palio dei terzieri

Feste e tradizioni in Umbria: il Palio dei Terzieri di Città della Pieve

Tori, archi, frecce, colori, antiche armi da guerra, persino una “battaglia” (con la farina) e pregevoli costumi. E tanta, tantissima passione. Così si presenta Città della Pieve nel giorno culminante del suo Palio, la prima domenica successiva al 15 agosto (o la seconda, se tale data cade di venerdì o di sabato) di ogni anno.

Il colore che normalmente domina il borgo, il rosso dei laterizi di cui è in buona parte costruito, in questo periodo cede il primato a quelli delle bandiere che adornano le vie dei Terzieri, i tre rioni in cui è ripartito il territorio cittadino. Essi, da oltre mezzo secolo, si sfidano in una contesa sentita quanto attesissima, oltre ad animare per l’intero arco dell’anno la vita di questa incantevole cittadina umbra della provincia di Perugia.

Terziere Borgo Dentro
Il Terziere Borgo Dentro, vincitore dell’edizione 2018, sfila lungo via Icilio Vanni

I tre Terzieri pievesi

Riportati a nuova esistenza nella seconda metà del Novecento, i Terzieri in cui è divisa Città della Pieve possiedono in realtà radici antichissime, che si ricollegano ai secoli in cui il borgo era uno dei principali avamposti dei domini prima perugini e poi pontifici.

Figuranti Terziere Castello
Figuranti del Terziere Castello, coi loro colori nero-verdi

In quelle epoche, entro le sue mura (rimaste pressoché inalterate dal XIII secolo, dopo che Perugia, a seguito dell’ennesima ribellione pievese, ne aveva vietato future espansioni), risiedevano tre “classi” o ceti sociali: i “cavalieri”, cioè l’aristocrazia, nonché i borghesi e i contadini inurbati, questi ultimi detti “pedoni”.

A tale suddivisione, gli abitanti di Città della Pieve hanno voluto rifarsi, in epoca moderna, per preservare e valorizzare la propria storia e identità.

Oggi, pertanto, il centro storico cittadino risulta ripartito nei seguenti Terzieri:

  • il Terziere Borgo Dentro, che sfoggia colori giallo e nero e un emblema contenente la raffigurazione della Rocca Perugina di Città della Pieve. Il rione evoca l’antico ceto della “Borghesia” e il suo territorio ricomprende l’area orientale del borgo;
  • il Terziere Casalino, l’unico con tre colori: rosso, bianco e blu. Vanta come emblema l’omonimo Pozzo, cuore del Terziere. Si ricollega alla classe dei “Pedoni” e insiste nella zona settentrionale;
  • il Terziere Castello, che inalbera colori verde e nero, con emblema l’antico castello. Ispirato alla classe dei “Cavalieri”, include la parte occidentale di Città della Pieve.

È chiaro come detta divisione sia, ai nostri giorni, prettamente territoriale e i moderni Terzieri prevarichino qualsiasi connotazione censuaria o politica. Essi contribuiscono in maniera significativa alla vita cittadina (anche) per mezzo di eventi di cui chi scrive ha già narrato in precedenti articoli: se il Terziere Borgo Dentro, nel periodo pasquale, organizza i Quadri viventi, il Terziere Casalino, in estate, è fautore dell’Infiorata di San Luigi Gonzaga; dal canto proprio, il Terziere Castello, durante le Festività natalizie, realizza il Presepe Monumentale.

Ma l’attività dei tre rioni tocca indubbiamente il suo culmine in estate, allorché essi si cimentano nel Palio dei Terzieri. Esso, dal 1972, infiamma gli animi e i cuori degli abitanti di questo borgo umbro.

Il corteo del Terziere Casalino, coi propri colori rosso, blu e bianco

Il Lancio della Sfida

Utilizzare il termine Palio per indicare esclusivamente la gara fra i Terzieri di Città della Pieve non è corretto.

Il Palio propriamente detto, in realtà, prende il via con una serie di manifestazioni di varia natura (e di grande interesse), organizzate dai singoli rioni. A partire dalla seconda settimana di agosto, il territorio dei Terzieri ospita, infatti, molteplici eventi folkloristici, culturali, musicali, gastronomici (presso le rispettive Taverne), nonché mercatini, rievocazioni storiche e celebrazioni religiose.

