vacanza sette giorni in Sicilia

Sette giorni a Oriente, della Sicilia

Lo scorso anno sono stata in Sicilia, a Palermo, nella seconda metà di ottobre e ho visto colonnine di mercurio salire all’impazzata fino a indicare anche 38 gradi. Era estate, praticamente, proprio come quella volta che ho visitato la Sicilia ad agosto.

Tanto mi piace sentire l’asfalto bruciarmi la pianta dei piedi che, nell’estate del 2014, ho scelto quella che, durante una stagione a dire il vero parecchio anomala, fu senza dubbio la settimana più calda: la settimana di ferragosto. Un’infornata di sette giorni per la Sicilia orientale a quaranta gradi, come temperatura minima, ma quante meraviglie e quanti sapori dentro quel forno.

Due compagni di viaggio, sempre quelli delle puntate precedenti, e sette giorni esatti da sfruttare al massimo così organizzati, salvo qualche deviazione valida e non programmata: due giorni furono dedicati ai dintorni di Catania, due giorni ai dintorni di Siracusa e due giorni ai dintorni di Ragusa. Il settimo giorno, lo dicono anche le Sacre Scritture, fu il giorno jolly.

Sette giorni minuto per minuto finirebbero per sfiancare chiunque, allora ecco solo il meglio della mia calda settimana sicula tra luoghi da visitare e sapori da gustare.

Il viaggio parte dalla provincia di Catania

Chi ben comincia è a metà dell’opera e noi abbiamo iniziato in maniera impeccabile, bagnandoci senza perdere tempo nelle Gole dell’Alcantara, a cui anche Garrone ha dedicato un importante “capitolo” del suo ultimo film “Il racconto dei racconti”. Il posto, non a caso, è degno delle più belle favole, solo che lo riesci a vedere e a sentire davvero. Si tratta di gole alte fino a 25 metri e larghe, nei punti più ampi, al massimo 5 metri. L’ipotesi più accredita vuole che le gole dell’Alcantara si siano formate nel tempo come conseguenza di eventi sismici e la loro particolarità oggi sta tutta nelle loro pareti, formate da colate di lava che si sono stratificate creando una geometria naturale lineare e al tempo stesso in movimento. In mezzo, ci scorre il fiume con le sue acque rapide e gelide, ma la vera avventura è tuffarsi dentro – esperienza, peraltro, quasi obbligata dal momento che è proprio il fiume l’unico percorso possibile per esplorare le gole.

Non lontano dalle gole dell’Alcantara, si trova Linguaglossa che, non so a voi, ma a me piace già per la musicalità del suo nome. Non so dire molto di questo paese, ma so che dallo splendido agriturismo che ci ha ospitato abbiamo goduto di una vista letteralmente mozzafiato sull’Etna in eruzione. Cibo e buon vino come è tipico degli agriturismi, le stelle nel cielo che minacciavano o promettevano di cadere sui nostri desideri nella notte di San Lorenzo e sullo sfondo la magia del vulcano che, silenzioso non smetteva neanche un istante di tenerci con gli occhi incollati su di sé. E fu sera e fu mattina e fu sveglia con vista lava.

Taormina è un posto incantato. Le sue strade non possono che condurti nel suo teatro antico dove, una volta raggiunto il punto più in alto, uno spettacolo va in scena con o senza attori in carne e ossa. È lo spettacolo della storia che sprofonda nel paesaggio della costa siciliana con tutto la sua flora e del suo immenso mare blu. Un mare che ti attira con effetto calamita e, quindi, seguendo stradine e scalinate con lo sguardo sempre incantato a guardare la tua destra, finisci all’Isola Bella e il nome la definisce già con estrema precisione.

Scopriamo Siracusa

Spiagge e architettura, a Siracusa si può girovagare a lungo senza mai annoiarsi e senza mai illudersi di aver finito. Già solo il meraviglioso teatro greco vale anche il rischio di un’insolazione all’ora di punta, che tanto poi c’è sempre un bicchiere di granita che ti aspetta da qualche parte per rimetterti in forma. Senza contare la bellezza di Pantalica, un enorme parco archeologico e necropoli in cui perdersi fino al punto in cui si inizia a sentire il rumore rinfrescante di un corso d’acqua che scorre. Anche in questa tappa, l’ospitalità presso una masseria a Solarino fu degna di nota, anche se ancora non è molto chiaro se la nota è positiva oppure no, complice la scarsa pulizia e la cortesia sfoggiata a singhiozzi dalla proprietaria il cui accento siculo, però, ancora “ndi faci moriri”.

E infine… la bella Ibla

Ragusa con alloggio a Noto, splendida fuori e anche dentro, in particolare ai tavolini del suo b&b, che ci sveglia al sapor di mpanatigghi, sfatando il mito della colazione dolce che mette d’accordo carnivori e vegetariani. La città, invece – Ragusa – merita una doppia visita: una in diurna per vedere strade e monumenti e una in notturna, quando vista da lontano è un gran presepe scintillante di lucette. A Donnafugata poi, ancor più attraenti del castello sono gli asini al suo esterno, dietro il recinto di una fattoria a bordo strada. Dolcissimi e solitari perché, parola di allevatore, gli altri animali li escludono dal momento che fosse per loro sarebbe sempre il momento di giocare.

Ultima straordinaria tappa a Capo Passero, isolotto all’estrema punta sud-orientale della Sicilia anche conosciuta come isola delle correnti, collegata alla terraferma solo da un braccio artificiale, che qualche volta viene distrutto dalla furia del mare.

In mezzo ad ogni tappa ci sono sempre paesaggi di montagne talvolta verdi e talvolta dorati, la costa, il mare, il caldo, la gente. La bella gente.

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Claudia Cannatà


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#Viaggia - Gente in viaggio
7 anni fa

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