
A Siderno una famiglia fa. Un ricordo del mare da bambina
Lo so che anche le ultime vacanze ormai – ahimè – finite hanno lasciato una miriade di ricordi, ma a me questo gioco del #RicordoalMare fa tornare così indietro nel tempo che quasi sento il sapore del caucciù in bocca e l’impatto del pannolino umido sulla pelle.
Come in quelle barzellette con protagonisti Carabinieri che elargiscono multe perché in due su una Fiat “Uno” proprio non si può, a casa mia, ci si stringeva così bene che in quella stessa Fiat Uno si riusciva ad entrarci addirittura in sei. Completamente fuori legge, e non per disposizione di una barzelletta.
La formazione era sempre la stessa: mamma e papà seduti davanti, ognuno al proprio posto e ignari della sofferenza che, per una ventina di lunghi minuti, colpiva noi quattro figlie, schiacciate sul sedile posteriore come fette di melanzane annegate sott’olio. Tra uno strato di sorella e l’altro noi, però, avevamo il sudore, che faceva scivolare le cosce nude, e qualche volta innescava nervi a fior di pelle.
Le musicassette registrate di Lucio Battisti erano, per scelta del papà, il tema principale della colonna sonora della traversata lungo la “superstrada” verso il mare. Mare che io, tutt’oggi, non ho ancora capito bene in che comune sta.
“Andiamo al mare a Siderno”, si diceva, ma al punto in cui papà girava il volante per imboccare la strada per la spiaggia su un mega cartellone stradale c’era scritto “Benvenuti a Grotteria”. Sarà che Grotteria è una frazione di Siderno? Sarà che i due comuni sono così vicini da non riuscire a distinguerne il confine? Sarà, ma sarà forse più probabile che spesso in casa mia si campava di approssimazione.
“E a Siderno dove?” “Al pontile”. Anche in questo caso, si faceva per dire, perché alla vista del ponte, la macchina sterzava a sinistra e proseguiva fino a un punto in cui il pontile lo vedevi bene sì, ma col binocolo. Curiosi questi Cannatà!
Metri e metri di spiaggia senza alcuna attrazione artificiale, come è tipico in Calabria, non solo delle spiagge più selvagge ma anche di quelle che, per la sola bellezza naturale, sono diventate rinomate mete turistiche. A qualche metro dalla nostra “postazione”, solo un piccolo bar le cui entrate in denaro crescevano ogni volta che sotto l’ombrellone finiva un torneo di briscola tra le urla e il disappunto di chi non aveva incassato l’ennesimo successo.
L’animazione professionale, d’altronde, a noi non sarebbe servita molto dal momento che l’estate in spiaggia era forse l’unico periodo dell’anno in cui si ritrovavano con entusiasmo fraterno una moltitudine di cugini della dinastia dei Cannatà – dieci capofamiglia con una media di quattro figli a testa: non era necessario esserci tutti per essere in tanti.
Unica attrazione su quella spiaggia, poteva considerarsi proprio il pontile. Vicino o lontano che fosse, il pontile diventava un elemento quasi magico nelle giornate in cui ad esso si accostava una nave. Un’immagine che con tutta probabilità è assolutamente normale in altri contesti, ma che lì, sulla spiaggia di “Siderno”, riusciva a stabilire un nuovo ordine che sembrava dettato da un’oscura esigenza di portarle rispetto.
“Figghioli*, oggi c’è la nave”. E il tuo rapporto con il mare subito cambiava. Entravi in acqua a piccoli passi, che non servivano ad abituarsi alla temperatura gelida, ma a scrutare quella superficie non più cristallina, ma unta, come se si fosse intromesso un velo fastidioso, da levare per non rimanerci avvolti. Diventavamo tutti più silenziosi, guardando quella nave che, oggi so era lì per ragioni commerciali, ma allora nel mio cervello formato bambina era arrivata lì per chissà quale strana e losca ragione.
Non era rispetto quello che provavo probabilmente, ma paura e disappunto perché quel bestione sporcava il mio mare e così se ne appropriava. Peraltro, mi sembrava, senza che nessuno l’avesse chiesto o senza che qualcuno la stesse aspettando. E allora perché “se la comandava” galleggiante nel mio mare? Solo perché era ed è cento volte più grande di me? Ingiusta e cattiva quella nave.
Oggi la spiaggia di Siderno, o Grotteria che sia, è un po’ cambiata, ma è cambiata anche la famiglia. Tra pezzi che se ne sono andati e nuovi arrivi, non rimane che un #RicordoAlMare e una carica di nostalgia che stringe il cuore.
*Ragazzi, in calabrese.
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Che bello questo ricordo al mare! L’infanzia è una vita fa che fa sorridere e emoziona sempre