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Un weekend tra Burgos e il Montalbo dentro il cuore della Sardegna

Ne ho sentito tantissimo parlare, ci ho lavorato per qualche mese per un progetto di promozione turistica della zona di Bitti e quando ho scoperto per caso su Facebook questa escursione non ho potuto aspettare neanche 5 minuti prima di telefonare per prenotare. Si tratta di una due giorni in giro per la Sardegna del centro nord tra le zone di Burgos, Bitti e Lula.

La partenza da Cagliari in pulmino 9 posti è strategica, zaino piccolo al seguito e zainetto con qualche leccornia per i pranzi al sacco del sabato e della domenica. Ad aspettarci troviamo Franco, la nostra mitica guida di Sardinia Tourist Guide e Beatrice. Lungo la strada il gruppo si allargherà a dismisura fino ad arrivare a riempire il pulmino e altre 6-7 auto al seguito. Ci sono giovani e meno giovani, donne e uomini e anche un paio di simpaticissimi cagnolini che, come noi, non vedono l’ora di scorrazzare liberi nella natura di questa splendida isola.

ingresso foresta burgos sardegna
Ingresso Foresta Burgos

Burgos tra foreste e castelli

Dopo circa 90 minuti di tragitto, più pause, arriviamo a Foresta Burgos. Ne avevo sentito parlare ma in maniera non approfondita e questa escursione mi ha fatto scoprire davvero un bel posto. La vegetazione crea un ambiente tale che sembra di stare in montagna davvero anche se il caldo di questo anomalo inverno si fa sentire e quasi nessuno del gruppo indossa il giubbotto. Il verde circonda tutto, comprese le strutture fatiscenti che l’ente foresta ha piazzato qui senza utilizzarle da chissà quanti anni a giudicare dalle loro condizioni.

Parcheggiamo auto e pulmino dietro una chiesetta molto carina vicino alla quale ci sono delle piccole costruzioni che hanno tutta l’aria di essere delle cumbessias (i piccoli alloggi che ospitano i pellegrini nei santuari sardi) abbandonate. Ci inoltriamo nei boschi alla volta del nuraghe Costa/Sa Reggia e dopo pochi minuti lo scorgiamo in tutta la sua imponenza. In effetti, il nome è eloquente! Completamente abbandonato e ricoperto dalla vegetazione questo sito archeologico non nasconde la grandezza della sua struttura principale che è ancora possibile vedere in maniera molto evidente anche se una parte della volta è crollata. Imponenti sono anche le mura che, superando i tre metri di altezza, cingono il villaggio nuragico ancora oggi. È incredibile vedere una struttura del genere se si pensa che il sito è completamente abbandonato chissà da quanti anni e soprattutto che risale a duemila (2000) anni prima di Cristo…

Da qui ci inoltriamo sempre di più in un facile sentiero per andare a visitare delle Domus de Janas. Lungo il facile tragitto qualcuno di noi viene attirato dalle piante particolari e dai loro frutti colorati mentre sulla collina di fronte un altro nuraghe sorge come a scrutare il nostro cammino. Fatte le foto di rito e goduto del bel panorama ci incamminiamo per tornare alle auto e goderci il nostro pranzo al sacco. Qui la sorpresa, troppi rovi lungo il percorso; è troppo difficile continuare così deviamo e scopriamo un piccolo laghetto chiamato “Badu Idda” per poi risalire lungo un sentierino e sbucare all’interno di una tenuta per l’allevamento di cavalli e dei Cavallini della Giara. Una sorpresa inaspettata e suggestiva. Un po’ meno dover camminare sul terreno abbondantemente “concimato”, ma in un contesto del genere ci sta tutto.

