Alla scoperta di Monteleone d’Orvieto, fra tesori d’arte, natura e sapori

Nell’ovest dell’Umbria, in provincia di Terni, un colle domina le propaggini meridionali della Valdichiana. Sulla sua sommità, da circa mille anni, sorge uno dei borghi più incantevoli e vitali del “cuore verde d’Italia”.

È Monteleone d’Orvieto, affascinante centro d’arte e di storia e capoluogo di un comune dalle grandi bellezze naturali e paesaggistiche.

Raggiungibile in una decina di minuti d’auto dal casello A1 di Fabro, il paese è poco distante (circa una trentina di chilometri) dalla più celebre città da cui – come vedremo – riceve parte del nome: Orvieto. A due passi, si trovano invece i borghi di Città della Pieve, Salci e Piegaro (nella prospiciente provincia di Perugia), nonché le ternane Parrano, Montegabbione, Ficulle e la stessa Fabro: tutte località che, con Monteleone, adornano questo ameno angolo di una delle più interessanti regioni italiane.

centro storico di Monteleone
I particolari scorci del centro storico di Monteleone d’Orvieto

Mille anni di storia

Posto nel cuore dell’Etruria, nell’area d’influenza della potente lucumonia di Chiusi, il territorio di Monteleone conobbe senz’altro la presenza etrusca e romana. Sul finire dell’Ottocento, infatti, fu rinvenuta in vocabolo Volpara una tomba dal singolare contenuto: sei urne, di cui quattro con iscrizioni etrusche e due con iscrizioni in latino.

Corso Vittorio Emanuele II
Corso Vittorio Emanuele II, strada principale del centro storico di Monteleone d’Orvieto

Il borgo in sé, tuttavia, nacque, come castello, solo in epoca medievale, probabilmente attorno alla metà dell’XI secolo. Autori della fondazione furono gli orvietani, benché il primo documento facente riferimento a Monteleone (un editto dell’imperatore Federico II di Svevia del 1243) la inserisse fra i domini di Città della Pieve.

Orvieto, comunque, non rinunciò al suo avamposto e, in una serie di atti ufficiali della seconda metà del Duecento, lo ricomprese nei relativi possessi, prima col nome di “Piviere” e successivamente di “Plebarium Montis Leonis”. Sotto Orvieto, all’epoca al culmine del proprio splendore, Monteleone prosperò, fornendo alla “città madre”, fra l’altro, laterizi e altri materiali per la costruzione del suo meraviglioso Duomo. La produzione dei laterizi, in particolare, sarebbe stata, sino ad oggi, una delle attività principali di Monteleone, la quale vi ha derivato (come altri borghi vicini) il caratteristico colore rossastro dei suoi edifici.

A partire dalla seconda metà del Trecento, una serie di casate si avvicendarono nel dominio su Monteleone. Due, soprattutto, se la contesero a più riprese: i Bulgarelli di Parrano, poi divenuti “di Marsciano”; e i Montemarte da Corbara. Nonostante i primi possedessero il vicinissimo Castel Brandetto (oggi noto come “Il Berneto”), la spuntarono i secondi, forti della loro alleanza con i potenti Monaldeschi di Orvieto.

Nel 1481, proprio Orvieto, nel frattempo divenuta feudo pontificio, riacquistò Montelone. Ma la contessa Manfilia Montemarte da Corbara rivendicò i propri diritti sul castello: la controversia, dapprima limitata all’ambito legale, degenerò in un acuto conflitto armato, conclusosi nel 1497 con l’assegnazione del borgo a Orvieto, che però dovette cedere a Manfilia il castello di Salci.

Allo scopo di non perdere più Monteleone, gli orvietani ne rinforzarono le difese. Che resistettero fino al 1643, allorché Monteleone (similmente alla vicina Città della Pieve) fu espugnata e saccheggiata dalle truppe del Granducato di Toscana, accorse a sostegno della famiglia Farnese nella sanguinosa guerra per il Ducato di Castro contro Papa Urbano VII. La definitiva vittoria pontificia riportò Monteleone alla situazione politica preesistente, fino alla sua annessione, nell’Ottocento, al Regno d’Italia. Perdendo in tal modo il suo ruolo di roccaforte militare, ma non quello di pregevole perla d’arte e di cultura.

