adibito a sanatorio (di cosa però non ci è dato saperlo). Da un lato c’è il palazzo di un colore giallo stinto, con finestre rotte e l’intonaco a pezzi, dalla parte opposta c’è una passerella in legno circolare antistante diverse porte finestre. Davanti a una porta c’è un pigro gatto arancione e bianco e da un’altra esce una ragazza con delle fasciature al braccio. L’ambiente ci inquieta abbastanza e l’unica parte che sembra tenuta in perfette condizioni, il giardino con i fiori, non ci tranquillizza, perché a curarlo c’è un vecchio giardiniere con delle cesoie in mano che ci osserva.
Ci allontaniamo dalla spettrale ambientazione intenti a raggiungere le rovine e, sempre nella più completa solitudine, entriamo in un negozietto per fare rifornimento di acqua. Stufi di cercare le rovine decidiamo di proseguire a piedi per Turaida e ci imbattiamo, a sorpresa, nelle famose rovine. Proseguiamo il cammino nonostante siamo perplessi perché non vediamo altri turisti e arriviamo alla sommità di una scala in legno, inizia a piovere, indossiamo i k-way e avvistiamo il castello di Turaida, piccolissimo e sperduto nel verde delle colline e ci domandiamo come faremo a raggiungerlo. Percorriamo il sentiero di legno in mezzo alla foresta, dopo aver avvistato uno scoiattolo (rosso!), proseguiamo il nostro cammino fino ad arrivare all’indicazione per la grotta di Gutmanala. La scalinata in legno si interrompe e il sentiero diviene pianeggiante. Giungiamo alla grotta dove incontriamo più turisti e ci chiediamo che sentiero possano aver percorso dato che non vedevamo nessuno da parecchi minuti. Mangiamo i panini e i biscotti e diamo un’occhiata all’anfratto dove si dice che una ragazza, di nome Turaida, venne rapita e imprigionata e le sue lacrime formarono il ruscello che sbuca dalla grotta.
Finalmente raggiungiamo un ampio parcheggio e dei cartelloni che ci consentono di capire che siamo arrivati al complesso di Turaida costituito da una torre, un edificio ricostruito, un enorme parco con diverse sculture, un giardino fiorito, una chiesetta che consente un tuffo nel passato, una casa in cui sono esposti oggetti del periodo medievale lettone e infine la tomba dove si dice sia sepolta Turaida, la ragazza rapita e imprigionata nella grotta.
Per prima cosa ci dirigiamo alla torre, prima però entriamo in qualche piccolo buco nell’edificio ricostruito dove ci sono pietre con impronte di diversi animali. Dalla cima la vista è emozionante, si vedono le colline e i boschi della Valle del Gauja e l’ampia ansa del fiume. Scendiamo e visitiamo il resto del complesso passeggiando tra i giardini e le sculture. La cosa più toccante è senza dubbio la tomba di Turaida che, anche se si presume che la leggenda sia appunto solo una leggenda, lascia un po’ di tristezza.
Probabilmente non siamo riusciti a vedere tutto il complesso, non ho trovato infatti delle statue, ma ormai siamo stanchi e decidiamo di ritornare al parcheggio per vedere se ci sono fermate di autobus. Ne troviamo una ma al prossimo autobus per Sigulda manca ancora un’ora e facciamo un giro per le bancarelle.
Quando l’autobus arriva saliamo e mentre siamo a bordo scoppia un acquazzone, trovo suggestivo il passaggio sul ponte, sospesi in mezzo al verde e con l’acqua che sbatte sul finestrino. Arrivati alla stazione di Sigulda facciamo una corsa per evitare di prendere troppa acqua e saliamo sul treno che ci riporta a Riga.
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GIORNO 5, Un sabato tra i mercatini
Il sabato lo dedichiamo ai mercatini che si tengono a Riga. Per prima cosa andiamo al mercato centrale, allestito in 5 hangar utilizzati in passato per la costruzione e la custodia dei dirigibili sovietici. Il mercato è diviso per settori, all’esterno si trovano per lo più banchi di frutta e verdura dove abbondano principalmente i mirtilli nelle due qualità chiamate “mellens” e “upeni”. Passeggiare negli hangar e vedere come si vendono i prodotti è divertente, per un attimo dimentichiamo tutte le norme sull’igiene e compriamo delle piccole brioche di vari tipi. Non sapendo dove mangiarle usciamo e ci sediamo su una panchina tra gli edifici in mattoni del quartiere Spikeri.