Il pranzo sarà uno dei momenti più memorabili di tutto il weekend. È incredibile quanto cibo gli uomini siano in grado di preparare per un’escursione tutto sommato tranquilla. In una vecchia area allestita per picnic abbiamo dato fondo ai nostri istinti primordiali mangiando leccornie di ogni genere – che ognuno di noi ha portato e condiviso con la collettività – e bevendo del buon vino e degli ottimi liquori fatti in casa.

pranzo al sacco trekking foresta burgos
Pranzo a Foresta Burgos – Foto di Follow the Sun Sardinia

Un piccolo paradiso a Benetutti

Non possiamo dichiararlo. Non possiamo fotografarlo. Si tratta di un luogo che deve rimanere intatto e semi segreto. Non deve essere preso d’assalto da visitatori dell’ultima ora e vacanzieri della domenica. Un piccolo angolo di paradiso nascosto dentro un terreno per il pascolo delle mucche che tutto attorno ne hanno fatto campo minato. Un luogo che esiste grazie alla genialità indiscutibile degli antichi romani che sapevano bene come volersi bene. Un posto naturale, aperto, ospitale, caldo, rigenerante, incredibile sulla strada tra Bono e Benetutti. Un luogo che non tutti devono scoprire, ma che piacerebbe a tutti. A me è piaciuto un sacco e sono davvero contento di averlo scoperto.

Mi auguro che tu, lettore, possa avere la stessa fortuna che ho avuto io mentre da Burgos ci dirigevamo verso Bitti. Ma non posso dirti di più. L’unico modo che hai per capirmi è organizzare un viaggio da queste parti.

Bitti, dove alzarsi dalla sedia è sempre un’impresa

Conosco ormai da molto tempo anche le tavole bittesi. L’ho capito sin da subito e ormai è una conoscenza che si è sedimentata nella mia coscienza. A Bitti si mangia tantissimo. Che si tratti di una casa privata, di un ristorante, di una festa di paese, di una pizzeria… a Bitti, alzarsi dalla sedie è sempre un’impresa! Non poteva non essere diversamente anche per la magnifica cena assaporata all’Agriturismo Ertila. Immerso nella natura dell’agro bittese, Ertila è anche centro escursionistico e non potrebbe essere altrimenti, con la cima di Punta Sa Donna di fronte, questa accogliente struttura è circondata dal verde e si affaccia su tutta l’area pre-Parco Naturale di Tepilora. Un posto speciale che vanta lì vicino alcune delle più belle cascate di tutta l’isola. Ma questa volta la natura di Tepilora la vedremo solo attraverso lo schermo degli smartphone.

Ad Ertila siamo arrivati per mangiare ed è a tavola che ci faremo molto onore! L’ambiente è accogliente e riscaldato da un bel caminetto di fronte al quale non c’è niente di meglio di un ottimo bicchiere di vino rosso. Ma ecco giunto il momento della tavola imbandita. Momento topico. Un susseguirsi ininterrotto di antipasti fatti di salumi e formaggi localissimi. Vino rosso. Gnocchetti sardi fatti a mano con sugo di cinghiale. Vino rosso. Porcetto arrosto tenerissimo. Vino rosso. Frutta. Vino rosso. Digestivi, liquori locali e non. Mirto ovunque, Pompìa e Abbardente a chiudere il round.

Siamo satolli. Bontà di alto livello e panze ormai esplosive. Divertiti e soddisfatti per il pasto buono e piacevole per la bella compagnia avremo enormi difficoltà a dirigerci verso il pullmino che dividerà il nostro gruppo di escursionisti per portare una parte di noi all’altro agriturismo che ci ospiterà.

In uno stato di coma semi-cosciente arriveremo in un altro gioiellino del territorio bittese: l’Agriturismo Calavrina, secondo Tripadvisor uno dei 10 più buoni di tutta la Sardegna nel 2015! L’accoglienza è calorosa nonostante l’orario. Ci sediamo vicino al caminetto della sala e Gianni di Calavrina inizia a raccontarci storie di paese, di vecchie faide con i paesi vicini e di legami indissolubili con la terra e la vita agreste. C’è chi ha mollato e sorseggia un caldo tè al finocchietto e chi, indomito, continua a sorseggiare gli ottimi digestivi che ci vengono offerti anche qui.

Pronte le stanze dormiremo di sasso. La mattina dopo a tavola per colazione il drappello Calavrina condividerà il bollettino dello stato attuale degli stomaci e della digestione notturna. Ti dirò caro lettore, nel mio caso, soddisfacente ma impegnativa.

