
Ti va di bere un té nel deserto sotto il cielo stellato del Marocco?
Oggi voglio raccontarvi il mio secondo viaggio in Marocco durato alcuni giorni, durante i quali ho avuto la possibilità di scoprire l’autenticità e la fierezza del popolo marocchino. L’itinerario è stato progettato principalmente per visitare il sud, il territorio berbero.
Il programma di viaggio sviluppato in tre giorni mi ha permesso di avvicinarmi non solo alla maestosità del deserto ma anche alla riservatezza dei nomadi e dei berberi.
ITINERARIO COMPLETO:
- Marrakech
- Monti Atlas
- Zagora
- Erd Chigaga
- Mahmid
- Tamnougalte
Marrakech e il sud del Marocco
Dall’aeroporto di Treviso sono partita alla volta di Marrakech che ho raggiunto dopo tre ore e mezza di volo. Arrivate in riad, 4 donne e amiche, siamo corse alla ricerca di un ristorante aperto. L’abbiamo trovato nella piazza principale dove si svolge il folcloristico mercato che richiama l’attenzione di tutti i turisti. Ma era mezzanotte e di bancarelle aperte ce n’erano ben poche. Così siamo andate a dormire con la pancia piena, pronte per iniziare l’avventura il giorno dopo.
Alle 5.30, come fosse all’interno della stanza, il muezzin inizia il suo canto di preghiera seguito da un coro di voci devote e rimbombanti. Non abbiamo scampo. Volevamo dormire una mezz’oretta in più ma il volume della voce è così forte da far tremare anche i letti.
Ci alziamo e scendiamo nella hall. Il ragazzo che si occupa di gestire il riad ci aspetta con il tè fumante. Si è svegliato presto per farci trovare qualcosa di caldo. Lo beviamo e andiamo verso la piazza per attendere l’arrivo delle nostre guide. Io ne approfitto per bere un succo d’arancia fresco da un ambulante mattiniero.
Alle 6.30 arrivano Abdul e Adbo, entrambi originari del sud del Marocco, nostre guide per i prossimi giorni. Il viaggio si fa subito interessante perché stiamo per dirigerci verso Ouarzarzate e attraversare i monti dell’Atlante raggiungendo la considerevole quota di 2260 metri. Ma non è il punto più alto. La vetta si trova a Jbel Toubkal e raggiunge i 4167 metri.
A causa dell’altitudine sentiamo freddo ma abbiamo fame e ci fermiamo a fare colazione con pane, miele e olio di argan. La prossima fermata si fa per acquistare del cibo da portare nel deserto in un piccolo villaggio berbero dove Abdo ci assicura vendano prodotti freschi e organici. Dopo un’altra ora e mezza di macchina arriviamo a Zagora. Il primo campo tendato alle porte del deserto. Ci aspetta un altro bicchiere di tè e dobbiamo toglierci questa volta i maglioni perché il caldo è insopportabile.
Pranziamo all’interno della tenda in compagnia di una simpatica gatta rossa, leggermente denutrita e bisognosa di cibo. Condividiamo con lei la carne e anche la frittata. Poi soddisfatta si distende placida sul divanetto e si fa una serena dormita. Noi invece non abbiamo tempo per riposarci dobbiamo raggiungere il campo tendato a Erg Chigaga prima che tramonti il sole.
Eccoci! Lo vediamo in lontananza. Scendiamo dalla macchina e subito saliamo sui dromedari. La classica passeggiata sul deserto ci aspetta prima che diventi completamente buio. Manca solo una cosa… il bicchiere di tè! Questa volta accompagnato da bagigi e biscotti.
All’ora di cena, mentre il freddo avanza inesorabile, ci spostiamo all’interno della tenda per mangiare perennemente accompagnate dall’esercito di gatti. Questa volta sono circa 6 o 7 e sono molto affamati. Ognuno di noi consegna una parte di cibo affinché tutti i commensali siano soddisfatti. Si parte dalla minestra, al tajine di verdure e di carne e si conclude con la frutta fresca del periodo: arance, banane e mele.