Terminata la colazione ci dirigiamo verso il mercatino delle pulci che si tiene ogni primo sabato del mese. Mentre ci aggiriamo per le bancarelle il tempo cambia 3 volte. Nei banchetti si trova di tutto: monete, medaglie, spille, libri, braccialetti, coltelli, tazze e teiere, pistole, scatole e contenitori vari e molti altri oggetti antichi. Io compro una moneta dell’Unione Sovietica raffigurante Yuri Gagarin, un libro in russo e un braccialetto.
Passeggiamo per la lunga strada del quartiere “Piccola Mosca”. Prendiamo poi l’autobus che ci porta a un altro mercatino dalla parte opposta della città, il mercatino è collocato in un quartiere dove le casette in legno hanno resistito al passare del tempo. I banchetti sono per la maggior parte di alimentari, appena arrivati inizia a piovere forte e ci ripariamo sotto un telone, l’acquazzone dura pochissimo e riprendiamo il giro. Pranziamo con un piatto di stufato accompagnato da insalata, pomodori e cipolle e lasciamo la folla del mercatino per fare una passeggiata tra le vie più tranquille che separano le casette in legno.
Ritornati in centro camminiamo lungo la riva del fiume fino a raggiungere una statua raffigurante due uomini intenti a piantare una bandiera sventolante. Ci addentriamo all’interno della città e giungiamo a una chiesa anglicana all’esterno della quale molti giovani in abiti da cerimonia tradizionali festeggiano un matrimonio. Cerchiamo la porta svedese, un vecchio passaggio di epoca medievale, la attraversiamo e sbuchiamo in una stradina acciottolata. Camminiamo un po’ e poi ci riposiamo su delle panchine in un parco. Riprendiamo il tour tra le strade di Riga ma ci fermiamo nuovamente per gustarci una torta in una pasticceria.
Stanchi dopo una giornata passata tra i mercatini e le vie del centro di Riga ritorniamo in appartamento. A cena assaggiamo finalmente i pelmeni in un locale self-service. Si possono scegliere diversi pelmeni e condirli come si vuole. Mangiamo discretamente senza spendere molto.
GIORNO 6, Giornata spirituale
La nostra domenica a Riga si è rivelata inaspettatamente spirituale. Il centro ormai lo abbiamo visitato quasi tutto e non abbiamo programmi particolari per la giornata. Decidiamo di ritornare al mercato centrale per fare colazione con le brioche acquistate anche il giorno precedente. Al quartiere Spikeri visitiamo il Museo dell’Olocausto composto da vari allestimenti. Al centro è collocato un vagone usato per le deportazioni e all’interno vi sono degli specchi e dei cartelli con alcune storie di deportati. In un edificio è invece riprodotta una casa dove si erano rifugiati numerosi ebrei.
Terminata la visita decidiamo di vedere le rovine della vecchia Sinagoga di cui abbiamo scoperto l’esistenza al Museo dell’Olocausto. Percorriamo la strada del quartiere “Piccola Mosca” e svoltando verso le rovine della Sinagoga ci imbattiamo in una bellissima chiesa al centro di una rotonda. Essendo domenica c’è molta gente per la messa, ma forse deve trattarsi di un battesimo o matrimonio perché gli abiti sono eleganti. Capendo che si tratta di una chiesa luterana siamo curiosi di entrare, all’ingresso c’è un signore dall’aspetto un po’ inquietante ma gentilissimo e quando chiediamo se possiamo scattare qualche foto sembra contento che siamo interessati, sorride e ci invita a fotografare avvisandoci però che a breve sarebbe cominciata la cerimonia. Fotografiamo, ringraziamo e lo salutiamo.
Trovate le rovine della Sinagoga facciamo una passeggiata tra i resti dell’edificio e leggiamo la storia. Ritorniamo nel centro della città e ci rechiamo al Museo del KGB. Una parte del museo è visitabile da soli, ma per vedere le stanze di tortura o altri settori occorre andare con la guida. Purtroppo nell’ora in cui siamo andati non è disponibile la visita guidata, e anche se fosse possibile capiremmo comunque poco essendoci solo visite in inglese. La ragazza da cui facciamo il biglietto sembra dispiaciuta che non possiamo visitare il museo per intero, le sorridiamo e acquistiamo il biglietto per la visita ridotta.