Piazza Cavour
Piazza Cavour

In giro per Monteleone

Giunti a Monteleone, si consiglia di posteggiare l’auto nel comodo parcheggio fra via Pertini e via Roma o direttamente lungo quest’ultima. Percorrendo a piedi la stessa via Roma, si giunge in pochi minuti a Porta Nord, detta anche “Torre Mozza”. Da qui, si diparte Corso Vittorio Emanuele II, principale via del centro storico.

Porta Nord (o "Torre Mozza")
Porta Nord (o “Torre Mozza”)

L’ingresso nel borgo ne conferma il plurisecolare ruolo di strategica roccaforte: la cittadina si sviluppa prevalentemente per lunghezza, adagiandosi fra due ripidi pendii da cui si godono ameni panorami sulla Valdichiana.

Corso Vittorio Emanuele II prosegue costeggiando la graziosa Piazza Cavour, con al centro un caratteristico pozzo con braccio, carrucola e grata che, sia pur costruito negli anni Ottanta del XX secolo, riproduce fedelmente la vecchia cisterna ivi presente.

Addentrandosi ulteriormente nel centro storico, si giunge in Piazza Pietro Bilancini (dedicata al celebre poeta ottocentesco, nato proprio a Monteleone; sovrastata dall’ottocentesca Torre dell’Orologio.

Piazza Bilancini

Proseguendo lungo via del Torrione, si arriva all’omonima Piazza, da cui si gode uno splendido belvedere che spazia dal monte Cetona (in Toscana) ai monti Cimini (in Lazio). In mezzo giace una florida campagna, un tempo terra di frontiera (tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana), oggi cuore fertile d’Italia.

Ma Monteleone è, in sé, affascinante quanto i suoi panorami. Il consiglio è di perdersi fra i suoi vicoli, che separano file di gradevoli edifici in mattoni dai balconi colmi di fiori. Le viuzze talora s’incuneano, per mezzo di archi, sotto le stesse abitazioni, regalando la sensazione di trovarsi in un antico labirinto.

centro storico di Monteleone all'imbrunire
La suggestiva atmosfera che si respira per il centro storico di Monteleone all’imbrunire

Il lato di ponente del borgo è delimitato da un’incantevole camminata su parte di quelle che furono le antiche mura monteleonesi. Anch’essa regala un panorama da non perdere (soprattutto al tramonto), prima di risalire in via Mazzini, parallela del corso principale, oppure di scendere per via delle Cantine fino all’antica Porta Sud.

Porta Sud monteleone d'orvieto
Porta Sud

Fra questo dedalo di vetusti edifici, non mancano luoghi meritevoli di visita.

Si segnala, anzitutto, in Piazza del Municipio, il Teatro dei Rustici, realizzato nel 1732 in quello che era il granaio del Palazzo del Podestà.

Nella medesima piazza, sorge il Centro di documentazione Attilio Parelli, dedicato al grande compositore e direttore d’orchestra, altro celebre monteleonese.

Di particolare bellezza sono anche le chiese locali. Anzitutto, la Chiesa della Santissima Annunziata, edificata alla metà del XV secolo e a seguito divenuta sede di una delle Confraternite istituite a Monteleone, quella del Sacramento. Incastonata fra gli edifici dell’odierno Corso Vittorio Emanuele, fu profondamente ristrutturata dopo il saccheggio toscano del 1643, così assumendo un aspetto barocco.

Ma l’edificio più mirabile di Monteleone, autentica gemma incastonata nel suo centro storico, sorge lungo Corso Vittorio Emanuele II. È la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, uno degli edifici di culto più belli dell’intera Valdichiana Romana (piccola precisazione: siamo in Umbria, ma la parte della Valdichiana sita in questa regione è tradizionalmente detta “Romana”, data la sua antica appartenenza allo Stato Pontificio). La Chiesa, dedicata ai patroni di Monteleone, fu probabilmente eretta in concomitanza con la costruzione del borgo, ma i principali interventi architettonici si verificarono fra il Seicento e l’Ottocento. La struttura è dominata da un imponente campanile in mattoni, la cui mole s’intravede già da Porta Nord. L’esterno dell’edificio, anch’esso rivestito interamente in mattoni, presenta, a fianco del portale maggiore, due nicchie ospitanti le statue dei Santi eponimi.