Il Pallium
Il Pallium

È il 15 agosto, in occasione della Festività cristiana dell’Assunzione di Maria, che si entra nella fase competitiva vera e propria. In tale giorno ha, infatti, luogo il “Lancio della sfida”: i due Terzieri usciti sconfitti nella precedente edizione leggono, per mezzo di propri araldi, un bando di sfida rivolto al rione campione in carica; che, a propria volta, accetta, anch’esso rispondendo con la lettura di un proprio bando.

Nella medesima occasione, il presidente del Terziere detentore del Pallium (l’ambito premio previsto per il vincitore) lo riconsegna, nelle mani del Podestà cittadino, alle autorità comunali, che lo tengono in custodia fino alla domenica in cui si terrà l’atto conclusivo del Palio: la Caccia del Toro.

Il Pallium è un pregevole arazzo opera del maestro pievese Antonio Marroni, che raffigura gli arcieri dei Terzieri nell’atto di rendere omaggio al Maestro di Campo prima della sfida.

Nei giorni che seguono, la vita dei Terzieri continua con gli eventi sopra menzionati. Ma, nell’animo dei contradaioli, ormai alberga la tensione e cresce la speranza di conquistare l’ambito drappellone.

Il giorno della Caccia del Toro

Poc’anzi abbiamo menzionato gli arcieri. Sì, perché, sono costoro i protagonisti della contesa fra i Terzieri.

arcieri dei Terzieri
Gli arcieri dei Terzieri, protagonisti della Caccia al Toro

Occorre, qui, effettuare, una breve premessa storica. Città della Pieve, borgo umbro a lungo dominato dalla guelfa Perugia (e, a seguire, dallo Stato Pontificio) è stata per secoli legata culturalmente (e politicamente, data la sua posizione filoghibellina) a Siena, i cui domini si estendevano fino alla vicina Chiusi.

In Italia centrale, e in particolare a Siena, erano assai popolari secoli addietro le “Cacce dei tori”, che in quella città costituirono un vero e proprio preludio al celeberrimo Palio delle Contrade tutt’oggi disputato.

La collocazione, nel cuore della Val di Chiana romana (com’è chiamata la porzione umbra di questa valle, stante l’antica appartenenza allo Stato della Chiesa), di Città della Pieve ha fatto sì che il toro simbolo della contesa fosse quello chianino: il “gigante bianco”, le cui carni sono oggi apprezzate pressoché in ogni parte del mondo.

La ricostruzione della sfida, tuttavia, è del tutto incruenta: i tori che fungono da bersaglio sono, infatti, sagome di legno a cui dovranno mirare gli arcieri.

Esse – come si vedrà – ruotano su una pedana circolare che, muovendosi a velocità sempre maggiore, mette a dura prova l’abilità degli arcieri. Costoro si gioveranno di un tenace supporto popolare, peraltro disponendosi in gara all’esito di un sontuoso corteo storico con circa ottocento figuranti in costume, entro una regia minuziosamente monitorata dall’apposito Ente Palio.

Il corteo storico

Probabilmente un’istantanea estrapolata da una macchina del tempo non renderebbe la stessa veste che Città della Pieve mostra in occasione del Palio. Come una sposa più bella che mai nel giorno delle proprie nozze, il borgo del Perugino mostra, fra i vicoli colmi di bandiere e gonfaloni, un’atmosfera peculiare, visibile solo ove – come qui – si pone in essere una festa sentita con il cuore.

figuranti corteo
Circa ottocento figuranti creano un magnifico corteo storico che riporta in vita l’antica “Castel della Pieve”

Ed è proprio l’epoca del celeberrimo pittore pievese, al secolo Pietro Vannucci, che si viene a ricostruire con il corteo storico: come impone il regolamento della manifestazione, lo stile dei costumi e degli addobbi deve fare riferimento al periodo compreso fra la metà del XV e il primo ventennio del XVI secolo.

I ferventi preparativi del corteo, ma anche gli abbracci, i canti, i cori, i gesti scaramantici e gli sguardi dei contradaioli, che con le ore si fanno sempre più concentrati, introducono al tardo pomeriggio.

