Abbazia di san galgano toscana

On the road. La ‘route 66’ italiana attraversa la Toscana.

Se c’è un’immagine che ci richiama alla mente la Val d’Orcia in Toscana sono le terre rosse e dorate bagnate da una luce malinconica in grado di emozionare anche gli animi più duri. Le colline senesi s’inseguono senza mai interrompersi veramente, spezzate da torrenti e frastagliate erosioni del territorio, che sempre si riannodano nella sue vesti di creta.

Gran parte del viaggio, salvo alcune eccezioni, ci ha portato lungo le ondulate tratte della strada statale 223 che collega Siena a Grosseto, e l’attraversamento di non una ma ben due riserve: La Riserva dell’Alto Merse e la Riserva della Pietra. Ma qualunque fosse il tragitto, e se c’era una certezza era che noi avremmo scelto il più impervio e lungo, alla fine nel ritornare alla base nell’agriturismo in provincia di Monticiano, non si poteva prescindere dal passare per Tocchi, questa frazione di appena 40 anime sprovvista di servizi di base (il supermercato più vicino distava 9 km) ma, in compenso, con un circolo Arci più grande dell’intero paese.

Da Montepulciano a San Gimignano, passando per Pienza

La prima tappa del viaggio è sul ‘cuccuzzulo di una montagna’, dove si erge Montepulciano, il borgo medievale di origine etrusca dove il Rinascimento si esprime in tutta la sua magnificenza e beltà. Piazza grande è il suo cuore, le cantine le arterie lungo le quali scorre sangue rosso che inebria.

Percorrendo le sue strade vi imbatterete in una miriade di chiese, nel Palazzo Nobili-Tarugi che si trova proprio in Piazza Grande, dove peraltro è d’obbligo far uscire il proprio lato sportivo (anche laddove non ce ne è ombra come nel mio caso) e salire sulla terrazza del Municipio per ammirare una vista che toglie il fiato. Il Duomo a mio avviso, invece, è tanto suggestivo e imponente all’esterno, quanto spoglio all’interno.

A sovrastare la città sua maestà la Fortezza, le cui origini risalgono al VI/VII secolo in piena epoca Longobarda. La Fortezza vera e propria però, nella sua forma più simile alla sua attuale struttura, risale però al 1261, utilizzata come avamposto militare dai senesi e più volte ricostruita per esigenze militari durante tutto il periodo dei conflitti tra senesi e fiorentini. Oggi è un importante centro culturale, che ospita mostre e convegni.

Avvertenze per i naviganti: A Montepulciano non si beve l’acqua, “che fa ruggine”, sicché siete assolutamente giustificati a perdervi in un nobile nettare degli dei (da leggersi rigorosamente con tipico accento toscano).

Ancora ebbre di vino e bellezza ci si rimette in macchina dirette verso il borgo di Pienza, che non è possibile non visitare visto che è uno dei rarissimi progetti di ‘città ideale’ o ‘città utopia’, ossia di un progetto architettonico in cui in piena età rinascimentale si cercò di realizzare un modello di vita e di governo ideale sulla terra, volto alla convivenza pacifica tra gli uomini. Una vera ‘utopia della civitas‘ diremmo oggi.

Nel 1459 infatti Enea Silvio Piccolomini, conosciuto come Pio II, decise di mettere in atto una radicale trasformazione del suo borgo natale, Corsignano in Val d’Orcia, facendone una residenza ideale degna di un papa. I lavori furono affidati a Bernardo Rossellino, il cui genio è ben visibile nella piazza centrale, circondata da palazzi rinascimentali, così come nel Palazzo Piccolomini, il Palazzo Borgia e la Cattedrale dell’Assunta, solo per citare i più importanti.

Pienza sono le case in mattoncini rossi, i balconi stracolmi di fiori che ti accecano con le mille sfumature di colori, è percorrere ‘Via dell’Amore’ e scorgere un panorama che vi farà innamorare, a prescindere che voi lo vogliate o meno. Pienza è il famigerato pecorino che va rigorosamente accompagnato da miele e vino.