La pianta della Chiesa è rettangolare, a tre navate (con le laterali molto più strette di quella centrale) sormontate da una raffinata volta a cassettoni. Le navate, divise da colonnati in stile neoclassico, si dipartono dal vestibolo d’ingresso, sovrastato da uno splendido organo seicentesco, e terminano in un presbiterio alquanto sopraelevato per via della sottostante cripta. L’eccellente illuminazione interna è garantita sia da ampie finestre sopra i colonnati, sia da sette mirabili lampadari in cristallo provenienti dalla celebre vetreria di Piegaro.

Dietro l’altare maggiore si trova un’interessante pala cinquecentesca della scuola del Perugino (per la precisione, l’autore fu il suo allievo Giacomo di Ser Guglielmo), ritraente la Madonna in trono col Bambino e con a lato i Santi Pietro e Paolo.  L’altare maggiore è affiancato, a sinistra, da un’analoga struttura dedicata all’Annunciazione e, a destra, dalla Cappella del Sacro Cuore, voluta dai monteleonesi per celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale. Altre cappelle presenti furono, a proprio tempo, erette e curate dalle storiche Confraternite (SS. Sacramento, SS. Annunziata e Buona Morte) operanti a Monteleone dal Trecento agli anni ’50 del XX secolo.

Ma il luogo forse più affascinante della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo è la cripta sottostante l’altare maggiore. È dedicata a San Teodoro, le cui spoglie mortali furono qui traslate dalle catacombe romane di San Ponziano nel 1738. Al centro del vano svetta l’urna contenente le ossa del Santo, rivestite a ricrearne le fattezze terrene. L’intera cripta è stata finemente affrescata, negli anni ’30 del XX secolo, dal prof. Guglielmo Ascanio.

La Cripta di San Teodoro
La Cripta di San Teodoro

Un borgo ricco di eventi

Chi (superficialmente) vede i piccoli centri come luoghi “sonnacchiosi” per buona parte dell’anno, sarà senz’altro smentito almeno a Monteleone d’Orvieto.

Il borgo abbonda di iniziative, che costituiscono cornici speciali in cui ammirarlo e conoscerne gli squisiti abitanti. I quali, dal canto proprio, trovano nei molteplici eventi notevoli fulcri di aggregazione. Merito di ciò è anche dell’attivissima Pro Loco monteleonese, che opera grazie al costante impegno (volontaristico e gratuito) dei propri membri.

Tra le manifestazioni monteleonesi, si segnalano:

  • il Presepe vivente (che si tiene il 24 e il 25 dicembre, nonché il 6 gennaio dell’anno successivo, e che chi scrive ha già raccontato in un precedente articolo);
  • la “Notte delli Luminari” (28 giugno, vigilia della festa di SS. Pietro e Paolo), consistente in un corteo storico notturno di circa sessanta figuranti, che culmina con l’offerta di un cero votivo presso la Chiesa dedicata ai due patroni di Monteleone;
  • la Giostra del Giglio (16 agosto), che rievoca le dispute, per il dominio di Monteleone, fra i di Marsciano e i Montemarte. La giostra, consistente in una gara tra i cavalieri delle due casate, è preceduta da un corteo storico con splendidi costumi in stile trecentesco;
  • 1400 quasi 1500” (nel 2018, in programma dal 29 giugno al 1° luglio), ispirata al celeberrimo film “Non ci resta che piangere” (capolavoro di Roberto Benigni e Massimo Troisi), durante la quale sarà possibile visitare il paese mentre, lungo le sue vie, i giovani della Pro Loco indossano abiti rinascimentali, reinterpretando le scene di tale cult del cinema italiano.

Sia in occasione della Giostra del Giglio che durante “1400 quasi 1500“, i figuranti utilizzano costumi opera della bravissima sarta Maria Cristina Gori, che li realizza presso il proprio atelier lungo la locale via Roma.