La colazione delicata e accogliente che dimostra tutta la sensibilità di una donna non sarà da meno in abbondanza. Torte eccezionali e pane carasatu (a Bitti il pane è carasaTu, con la T maiuscola) con una ricotta fresca indimenticabile. Tanto caffellatte, classici rituali mattutini e relativo micro-ritardo sulla tabella di marcia e via. Inizia la salita!

Il Montalbo, signore del centro nord Sardegna

Ovunque ti trovi nella zona di Bitti, Onanì e Lula, ma anche da Buddusò, Siniscola, Torpè, Lodè, Dorgali, Orosei e molti altri paesi della zona il Montalbo (in alcuni cartelli è scritto anche Monte Albo) domina lo spettro visivo di chiunque si guardi intorno per scoprire il territorio. Un massiccio calcareo chiamato così per il colore “bianco” delle sue cime. Sembra perfettamente diviso a metà, la prima, quella vicino ai paesi e ai santuari verdeggiante perché ricoperto di fittissima macchia mediterranea. Qui la Sardegna custodisce buona parte della sua varietà biologica sia per quanto riguarda la flora che per quanto riguarda la fauna. La seconda parte, bianca e priva di vegetazione, dove il vento tira forte e gli agenti atmosferici danno il loro meglio.

gruppo in salita trekking montalbo lulaIl nostro compito sarà quello di raggiungere una delle due cime del monte, Punta Katerina per la precisione! Saranno circa 3 ore di salita ininterrotta con tratti più morbidi e altri abbastanza ripidi e impegnativi soprattutto quando la vegetazione lascerà campo libero alla pietra calcarea liscia ma non troppo scivolosa. Il sole riscalderà la nostra ascesa mentre ci penserà il forte vento a fare asciugare il sudore direttamente sulla nostra pelle, mettendo a repentaglio la nostra salute di cittadini senza troppi anticorpi. Raggiungere la vetta sarà un vero e proprio spettacolo di cui saremo protagonisti. Lo stupore di scoprire l’inconfondibile profilo dell’Isola di Tavolara lì all’orizzonte, dominare le verdi valli che spingono l’occhio a riconoscere i tanti paeselli di zona sarà una sensazione che ripagherà di tutta la fatica necessaria a salire. Ormai siamo un gruppo affiatato e le foto di rito fatte in cima sono davvero da incorniciare. Termineremo la nostra breve permanenza a Punta Katerina con un lauto pasto: pecorino di Sarule e salsiccia di Bitti. Top!

Durante il primo tratto di discesa – morbido quanto basta per cancellare le decine di foto vecchie che occupano la memoria del cellulare – incontreremo una vecchia capanna dei pastori con ancora pentole e padelle conservate in una nicchia del muro perimetrale fatto di cemento e pietre calcaree. L’immaginazione corre immediatamente alle capanne dei villaggi nuragici dove i nativi sardi conservavano, più di 4000 anni fa, i loro cibi. L’immagine e la tecnica sono identiche.

Da qui inizierà la discesa vera. Un percorso ripidissimo che ci porterà a percorrere un dislivello di oltre 600 metri con la testa bassa facendo attenzione a non scivolare. Sarebbe imperdonabile qui inciampare, basterebbe un nonnulla per ritrovarsi ai piedi del monte. Ma per fortuna la discesa andrà bene come la salita e sarà un vero piacere percorrerla cambiando di nuovo radicalmente l’ambiente circostante. Prima discesa scoscesa e calcarea, poi… macchia mediterranea.

Il Montalbo è un gran signore, come molti dei sardi di questa zona dell’isola. Duro come la roccia calcarea delle sue cime, accogliente e avvolgente nella sua vegetazione come un abbraccio di una persona cara che non ti fa mai mancare il suo affetto.

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Alessio Neri

Appassionato di viaggi e comunicazione digitale, sono blogger dal 2004 e me ne vanto. Qui racconto le mie esperienze di viaggio ma non sono mai abbastanza!

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