
Tre giorni a Lecco e dintorni, sulle tracce di Manzoni (ma non solo sulle sue).
Cosa vedere, cosa fare, cosa mangiare, perché andarci. In ordine sparso.
Forse, se il ramo di lago più celebre di tutta la storia dei Rami di Lago, fosse stato di Lecco e non di Como, questo racconto inizierebbe diversamente. Diversamente, devo farlo con un coming out: io, a Lecco come meta turistica, prima di oggi non ci avevo mai pensato.
Alla fine invece mi sono portata a casa tre giorni molto belli (e mezzo kg in più, ma tanto mamma dice che del metabolismo posso iniziare a preoccuparmi dopo i 30, quindi fuoco alle polveri fino a settembre).
Lecco, a 40 minuti da Bergamo e da Milano.
E già questo è un dato che merita approfondimento.
Sarà che essenzialmente sono povera, ma fin dal primo viaggio (in aereo, con partenza da Cagliari, perché in quanto sarda lo svezzamento è arrivato presto), ho capito che non avrei avuto altro Dio all’infuori dell’aeroporto di Bergamo, croce e delizia di ogni viaggiatore low cost d’Italia.
Fatta questa premessa, è chiaro che tutto il pezzo di mondo facilmente e rapidamente raggiungibile da lì, abbia sempre avuto diritto di prelazione in quanto a merito di essere indagato.
E così in effetti è iniziato anche questo viaggio. Dal Milan Bergam Airport partono navette ogni 20 minuti dirette alla stazione dei treni di Bergamo: per chi, come me, ha il quarto d’ora come unità minima di misura del tempo, si tratta di un intervallo ai limiti della percettibilità.
Lì, poi, bastano meno di 30 secondi di fronte a una biglietteria self service Trenord e… taaac, direbbero quellə.

L’Osservatorio Alpinistico Lecchese e i Ragni di Lecco: un buon punto di partenza.
Non sono gente del sud, ma va detto: anche i lombardi sanno amare. I lecchesi nello specifico amano la montagna (la Grigna, per gli amici), l’alpinismo, il lago (di Lecco, che poi sarebbe il Lario, ma tanto ognuno lo chiama come vuole), l’alpinismo, il pesce di lago (di Lecco), l’alpinismo, i pizzoccheri e i Ragni di Lecco.
Che sono alpini (eccezionali), ça va sans dire.
Dato questo legame, anche il mio tour della città è iniziato dall’Osservatorio Alpinistico. Il museo, che si trova al terzo piano del Palazzo delle Paure – stesso edificio che ospita poi anche l’InfoPoint, quello che davanti all’ingresso ha la scultura di un femore alto circa 3,5 m, per intenderci – è forse la sede espositiva più importante della città. Una prima tappa perfetta, anche perché piazza XX settembre è il punto di partenza ideale per scoprire il centro storico.
Nomi da googlare prima di entrare al museo: Riccardo Cassin e Carlo Mauri (il femore di prima è il suo, in un certo senso). Che, alla fine del tour, rimarranno comunque impressi.
Con i bastoncini fino a Pescarenico, l’unico luogo a essere citato esplicitamente nei Promessi Sposi (e questo è un contenuto bonus da sfoggiare a cena).
Pescarenico, com’è facile intuire dal nome, è lo storico villaggio dei pescatori di Lecco. Ci si può arrivare a piedi in pochi minuti, o – se ci si sente più frizzanti e magari si ha già un bicchiere di Terre Lariane sulla coscienza – facendo Nordic Walking, che è la camminata con i bastoncini.
All’apparenza innocuo, si tratta in realtà di uno sport che mette inaspettatamente in discussione anche i tricipiti. Come lo fa? Non sono sicura di averlo capito, ma può essere molto divertente se avete il mio stesso perverso senso dell’umorismo. E a Lecco non mancano i corsi per capirlo (il nordic walking dico, non la mia arguzia).

Nella quantità di botteghe e scorci che il quartiere offre, due sono state le mie tappe – che mi sento di consigliare: la bottega Lecose, delizioso negozio di souvenir dove un gusto raffinatissimo per il design si unisce a una narrazione nuova degli elementi più caratteristici del quartiere e di Lecco, e Da Ceko. Che sarebbe una pescheria, anzitutto. Ma anche una trattoria e un modo strepitoso di scoprire la cucina di lago.
Perché sì, anche il pesce di lago merita attenzione, possa la Lombardia perdonare il mio palato fino a qualche settimana fa estremamente marecentrico.