È alle ore 17.00, infatti, che il corteo storico muove da piazza Plebiscito fra il rullo dei tamburi e gli squilli delle chiarine. Preceduti dal gruppo in costume della rappresentanza comunale, sfilano i figuranti dei Terzieri, secondo un percorso che procede lungo via Vittorio Veneto, largo della Vittoria, viale Icilio Vanni e, alfine, si conclude presso il Campo di Santa Lucia.

mangiafuoco
Lo spettacolo mozzafiato dei mangiafuoco

I severi armigeri, i fieri cavalieri, le bellissime dame, ma anche gli sbandieratori, i semplici popolani, i mangiafuoco, i balestrieri, gli archibugieri, i saltimbanchi, i carri allegorici e persino le antiche macchine da guerra riportano all’epoca di quell’antica e nobile “Castel della Pieve” (com’era ufficialmente nominato il borgo fino al 1600), la quale, da fiera roccaforte, sovente rivendicava la propria autonomia da Perugia e rimarcava il proprio ruolo centrale nei destini di questa terra, crocevia fra Umbria e Toscana.

A concludere il corteo vi è una singolare tradizione: l’Infarinata. Alcuni contradaioli ingaggiano una sorta di (innocua) battaglia nello spiazzo davanti alla Chiesa di San Francesco, lanciando agli omologhi degli altri Terzieri sacchetti di farina. Fra l’aria che diviene bianca e polverosa, i rionali si avviano verso il Campo di Santa Lucia.

Negli occhi dei figuranti e di tutti gli altri contradaioli si rinnova l’orgoglio di aver alimentato, per l’ennesima edizione, una manifestazione che costituisce il fiore all’occhiello di uno dei più affascinanti borghi umbri e di averlo riportato, almeno per un giorno, ad una delle sue epoche di massimo splendore.

Colpisce, in particolare, la viva partecipazione dei giovani, addirittura dei giovanissimi. È questa, forse, la principale ricchezza di tale realtà: il Palio non è rimasto retaggio esclusivo di quella generazione che, nel 1972, decise di riportarlo in vita; è divenuto, al contrario, patrimonio di un’intera comunità, dagli anziani ai giovani. E costoro, un giorno, ne trasmetteranno i valori ai propri figli.

Per questo, gli squilli delle chiarine e il rullo dei tamburi che riecheggiano fra gli antichi palazzi pievesi, non costituiscono solo i suoni di un radioso presente: sono anche gli echi di un glorioso passato e le antifone di un lungo futuro che questa manifestazione ha dinanzi a sé.

La sfida

Presso il Campo di Santa Lucia, teatro della sfida, si tiene la Caccia del Toro, culmine del Palio e consistente in un’avvincente gara di tiro con l’arco.

Al centro del Campo è collocata una pedana circolare, su cui sono installate le sagome di tre tori chianini, lunghe 252 cm. Le sagome, bianche, si differenziano per una gualdrappa che ne ricopre la parte centrale e nella quale sono riprodotti i colori del singolo Terziere.

Gli arcieri, muniti di archi long bow e frecce in alluminio nero (con alette e cocche gialle per il Borgo Dentro, rosse per il Casalino e verdi per il Castello), si dispongono a semicerchio, a 6 metri gli uni dagli altri. Per ciascuno di essi, la linea di tiro misura ben 33 metri.

Il singolo Terziere gareggia con tre arcieri, uno per ciascuna delle tre manches in cui è divisa la gara, le quali durano tre minuti ognuna. Ciascun arciere dispone di tre frecce, che può scoccare nel tempo prestabilito. Una particolarità, a surrogare la grande tradizione balistica pievese, è la scelta degli arcieri: per regolamento, i partecipanti alla Caccia devono essere nati a Città della Pieve oppure risiedervi da almeno 3 anni o avervi risieduto per almeno 6.

In ognuna delle tre manches la pedana ruota a velocità diversa: 18 secondi a giro nella prima manche, 15 nella seconda, 12 nella terza.