Ora ci spostiamo all’esterno, è stato acceso un fuoco e ci mettiamo ad ascoltare le canzoni berbere ballando e battendo le mani a tempo. Abdo ci insegna anche a suonare i bonghi con estrema calma e gentilezza. Sempre più soddisfatte alziamo gli occhi al cielo. Milioni di stelle ci guardano partecipando alla meravigliosa serata. Qualcuna cade e ci saluta con una magica scia luminosa. Le costellazioni vibrano freneticamente al suono ritmato dei bonghi e la via lattea si mostra in tutta la sua magnificenza. In quell’attimo mi rendo conto che tutto ciò che mi serve nella vita si trova racchiuso in questo istante: compagnia, calore, la natura e la felicità. Non mi serve nient’altro per vivere. Sto vivendo il mio momento perfetto.
Verso mezzanotte andiamo a dormire fiduciosi di risvegliarci all’alba per ammirare il sole sorgere. Non è così purtroppo. Complice il vinello bevuto nell’ora prima di addormentarci ci risvegliamo quando oramai gli uccellini fanno sfoggio delle loro doti canore. Mi alzo ed esco a vedere se è troppo tardi e mi rendo conto che questa volta il cielo è un po’ offuscato e di conseguenza non avrei visto l’alba. Meno male. La reflex era già in posizione di scatto!
Il risveglio del secondo giorno
Ci rinfreschiamo un po’ e al ritorno troviamo una tavola meravigliosamente imbandita di ogni ben di Dio. Quasi dimentico per un istante di essere nel deserto. Satolle lasciamo il campo tendato e con la nostra Jeep ci dirigiamo a Mahmid, un villaggio berbero di stampo rurale, rimasto intatto e autentico perché poco frequentato dai turisti. Passiamo attraverso le vie del piccolo paese con i bambini che ci guardano con gli occhi spalancati.
La prossima destinazione è un villaggio dove gli abitanti sono per la maggior parte originari dal Mali. Generazioni passate sono arrivate per mezzo delle carovane in questo angolo del Marocco e si sono impegnati a lavorare la ceramica, imparando l’arte dagli ebrei.
Facciamo un giro per seguire le varie fasi della lavorazione e ci fermiamo nel negozio dove sono presenti tutti gli oggetti fabbricati: piatti disegnati con l’henné, tajine, vassoi e altre stoviglie. I colori sono di origine prettamente naturale e il pennello per decorare è in bambù. Ci sarebbe da acquistare il negozio ma dobbiamo fare i conti con uno zaino piccolo e pieno.
Ripartiamo per raggiungere Tamnougalte, un ksar (centro urbano con poche case) vicino al villaggio di Agdz, molto caratteristico, nato più di cinquecento anni fa e ora rimasto completamente abbandonato. Hassan ha deciso di aprire proprio nel centro una Kasbah dove fare arrivare i turisti più avventurosi. L’edificio infatti è sprovvisto di pavimenti e nelle camere si trovano solo tappetti a riscaldare il pavimento. Il suo nome è Kasbah des Caids e la puoi trovare su Tripadvisor. In questo luogo sono state girate le scene del film Babel con protagonista Brad Pitt.
Per raggiungerla si attraversa il fiume Draa e i palmeti che lo circondano, mentre da una parte all’altra gruppi di montagne incorniciano il paesaggio. Ad attenderci un bicchiere di tè, questa volta senza menta, ma aromatizzato all’origano e rosmarino.
La sera, dopo la prima vera doccia da quando sono partita, abbiamo cenato nella terrazza riparati da una tenda e verso le 20 hanno iniziato a suonare la musica tipica berbera. Assieme a noi c’era un gruppo di australiani piuttosto allegrotti e ci siamo divertiti ad ascoltare suoni a noi sconosciuti. Verso le undici siamo andate a dormire. Il risveglio sarebbe stato alle 5 per ritornare a Marrakech.
E concludere così la nostra fantastica avventura. Tre giorni sono bastati a riordinare le mie priorità e ritrovare benessere e positività. Immergersi nella vera cultura marocchina è stata una scoperta. Ho conosciuto persone che vivono le loro esistenze con umiltà senza aspettarsi troppo dal futuro. Amano la loro famiglia e la loro terra e credono nella forza della natura. È stato il viaggio nel viaggio: come la Jeep ha viaggiato lungo i percorsi fino al deserto così la mia mente ha attraversato le vie del mio cuore per ripristinare i veri valori e capire che la semplicità è ciò che conta davvero.
Se desideri avere informazioni sull’itinerario non esitare a contattarmi. Puoi lasciare un commento e ti risponderò il prima possibile!
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