
Mal d’Africa, sulle strade della Namibia








Sono affetta da questa strana malattia che si chiama “mal d’Africa” e che si cura un pochino quando si riesce a tornare in questo meraviglioso continente, tentare di spiegarlo a parole é impossibile, é qualcosa che ti prende lo stomaco, una sorta di nostalgia… l’Africa mi manca tutti i giorni.
Quando si decide di organizzare un viaggio in Namibia on the road bisogna attrezzarsi per il freddo notturno se si dorme in tenda, ma soprattutto bisogna rispettare i limiti stradali. Le strade lunghe, dritte e deserte invitano a premere sull’acceleratore, niente di più pericoloso e lo dimostrano i numerosi incidenti nei quali, spesso, le persone coinvolte sono proprio i turisti. Attrezzatevi, quindi, con il vostro fuoristrada, la tenda, un buon sacco a pelo, il necessario per cucinare e procedete e percorrete senza fretta le migliaia di chilometri che vi aspettano… noi ne abbiamo percorsi quasi 4000.
On the road tra tanti scenari differenti
Torniamo alle bellezze di questo stato ricco di paesaggi così diversi tra loro, che vi sembrerà di fare tanti piccoli viaggi in uno… canyon, deserto, savana, oceano, spiagge, città, cascate, montagne e dune di sabbia da scalare.
Il mio viaggio, condiviso con altri dodici compagni di avventure, é cominciato dalla parte nord. La prima tappa é stata al Parco Nazionale Etosha, dove si può ammirare il più esteso pan dell’Africa, si tratta di una depressione salina che ospita una grande varietà di ainimali. Abbiamo proseguito il viaggio verso una bella zona verdeggiante, eccoci alle Epupa Falls, e poi ancora al villaggio Himba. Ci siamo accampati priprio vicino al villaggio e alla sera abbiamo acceso il fuoco e danzato con i bambini, quella notte di festa ci ha regalato uno splendido cielo stellato, che abbiamo immortalato con le nostre macchine fotografiche.
Le giornate in Africa iniziano molto presto, ci si sveglia poco prima dell’alba per sfruttare tutte le ore di luce perché alle 18 é già notte fonda. Un’altra tappa particolare del nostro itinerario é stata quella che ci ha portato a vistitare i canyon di Purros con l’intento di avvistare gli elefanti di montagna, purtoppo noi non siamo stati fortunati, ma il paesaggio é stupefacente e meritava di essere visto. Le nostre jeep ci hanno permesso di percorerre la cosiddetta Skeleton Coast e dopo la foto di rito con i teschi al cencello dell’Ugab Gate, via verso Cape Cross, per ammirare una grande colonia di otarie. Il viaggio é proseguito poi verso lo Spitzkoppe. Una meraviglia della natura! Ci siamo accampati tra queste montagne di granito dalle forme insolite e abbiamo potuto ammirare un icredibile tramonto. Dopo una giornata in viaggio arriviamo a Sossusvlei, ci siamo accampati e abbiamo puntato le nostre sveglie molto presto. Quel giorno siamo arrivati alla Duna poco prima dell’alba, abbiamo iniziato la scaltata e il sorgere del sole ha cominciato piano piano ad illuminarci e a far brillare la sabbia color ocra. Ci siamo diretti poi verso la Dead Vlei, la famosa foresta nel deserto del Namib, un luogo unico al mondo, un paesaggio alieno. Abbiamo anche sorvolato il deserto con un piccolo aeroplano ad elica, sotto di noi le dune del deserto che si gettavano nell’oceano, impossibile descrivere a parole tanta bellezza.
Ed ecco l’ultima tappa, la Quivertree Forest, abbiamo dormito in una fattoria che é anche un centro di recupero per di animali, ad accoglierci un grosso e affettuoso facocero che crede di essere un cane. Ci sono anche enormi recinti con ghepardi, che sono stati salvati e curati. Il vero spettacolo, però, é al tramonto, gli alberi faretra hanno dei rami che terminano con delle grosse foglie la forma di una stella, sono gli alberi più strani che abbia mai visto. I rami puntano verso il cielo che si illumina di colori spettacolari.
Il viaggio é arrivato alla fine, mi porterò sempre nel cuore gli incredibili cieli stellati, la croce del sud, i tramonti dalle mille sfumature, il sorriso dei bambini himba e la sabbia ocra delle dune.
molto bello il tuo racconto, cloche