Giudice inappellabile della gara è il Maestro di Campo, coadiuvato dai giudici di linea. Essi dovranno vigilare, in particolare, che gli arcieri non scocchino le frecce entro la distanza minima e/od oltre il tempo massimo consentiti (ipotesi per le quali sono previste penalità).

L’inizio della singola manche è dato con un segnale acustico dal Maestro di Campo, che allo stesso modo avviserà anche circa la relativa conclusione.

Scopo della gara è colpire, nel tempo prestabilito, il toro contrassegnato dal drappo del proprio Terziere conseguendo il maggior risultato. Il regolamento prevede i seguenti punteggi:

  • 15 punti per la testa;
  • 9 per il collo;
  • 6 per la pancia;
  • 3 per il tergo.

Al termine di ogni manche, il Maestro di Campo spunta le frecce e dà lettura dei punteggi.

Conclusasi la terza manche, si procede alla somma dei punti ottenuti in ciascuna di esse: se vi sono almeno due Terzieri a parità di punti, si ordinano una o, se la parità perdura, più manches di spareggio.

Vince la Caccia il Terziere che totalizza il punteggio più alto.

vincitori edizione 2018
L’esplosione di gioia, alla proclamazione dei risultati finali, da parte del Terziere Borgo Dentro, vincitore dell’edizione 2018

Il Maestro di Campo proclama il Terziere vincitore e il Podestà consegna il Pallium al relativo Presidente. Quest’ultimo si precipita verso il proprio popolo e i relativi arcieri, mentre il campo si inonda dei colori, dei canti e delle grida di giubilo dei vincitori.

Al successo sul Campo di Santa Lucia segue la conduzione del Pallium nel centro storico, presso la sede del Terziere vincitore. Qui, non solo sarà portato il drappellone, ma anche la sagoma di toro, recante i suoi colori, con cui il Terziere si è aggiudicato la gara. Lacrime e abbracci fra i volti grondanti di sudore suggellano un successo a cui ciascun contradaiolo ha legato la propria porzione d’impegno, come la tessera di un sontuoso mosaico che ha finalmente ricevuto forma.

I contradaioli del Terziere Borgo Dentro in festa con il Pallium

Mestamente, i popoli dei due Terzieri sconfitti fanno rientro alle rispettive sedi. Dai volti dei loro contradaioli trapela delusione, ma anche rispetto per il verdetto del campo: consapevoli di aver dato il massimo, ciascun arciere e i loro contradaioli moltiplicheranno le forze per conquistare la prossima edizione del Palio.

Di lì a poco, tutti e tre Terzieri si rimetteranno al lavoro per organizzare chi il Presepe Monumentale, chi i Quadri Viventi, chi l’Infiorata di San Luigi Gonzaga e, in generale, tutte le attività contradaiole dell’anno a seguire.

E Città della Pieve, per alcuni mesi, tornerà unita in un solo colore: il rosso delle sue mura, delle sue torri e dei suoi palazzi. Confermandosi più affascinante e vitale che mai, quale perla di quest’angolo d’Umbria: l’“Umbria che non ti aspetti”.

Scoprire il Palio attraverso i suoi protagonisti: un’intervista coi presidenti dei Terzieri

Assistere al Palio dei Terzieri di Città della Pieve consente, senza ombra di dubbio, di godere di una delle manifestazioni più splendide d’Italia.

Ma, in nessun modo, un esterno (come chi scrive) può esaurientemente narrare, né coinvolgere il lettore nell’essenza e, soprattutto, nei retroscena di tale evento senza un personale incontro con i relativi protagonisti.

Per meglio spiegare la storia, il valore e il futuro del Palio pievese, i presidenti dei Terzieri hanno concesso, in esclusiva per “Gente in Viaggio”, un’intervista. A rispondere sono stati Gabriele Bordi, Roberto Chionne e Andrea Scricciolo, presidenti rispettivamente di Borgo Dentro, Casalino e Castello, che si ringraziano sin d’ora della relativa disponibilità.

Da quando è attivo il Suo Terziere? Perché si decise di portarlo in vita?