San Gimignano borgo
San Gimignano

Andare andare andare, fino ad arrivare a San Gimignano, il borgo più caratteristico situato su un colle che domina la Val d’Elsa. Due sono le cose che saltano subito all’occhio: il suo pavimento rosso interamente rivestito in cotto e le tante torri da cui il soprannome la “Manhattan del Medioevo”. Nel Medioevo infatti la città si trovava su una delle direttrici della via Francigena, che Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse nel suo itinerario di ritorno da Roma verso l’Inghilterra.

Percorrere i mille vicoli, alzare gli occhi per ammirare la bellezza ovunque, fotografare i vecchietti del paese chiacchierare seduti sotto un portico, quasi incuranti del flusso di turisti che invadono le strade, e sì affacciarsi dalle mura di San Gimignano e fermarsi un attimo a contemplare l’infinito… perché una volta che arrivi fin quassù non vorresti scendere mai.

Castello di Monteriggioni

Già Dante menzionava il Castello in un canto dell’Inferno:

« […] però che, come in su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così la proda che ‘l pozzo circonda
torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tona»

monteriggioni viaggio in toscana val d'Orcia
Castello di Monteriggioni

E sulla Montagnola senese si trova questo Castello medioevale, un insediamento costruito dalla Repubblica di Siena per controllare le valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione di Firenze, storica rivale di Siena. Le mura, quasi del tutto intatte, si estendono per 570 metri e sono intervallate da 14 torri e due porte. La Porta Franca (verso Siena) e quella di S. Giovanni (verso Firenze). Qui ci si sente davvero trasportati nel Medioevo, tutto ciò che attraversa le mie retine mi riporta indietro nel tempo, in un’epoca di damigelle e cavalieri, che però è soprattutto il secolo buio delle invasioni barbariche, delle Crociate e delle streghe messe al rogo. Quando questo pensiero mi attraversa la mente ringrazio il Cielo di poter visitare questi luoghi indossando dei jeans anziché un abito di una dama di Corte.

Ah cinefili, ovviamente il castello è stato set di molti film, e in particolare qui sono state girate alcune scene di “Io ballo da sola” di Bertolucci.

Il luogo più suggestivo da visitare in Toscana

No, non mi chiedete cosa ci sia a Poggibonsi, perché l’unica cosa che ricordo è che qui abbiam smarrito la diritta via, causa un navigatore birichino che ci ha portate letteralmente fuori strada. Così rinunciammo a Poggibonsi, per quanto il nome bizzarro ci attirasse a sé e decidemmo di dirigerci verso altre mete. Next stop l’Abbazia San Galgano.

Abbazia di san galgano toscana
Abbazia di San Galgano

A Chiusdino non abbiamo resistito al richiamo delle rovine della grande Abbazia Circestense di San Galgano che, a mio avviso, si aggiudica il primo posto come luogo più suggestivo da visitare in Toscana. Le mura imponenti e il fatto che sia ‘sprovvisto’ di tetto mi ha ricordato un’altra abbazia, quella di Kelso, che visitai anni fa durante le mie peregrinazioni nel Regno Unito. Lungo un sentiero scosceso si erge l’Eremo di Montesiepi dove è sepolto San Galgano che qui si ritirò a vita eremitica, dandosi alla penitenza dopo una giovinezza dissoluta. All’interno dell’eremo c’è incastonata nella roccia la sua spada a simboleggiare l’abbandono della vita mondana. No, di Artù e Mago Merlino non c’è traccia, quella è un’altra storia, ma so che ve lo stavate chiedendo!

Le sensazioni che ti pervadono quando sei al centro tra le mura dell’Abbazia è un continuo alternarsi di silenzio, solennità e arcane voci che riecheggiano nell’aria, spettri di un passato ormai sepolto, è buio meditativo e luce che filtra dal rosone e ti trafigge le palpebre, è turbamento che solo un occhio che incontra la vastità di un cielo in tempesta sa comprendere e ascoltare. Se questo luogo fosse un album sarebbe di certo Linea Gotica dei CSI che peraltro, come mi ha ben fatto notare un amico violinista, è stato registrato proprio in queste terre rosse della Val d’Orcia. San Galgano è l’essenza dell’ortodossia inquieta di Giovanni Lindo Ferretti spezzata dalla disarmante musicalità della voce di Ginevra Di Marco. Dovreste entrare qui con questo album nelle orecchie per capire, e poi “Di colpo si fa notte, s’incunea crudo il freddo. La città trema, livida trema”.