In un salone ci sono dei cartelloni che spiegano la storia dell’edificio e il ruolo del KGB a Riga, non capiamo molto e ci stanchiamo di leggere in inglese. Guardiamo un video con la toccante testimonianza di un uomo accusato di spionaggio e perseguitato dal KGB, guardiamo la riproduzione di una stanza di prigionia e leggiamo le storie di alcuni deportati in Siberia e su quello che scrivevano sulle pareti in cui erano rinchiusi.
Dopo la toccante visita che ci permette di comprendere un periodo del passato di Riga, cerchiamo un chiosco Narvesen dove acquistare i biglietti dell’autobus per raggiungere il cimitero militare di Bralu Kapi. Aspettiamo l’autobus, saliamo e ci sediamo per riposarci visto che il viaggio dura quasi mezz’ora.
Scesi dall’autobus percorriamo la strada che porta all’entrata del cimitero, in realtà i cimiteri sono 3: uno cattolico, uno ortodosso e quello militare. Prima del lungo viale che porta alle numerose tombe ordinate dei soldati c’è una gigantesca porta in pietra con il bassorilievo di due cavalieri ad ogni lato e in alto uno stemma con due leoni alati. Percorriamo il viale e giungiamo a un altare dove è custodita una fiammella che non si spegne mai. Oltre l’altare, in basso, si estendono le numerose lapidi sorvegliate da un’enorme statua e circondate da fiori. Passeggiamo leggendo i nomi sulle tombe e usciamo dal cimitero.
Dall’ordine delle sepolture militari passiamo al caos delle lapidi ortodosse, tutte di diverse misure e collocate senza un criterio preciso. Quello che le caratterizza sono le differenti incisioni e statue. Inoltre, i morti non riposano tra giardini curati e fiori ma tra piante selvatiche e alberi decadenti. Anche il tempo è mutato passando da un cimitero a un altro e stranamente quando lasciamo il sacrario dai bei fiori e giardini per inoltrarci tra le sepolture ortodosse, il sole scompare e comincia a piovere.
Ritorniamo alla fermata dell’autobus per andare a vedere un enorme parco di Riga dove ci riposiamo prima di rientrare in centro.
GIORNO 7, Rundale
Ormai siamo giunti alle battute conclusive del nostro viaggio e la nostra ultima meta è il palazzo di Rundale, situato nel sud della Lettonia, quasi al confine con la Lituania. Per arrivarci occorre prendere un autobus che porti a Bauskas, e da lì prenderne un altro diretto a Jelgava e scendere a Pilsrundale.
Durante il viaggio il paesaggio è caratterizzato da numerosi campi verdi che si alternano a foreste di conifere, vediamo anche molte cicogne che riposano pigramente nei campi. Arrivati a Bauskas scendiamo e aspettiamo l’autobus che ci porti al palazzo.
Scesi a Pilsrundale non capiamo dove sia il palazzo, quello che vediamo è una strada deserta dove non passano macchine, la pensilina della fermata dell’autobus e un piazzale. Dietro il piazzale c’è un ristorante, andiamo al di là delle siepi e camminiamo fino a trovare indicazioni per il palazzo.
Percorriamo un viale e vediamo finalmente l’imponente palazzo, decidiamo di visitare solo i giardini senza entrare e nell’attesa che si possano fare i biglietti facciamo il giro del palazzo scattando numerose foto. Quando entriamo nei giardini scopriamo a malincuore che non ci sono molti fiori, tuttavia ci perdiamo tra i viali alberati e i labirinti di piante e passeggiamo tra gli alberelli. Alla fine del tour dei giardini avvistiamo delle cicogne sul tetto e ci dilettiamo nel bird watching con il binocolo.
Terminata la visita riprendiamo l’autobus per Bauskas e da lì quello per Riga intenzionati a comprare in città gli ultimi souvenir. A cena ritorniamo nel locale dove la prima sera abbiamo assistito ai balli tradizionali e prendiamo dei piatti locali assaggiando il kvas.
Il mattino dopo lasciamo Riga e la Lettonia, contenti di aver visitato questo bellissimo Paese, dal clima dispettoso e abitato per lo più da persone poco affabili. Ritorniamo in Italia arricchiti da questa esperienza di viaggio bellissima.