Bordi: «Il Terziere Borgo Dentro nacque per la prima volta nel 1967 con lo scopo di dare seguito alle feste rappresentative della vita rionale già organizzate dal Castello e dal Casalino. Fu individuata come momento simbolico la processione secolare del Venerdì Santo che venne ripetuta anche nel 1968. A causa di incomprensioni interne, il Borgo Dentro rientrò in una specie di silenzio. Nel 1977 si formò un secondo comitato promotore che dette vita alla nascita definitiva del Borgo Dentro, che partecipò al suo primo Palio insieme ai due storici rivali».

Chionne: «Il Terziere Casalino è in vita dal 1965. Io sono del ’69, quindi non conosco le dinamiche dei primi anni, ma so che iniziò come festa dei Pievesi emigrati in città che tornavano al paese per le ferie quando le fabbriche chiudevano. Poi la rivalità ha fatto il resto».

Scricciolo: «Il Terziere Castello nasce nel 1964 per la volontà di don Oscar Carbonari, parroco della parrocchia di San Pietro. Il Terziere deve le sue origini dalla festa di San Rocco, patrono del Terziere stesso».

Cosa significano il Palio e i Terzieri per Città della Pieve? Il borgo sarebbe lo stesso senza queste realtà?

Bordi: «I Terzieri rappresentano tutta una città, divisa tra le parti e i colori, ma unita nella festa del Palio. Il Palio è la festa più importante di tutto il paese, che dà visibilità a Città della Pieve sia da un punto di vista culturale che economico. I Terzieri sono importanti non solo per ciò che fanno e rappresentano, ma soprattutto da un punto di vista sociale, perché al suo interno si creano valori. Si impara a collaborare e conoscere persone diverse, per estrazione sociale e per età. Si forma il carattere e si sviluppano qualità che ci portiamo dentro per il resto della vita. La nostra cittadina senza il Palio sicuramente non sarebbe la stessa, avrebbe meno senso di appartenenza, attaccamento e amore».

Chionne: «I primi Palii erano una festa per i Pievesi, adesso il Palio è una manifestazione che va oltre Città della Pieve e per il nostro paese ha una importanza economica notevole».

Scricciolo: «Per Città della Pieve il Palio dei Terzieri è un evento imprescindibile, per i pievesi e non solo è inimmaginabile un agosto senza palio. Ad oggi, dalla nascita della manifestazione, non è mai successo che non si faccia il Palio».

Come si diventa contradaioli? Occorre essere nati a Città della Pieve?

Bordi: «Si diventa contradaioli per varie ragioni. Per senso di appartenenza al territorio, si nasce e si vive all’interno del proprio territorio di origine. Oppure perché si segue la famiglia o le amicizie. In definitiva, possiamo dire che le tre principali cause di scelta sono lo “ius soli”, lo “ius amistatis” e lo “ius sanguinis”. Ma al di là delle statistiche ciò che più conta è il cuore e non la causa. Nel tempo ho visto contradaioli che sono entrati nel Terziere in età adulta, per ragioni diverse, e dimostrano un attaccamento e un impegno che non ha nulla da invidiare al più longevo fondatore del Terziere».

Chionne: «Chi ha la fortuna di nascere qui entra da subito all’interno del Terziere, ci nasce. Per chi viene da fuori entrare non è semplice, perché il Palio è nostro, ma se riesci ed entri a far parte del Terziere entri in una grande famiglia a tutti gli effetti con diritti e doveri».

Scricciolo: «Esiste una divisione tra contradaiolo e simpatizzante, ma anche il contradaiolo non deve per forza essere nativo di Città della Pieve».

Qual è l’impegno che comporta essere contradaiolo?

Bordi: «L’impegno è tanto. Nel periodo del Palio si concentra il massimo sforzo e tutti rispondono “presente”, con centinaia di contradaioli pronti a dare il proprio contributo. Tutti ci prendiamo le ferie, anche se di riposo ce n’è veramente poco, ma ne vale la pena. Oltre a questo ci sono però altri eventi, come ad esempio i festeggiamenti del Santo Patrono Beato Giacomo Villa a settembre o i Quadri Viventi nel periodo pasquale, che svolgendosi dentro alla taverna ci impegnano, tra allestimento e smontaggio, dai primi di gennaio fino alla fine di maggio. In sintesi, il Terziere si anima durante i festeggiamenti del Palio, ma vive tutto l’anno».