Sulle orme di Carducci

“I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar…”
Giosuè Carducci

Il viaggio prosegue e dalle colline senesi ci spostiamo nella maremma livornese, dove si trova Bolgheri, una frazione di Castagneto Carducci. Cinque chilometri del suggestivo Viale dei cipressi conducono al caratteristico borgo, sviluppatosi attorno al castello medioevale. Il luogo è stato reso celebre dai versi di Giosuè Carducci nella poesia Davanti a San Guido. Inoltre è qui, nel cimitero monumentale del borgo, che fu sepolta la nonna dello stesso poeta, Lucia.

Ma Bolgheri, oltre la casa in cui visse il giovane Carducci, è soprattutto l’incontro con “nonna” Ilia, una signora di 89 anni con la mente vispa e uno sguardo da ragazzina. Sono i racconti della sua lunga vita, le sue mani incartapecorite nelle cui pieghe è intrappolato il tempo che passa, la malinconia di quando parla dei figli lontani, il suo sorriso che ti rimette in pace col mondo, le storie del borgo, di come si animi così tanto di giorno per spegnersi quando il sole muore dietro la valle… e allora si accendono i lampioni lungo i vicoli e il silenzio avvolge tutti, anche i cipressi che ‘alti e schietti’ sembrano finalmente acquietarsi nell’ombra della notte.

Mare, mare, mare ma che voglia di arrivare…

Una sosta a pranzo nella Locanda “Oceano mare”, un piccolo angolo di Paradiso sperduto nel nulla lungo la costa livornese, dove il vento soffia forte, è un ottimo modo per concedersi una pausa dopo tanto tragitto sulla strada e subito dopo, attraversando una pineta, ci si ritrova su un striscia di spiaggia deserta, lontani dal caos degli stabilimenti balneari di San Vincenzo. Sole, sale e l’orizzonte del mare è tutto ciò di cui si ha bisogno in alcuni momenti.

Ultima tappa del viaggio prima di lasciare l’amata Toscana è il Monte Argentario, che non ha bisogno di presentazioni vista la sua fama. Qui i porti di Ercole e Santo Stefano dominano il promontorio e il mare è di un blu cobalto che quasi ti acceca per la bellezza.

porto santo stefano argentario toscana
Porto Santo Stefano

In mezzo al verde svetta “Villa La Giocondiana”, costruita a Porto Santo Stefano negli anni Venti dall’architetto Giovanni Maria Viti, una tra le poche residenze d’epoca rimaste indenni ai bombardamenti del 1944.

Per il resto le costruzioni megalomani, nonché evidentemente abusive, insieme alle barche e agli yatch dei vip che risiedono qui, deturpano il paesaggio e il senso estetico viene compromesso. Ma del resto c’è un prezzo da pagare per tutto, e qui sanno bene come farlo.

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Roberta Alonzi

Traccio la rotta dei miei viaggi nel globo e nel web, al ritmo di un pezzo rock. Racconto storie, ne leggo altrettante, mi oriento con le stelle e osservo le relazioni umane ai tempi delle identità multiple e dei filtri Instagram.


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Giusi Carai
Admin
Giusi
6 anni fa

Da ex studentessa dell’Università di Siena, ho amato tanto questo tuo post però… che nostalgia 🙂

La Vespa Tribeca
La Vespa Tribeca
7 anni fa

Ciao Roberta,
Finalmente sono riuscita a leggere anch’io il racconto di questo tuo bellissimo viaggio che mi ha fatto venire voglia di partire subiti per questi posti meravigliosi! A tal proposito vorrei chiederti quanti km avete percorso indicativamente e quanto tempo ci avete messo per visitare tutti questi luoghi.
P.S. Anni fa ero stata due notti a Poggibonsi, ma non mi ricordo nulla di così incredibile da visitare ?

Andrea Pace
Andrea Pace
7 anni fa

Un bellissimo viaggio e una bellissima descrizione di questi incantevoli luoghi ‘le terre rosse’, Bolgheri e l’Argentario

Giovanna Zazzaro
Giovanna Zazzaro
7 anni fa

La Toscana è la mia regione preferita è le terre senesi sono indimenticabili. Bellissimo viaggio .

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