Piani dei Resinelli: se nessuno del tuo gruppo ci si è fermato per un selfie, allora chi lo ha fatto sei tu.
In una tre giorni fatta di tanti momenti ad alto livello di instagrammabilità, il premio è andato alla mattina trascorsa sui Piani dei Resinelli, l’altopiano che si trova a un’altezza di 1250 m s.l.m. circa e il cui territorio è oggi diviso fra i comuni di Abbadia Lariana, Mandello del Lario, Ballabio e Lecco.
La camminata per arrivarci è adatta a tutta la famiglia, e non può non prevedere una tappa al Ponte sospeso, la passerella panoramica che si trova all’interno del Parco del Valentino il cui accesso è libero e gratuito 24/7 (ma si tratta di un trapezio di ferro letteralmente sospeso nel vuoto: se volete portarci bambini ai quali volete bene, l’ideale è accompagnarli tenendoli per mano). Tempo previsto stimato: trenta minuti per arrivarci, quarantacinque per fare le foto. Con una nota importante: non farsi scoraggiare dal cancello all’ingresso del parco, che serve a fermare solamente le auto.
Se i Resinelli sono invece il punto di partenza per un soggiorno all’insegna dei trekking, un buon punto d’appoggio è quello del B&B Ai Frassini, il rifugio perfetto per riposare a fine giornata. E dove io, per esempio, ho scoperto perché il miele millefiori si chiama così, ascoltando la lezione di apicultura di Alice.
Abbadia Lariana, di quella volta che ho visto un vero torcitoio in funzione e ho provato il missoltino.
Ad Abbadia, che è il terzo paese d’Italia in ordine alfabetico (ammetto che questo l’ho scoperto andando su Wikipedia a cercare informazioni sul Museo e mi sembrava un’altra di quelle cose da dire a cena, dopo la storia di Pescarenico. Praticamente vi sto organizzando il primo appuntamento con un* sapiosessuale, ndr) ho visitato il Civico Museo Setificio Monti, dove ho potuto vedere in funzione un torcitoio vero.
Ora, non so quanto siate pratici di torcitoi voi, ma io cresciuta a pane e scale di Hogwarts alle quali piace cambiare, devo dire che ne sono rimasta incredibilmente colpita.
I tre piani dell’edificio si aprono tutt’intorno alla macchina (sì, è davvero molto grande) e all’interno pannelli e teche raccontano la storia della fabbrica e quella della seta. Qui, grazie alla guida preziosa di Marta, ho scoperto che i bachi passano la loro breve vita a mangiare e a produrre seta nella quale si avvolgono per dormire tutto il tempo che non passano a mangiare. Escono poi fuori dal bozzolo in forma di falena, si accoppiano e muoiono poco tempo dopo.
Personalmente, ci metterei la firma. Non potendolo fare, mi piace passare il tempo ascoltando storie come questa. O mangiando missoltini, i pesci di lago essiccati tipici della zona. Anzi, il missoltino, ché più di uno è veramente impossibile, anche se buonissimo come quello che ho provato al Ristorante Il Vicolo.
Sentiero del Viandante: 70 km da Sorico a Lecco. Con vista lago e tappa all’Osteria Sali e Tabacchi.

Il Sentiero del Viandante, sul quale personalmente ho trascorso l’ultimo dei tre giorni, è una delle 12 Vie del Viandante, una rete di percorsi escursionistici che si snodano fra Milano e San Bernardino, in Svizzera. Un cammino, quello del sentiero, facilmente percorribile in 3-4 tappe, che passa lungo la costa orientale del lago di Como e regala una vista incredibile sul lago e le montagne che abbracciano Lecco.
Un buon modo di finire il viaggio (o di iniziarlo, o di proseguirlo) è fare tappa all’Osteria Sali e Tabacchi, inserita non senza merito nella guida del Gambero Rosso 2023. I loro pizzoccheri non sono quella cosa che si può mangiare tutti i giorni, ma di certo una che vale la pena mangiare tutti i giorni in cui se ne ha l’occasione.

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Veronica, sei stata ai Piani Resinelli, ci hai camminato sopra, e non accenni alle miniere? Da una proveniente Sardegna non me lo sarei aspettato! Io dei Resinelli vado spesso per miniere nella tua terra, tra l’altro la regione più mineraria d’Italia ma non solo, può fare invidia al mondo con la sua storia di estrazione; sai che ai Resinelli ci sono le miniere visitabili tra le più antiche e didattiche ? Aperte ben vent’anni fa ogni anno le visitano migliaia di visitatori! Insieme alla moderna miniera di Primaluna in Valsassina, sono ben 500 anni di storia di persone metodi vite… Leggi il resto »
Mi sono lasciata qualche motivo per tornare! Intanto, mi cerco qualcosa su internet.
Bene. Se avessi saputo ti avrei consigliato di visitare il Birrificio LARIANO https://www.birraland.it/m-birrificio-lariano.. Tra i Migliori d’Italia 🙂
Tornerò! Buone birre artigianali sono un ottimo motivo per farlo.