Chionne: «Tra tutti i contradaioli ci sono quelli che dedicano molto tempo e quelli che ne dedicano meno, ma tutti siamo importanti, anche solo chi dedica un’ora… ovviamente nella speranza che quest’“ora” lieviti con il tempo!!!».

Scricciolo: «Il contradaiolo è colui che lavora per il Terziere, si adopera e destina il proprio tempo libero ad esso (tutti gli eventi e le attività del Castello sono a titolo di volontariato), non solo ad agosto, ma durante tutto l’anno, perché il Terziere vive e lavora per 12 mesi (a Natale il Castello allestisce da più di 50 anni un famoso Presepe Monumentale nei sotterranei di Palazzo Corgna)».

Quando è iniziata la Sua militanza nel Suo Terziere? E da quando ne è Presidente?

Bordi: «Sono entrato nel Terziere da piccolissimo. Avrò avuto non più di cinque-sei anni quando andavo in taverna con mia sorella per aiutare a servire ai tavoli. Da qual momento, non ne sono più uscito e ho sempre collaborato alle varie attività fino a diventare uno dei componenti degli “Sgherri di Balìa” che organizzano lo spettacolo in Piazza durante il periodo del Palio. Sono diventato Presidente a novembre del 2015 e nei tre anni precedenti ho ricoperto la carica di vicepresidente. A novembre 2018 scadrà il mio mandato, che da statuto dura tre anni».

Chionne: «Io sono Maremmano da sempre! Come presidente, questo per me è il secondo Palio».

Scricciolo: «Sono circa trent’anni che frequento il Castello, ed all’interno del Terziere ho fatto di tutto: cameriere in Taverna, tamburino, presepista, consigliere, fino a ricoprire la carica di presidente da marzo del 2018».

Cosa significa per Lei essere Presidente del Suo Terziere?

Bordi: «Orgoglio e responsabilità. Sono fiero di poterlo rappresentare e non nego che quando incontro un contradaiolo e mi sento chiamare “Presidente” mi si gonfia il cuore. Provo un grande piacere, fiero di rappresentare un qualcosa di così grande e importante per il nostro paese. Allo stesso tempo c’è grande responsabilità. Quando le cose vanno bene il merito è di tutte le persone che ti hanno aiutato e sostenuto, ma quando c’è qualche problema la “colpa”, se così vogliamo chiamarla, è la tua. È il ruolo che lo impone ed è giusto così».

Chionne: «Per me è un onore poter rappresentare il mio Terziere, mi riempie d’orgoglio sapere che tante persone hanno fiducia in me!».

Scricciolo: «Nonostante la mole di impegni e responsabilità che questo ruolo comporta, essere il Presidente del mio Terziere è un onore immenso, qualcosa che rende orgogliosi».

Qual è il ricordo più bello che lega alla Sua militanza nel Suo Terziere?

Bordi: «Sarebbe difficile se non impossibile identificare un unico momento. Il Terziere ha segnato tutte le tappe della mia vita, dalla fanciullezza fino all’età adulta. Ora che vedo mio figlio correre per la Taverna, giocare con gli altri bambini e essere coccolato da tutti spero che anche lui possa continuare a crescere in questo contesto e imparare dal Terziere ciò che ho appreso io».

Chionne: «I miei ricordi sono tanti!
Io ho la fortuna dì essere anche arciere e le vittorie, che da arciere sono 11, sono sempre ricordi belli. Tra tutte hanno un significato particolare:
– la vittoria del 2010: un palio triste per la prematura scomparsa di un amico-contradaiolo, ma proprio per questo una vittoria cercata perché indispensabile, necessaria per lui;
– la vittoria dell’anno scorso
[2017, N.d.A.], Palio vinto da Presidente-arciere».

Scricciolo: «Sicuramente, i bei ricordi legati al Castello sono innumerevoli: a distanza di quasi trent’anni ancora sono fiero di essere riuscito a suonare per il Palio come tamburino al primo anno di militanza nel gruppo».

Quale grado di partecipazione alla vita contradaiola vede presso le giovani generazioni?