Altra interessante realtà è la Banda musicale di Monteleone d’Orvieto, addirittura fondata nel 1848 e che è possibile ammirare tutto l’anno non solo in eventi locali, ma anche in altre parti d’Italia.

Tra gli eventi enogastronomici locali, si segnalano:

  • la “Degustazione delle torte pasquali” (ovviamente, nel periodo di Pasqua). La tipica torta pasquale, diffusissima a Monteleone come in buona parte del resto dell’Umbria, è salata: si tratta della torta al formaggio, a base di farina, pecorino, parmigiano e uova e da gustare accompagnata dall’immancabile capocollo;
  • la “Sagra degli gnocchi” (a metà giugno, presso la località di Santa Maria),
  • la “Sagra degli umbrichelli” (seconda settimana di agosto), dedicata alla tradizionale pasta umbra (simile ai pici toscani);
  • Alla scoperta dell’ambrosia” (quarta settimana di ottobre), avente ad oggetto prodotti autunnali quali il miele e le castagne.

Una sosta enogastronomica a Monteleone: il Ristorante L’Ape Regina.

Nell’ultimo paragrafo ho nominato alcune delle specialità culinarie locali.

Un luogo ove poterle assaporare è senza dubbio il Ristorante L’Ape Regina, posto in via Perugia, a poco più di mezzo chilometro dal centro storico del borgo.

Magistralmente condotto dalla titolare Anna Rita, il nome della struttura ne palesa l’ispirazione alle api: peluche e raffigurazioni dei simpatici animaletti pullulano fra la mobilia e le suppellettili del ristorante, creando un’atmosfera accogliente.

Fra i prelibati piatti si segnalano l’abbondante antipasto “pappa reale”, la torta al formaggio (naturalmente servita con il capocollo), gli umbrichelli al ragù perugino e le tagliatelle al tartufo (la pasta è tutta cucinata a mano). Squisiti i dolci ed eccellente è la scelta dei vini.

Non mancano, infine, menù vegetariani e vegani, nonché per celiaci.

Alla scoperta dell’olio e dell’ospitalità monteleonesi: l’Agriturismo Biologico Cornieto.

Non si può parlare di Monteleone d’Orvieto e di buona tavola senza menzionare due dei prodotti cardine delle sue campagne: l’olio e lo zafferano.

Le qualità del terreno e la grande perizia dei coltivatori locali conferiscono a tali prodotti notevoli qualità, che li rendono apprezzati quanto ricercati dai cultori del gusto di tutto il mondo.

Iniziando dall’olio, qui si produce il celebre extravergine di oliva “Umbria – Colli Orvietani”, fregiato della DOP.

Uno dei suoi produttori è l’Agriturismo Biologico Cornieto, sito nell’omonima località a circa 4 km dal capoluogo comunale.

Scorcio dell'Agriturismo Cornieto
Scorcio dell’Agriturismo Cornieto

Posto sui placidi declivi a sud di Monteleone, l’Agriturismo Cornieto è condotto con grande passione ed estrema professionalità dalla signora Rita Trincia e dal resto del gentilissimo personale (Sara, Simona e Marisa), e consente di apprezzare, al tempo stesso, l’ospitalità e i sapori di questa terra.

La struttura, realizzata in uno splendido casale ristrutturato, consiste in più appartamenti pregevolmente arredati a creare un ambiente caldo e accogliente, per trascorrere un soggiorno piacevole e rilassante. La bella piscina esterna, l’ampio e romantico giardino, nonché il mirabile panorama che da qui si gode contribuiscono al confort e al relax degli ospiti.

Al contempo, meritano una visita il rigoglioso orto e gli ampi uliveti (circa 30 ettari) attorno al casale. Loro peculiarità è la coltivazione esclusivamente biologica. Con ovvi risultati di prelibatezza e di genuinità dei relativi prodotti.

E qui si torna all’olio, uno dei fiori all’occhiello di questa struttura.