Bordi: «È innegabile che il contesto sociale sia cambiato. I giovani durante l’anno, per motivi di studio o di lavoro, ce ne sono sempre meno, quindi è difficile poter contare su di loro. Nel periodo del Palio però tutti tornano e tutti rispondono “Presente”. Il Borgo Dentro, da questo punto di vista, è sempre stato orientato alle nuove generazioni. Abbiamo avuto presidenti e consiglieri poco più che ventenni e anche questo consiglio è molto giovane. Siamo sempre stati convinti che l’esuberanza dei ragazzi con l’esperienza dei più grandi sia il giusto mix per continuare a crescere e migliorare».

Chionne: «La società è cambiata molto: noi vivevamo all’interno dei nostri territori, andare al Terziere era concesso con facilità in quanto era una seconda famiglia, fare le nottate in taverna era eccitante…. Ora ai ragazzi non mancano occasioni per uscire, fare tardi la sera è frequente! Ciò comporta una maggiore difficoltà a far nascere attaccamento, senso di appartenenza al Terziere! È compito di noi “diversamente giovani” trasmettere loro la nostra passione e il nostro amore per il Terziere!».

Scricciolo: «Dopo qualche anno di oblio, sembra che i ragazzi stiano tornando attivi nella vita del Terziere. In questi mesi, da Presidente, ho notato che molti under venti sono tornati a frequentare i locali del Terziere e a contribuire alla vita del Terziere stesso».

Come vede il Palio dei Terzieri nel futuro?

Bordi: «Il Palio rispetto a dieci, venti o trent’anni fa è sicuramente cambiato. Quanto senti parlare le persone più grandi c’è sempre un velo di malinconia e la solita frase di rito: “Ai miei tempi era tutto diverso, ai miei tempi era meglio”. Spesso, senza rendermi conto, lo faccio anche io. Credo sia fisiologico. Ciò che stiamo facendo non è peggiore di quello che è stato. Solo che si tende a ricordare con nostalgia i tempi andati, perché si ricordano le cose che venivano fatte quando eravamo più giovani. Sicuramente oggi c’è molta più burocrazia e il Palio è cresciuto in maniera esponenziale sia nel numero dei contradaioli che dei turisti. Tutto ciò, a volte, può far cadere in inganno, pensando che si sta perdendo un pochino di pathos. Ma in realtà, secondo me, non è così. Stare attenti alle regole non vuol dire aver perso la passione. Quotidianamente vedo amore e attaccamento e questo mi fa essere ottimista per il futuro, perché il Palio fa parte dei pievesi e non morirà mai».

Chionne: «Credo sia sempre più difficile portare avanti la nostra manifestazione, abbiamo fatto e facciamo cose bellissime, uniche! Dovremmo però riuscire ad acquisire maggiore importanza nell’ambito delle manifestazioni storiche, sia per riconoscimento del lavoro fatto, che per poter dare maggior risonanza all’evento Palio dei Terzieri…».

Scricciolo: «Il Palio è maturato tantissimo ed è diventato una manifestazione veramente importante, che riesce a muovere le masse e far a affluire a Città della Pieve, durante il periodo della manifestazione, migliaia di persone. Tutto, e ripeto tutto, viene organizzato da volontari che si fanno in quattro per far in modo che tutto questo possa riuscire. Finché ci sarà la volontà e la voglia di Palio nei Pievesi, sicuramente si cercherà di crescere, di migliorare. Finché l’appartenenza al Terziere rimarrà salda nel cuore dei contradaioli, il Palio crescerà sempre».

Si ringraziano, per l’intervista, i Presidenti dei Terzieri di Città della Pieve Gabriele Bordi, Roberto Chionne e Andrea Scricciolo, nonché Lorenzo Berna per il relativo ausilio.

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Paolo Menchetti

Paolo Menchetti

Nato ad Arezzo nel 1982, una laurea in giurisprudenza e un titolo di avvocato appeso al chiodo. Un grande amore per la fotografia, i viaggi e la scrittura. Tre passioni che ho unito nel lavoro che ho scelto di fare: il fotoreporter. Il mio obiettivo: far vivere le esperienze che ho vissuto in un luogo ai lettori, nella speranza di stimolarne il desiderio di scoprirlo a propria volta.

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