L’Agriturismo Biologico Cornieto produce tre tipi di olio extravergine di oliva, ciascuno di essi biologico (e munito di certificazione ICEA), nonché rigorosamente monovarietale (cioè, ricavato da olive di un unico cultivar): il moraiolo, il frantoio e il leccino. Per la loro realizzazione, si procede a raccolta a mano, entro 24 ore dalla quale viene effettuata la molitura delle olive mediante estrazione “a freddo” (con temperatura di lavorazione di non oltre 27°C). L’olio viene quindi conservato al riparo da fonti di luce e di calore, all’interno di appositi recipienti d’acciaio collocati presso la cantina in tufo nei sotterranei della struttura.

Qui, in attesa di essere imbottigliato, sarà custodito come un tesoro. E l’olio dell’Agriturismo Biologico Cornieto è davvero un tesoro di questa struttura. Ma non l’unico.

Gli altri si sono già menzionati: la pace e l’amenità del luogo, nonché l’ospitalità, la professionalità e l’amore verso la propria terra da parte di Rita e del resto del personale. Tutti elementi che fanno riscoprire un’Italia che, in altri luoghi, è scomparsa. Un’Italia d’altri tempi. Cosicché in chi scrive, memore di un’infanzia trascorsa in campagna e scandita dai racconti dei nonni, l’Agriturismo Biologico Cornieto, oltre all’appagamento per la tranquillità, i buoni sapori e il contatto con la natura, ha suscitato un’altra emozione: la nostalgia.

Conoscere lo zafferano di Monteleone presso l’Azienda Agricola Antheia.

Si passi, adesso, all’altro celebre prodotto della campagna monteleonese, ricordato all’inizio del precedente paragrafo: lo zafferano. La coltivazione di detta spezia, originaria dell’Asia e da qui giunta nel Vecchio continente in epoca medievale, si è ormai radicata da secoli in questo angolo di Umbria. Tanto che, presso la vicina Città della Pieve (come già narrato in un precedente articolo), si svolge annualmente la manifestazione “Zafferiamo” e ha sede uno dei principali sodalizi italiani del settore: il “Consorzio Il Croco di Pietro Perugino – Zafferano di Città della Pieve“.

Fra le imprese consorziate, figura anche l’Azienda Agricola Antheia, sita fra le floride colline del comune di Monteleone, in prossimità del confine coi comuni di Montegabbione e di Piegaro. Proprio nell’articolo dedicato al celebre borgo del vetro (a cui si rimanda il lettore per una conoscenza più approfondita) chi scrive ha già illustrato Antheia, vivamente consigliandola per il suo caldo ambiente familiare e per l’ospitalità offerta dai suoi squisiti proprietari. Ma anche per i suoi tesori, fra cui proprio lo zafferano, che tale struttura produce biologicamente e di cui propone il consumo abbinato ad una serie di prodotti alimentari.

E Antheia, così come l’Agriturismo Biologico Cornieto e il Ristorante L’Ape Regina, le bellezze e i tesori d’arte, nonché il folklore e la vitalità di Monteleone d’Orvieto, costituisce uno dei molteplici motivi per visitare questo borgo e la sua campagna, nel cuore di uno degli angoli più peculiari e sorprendenti della splendida “Umbria che non ti aspetti”.

Si ringraziano per l’ospitalità in occasione dei blogtour del 23-25 febbraio e del 23-25 marzo 2018,
nonché del discovering tour del 20-22 aprile 2018,
il Comune, la Pro Loco e la Banda Musicale di Monteleone d’Orvieto,
l’Agriturismo Biologico Cornieto, l’Azienda Agricola Antheia,
il Ristorante L’Ape Regina e la signora Maria Cristina Gori.

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Buon viaggio!

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Paolo Menchetti

Paolo Menchetti

Nato ad Arezzo nel 1982, una laurea in giurisprudenza e un titolo di avvocato appeso al chiodo. Un grande amore per la fotografia, i viaggi e la scrittura. Tre passioni che ho unito nel lavoro che ho scelto di fare: il fotoreporter. Il mio obiettivo: far vivere le esperienze che ho vissuto in un luogo ai lettori, nella speranza di stimolarne il desiderio di scoprirlo a propria volta.

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