
Il sepolcro degli Scipioni: più di duemila anni di storia
Siamo a Roma. Lungo via di Porta San Sebastiano, a pochi metri dalla monumentale porta omonima che si apre nel circuito murario difensivo voluto dall’imperatore Aureliano nel III secolo d.C., si può scorgere già dall’esterno, la presenza di un luogo davvero unico e molto antico. Si tratta del sepolcro che la potente famiglia degli Scipioni, intorno agli inizi del III secolo a.C., si fece costruire scavando direttamente nel tufo, per ospitare le spoglie mortali del suo capostipite, Lucio Cornelio Scipione Barbato e dei suoi discendenti. Scoperto casualmente nel 1780 dai fratelli sacerdoti Sassi – proprietari della vigna soprastante – fu in realtà scavato in maniera brutale, per consentire il rinvenimento dei preziosi sarcofagi e degli altri preziosi oggetti lì presenti. Ciò che oggi possiamo qui ammirare è infatti quasi tutto una copia fedele degli originali che in parte andarono irrimediabilmente perduti o furono spostati nei Musei Vaticani, come ad esempio il grande sarcofago di Barbato – console romano e vincitore degli Etruschi – che troneggiava sul fondo, al centro del sepolcro stesso.
L’area funeraria di forma pressoché quadrata, composta da sei gallerie parallele e perpendicolari tra loro, venne usata per almeno due secoli, nonostante la presenza di alcune urne cinerarie ed iscrizioni che ci informano del suo utilizzo anche in epoca augustea, da parte di un ramo cadetto della famiglia, essendosi gli Scipioni estinti già nel periodo tardo repubblicano.
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Le sepolture, circa una trentina, appartengono ai membri sia maschili che femminili della casata degli Scipioni e tra i vari personaggi illustri qui sepolti, troviamo oltre a Barbato, anche i sarcofagi – monoliti o formati da lastre di vario materiale – del figlio di Barbato (anche esso console), del padre di Scipione l’Emiliano e di numerosi nipoti, alcuni dei quali morti prematuramente, come ci informano le puntuali iscrizioni funebri. Non si ha invece traccia degli altri illustri personaggi della famiglia come per esempio il celebre Scipione l’Africano, trionfatore su Annibale, di suo fratello l’Asiatico e del nipote l’Emiliano, colui che sconfisse definitivamente Cartagine.
I primi due molto probabilmente riposano in Campania, lì dove si erano volontariamente ritirati alla fine della loro vita, per sfuggire all’aggressiva politica romana. Dell’Emiliano invece non si sa molto: quasi certamente fu lui a metà del II secolo a.C. a far restaurare ed ampliare il sepolcro di famiglia, aggiungendo una galleria laterale e rifacendo ex novo la facciata monumentale, che presenta ancora oggi tracce di pitture e che in passato doveva accogliere le tre statue dell’Africano, dell’Asiatico e di Ennio, il poeta di famiglia.
L’area cimiteriale fornisce inoltre preziose informazioni sull’epoca della media repubblica, sulle tipologie funerarie preferite in questo periodo dalla nobiltà romana e sulle tendenze politiche del tempo. Infatti non è un caso che il sepolcro si trovi proprio lungo via di Porta San Sebastiano: un tempo questo era il primo tratto extra urbano della Via Appia, la regina viarum, costruita nel 312 a.C. da Appio Claudio Cieco, per collegare Roma con Capua e quindi gettare una “testa di ponte” verso la conquista del Sud Italia e dell’Oriente più in generale.
La via infatti, secoli dopo, fu estesa prima fino a Benevento e poi fino a Brindisi, porto principale verso il Mediterraneo orientale. Non è dunque un caso che Barbato, molto vicino alla politica espansiva e “filoellenica” di Appio Claudio Cieco, abbia realizzato proprio qui il suo sepolcro, anche se in realtà non si affaccia direttamente sulla via, ma su un piccolo diverticolo laterale.
Dopo Barbato, molte altre illustri famiglie romane negli anni e secoli successivi decideranno di erigere proprio qui, lungo cioè la via Appia, il proprio monumento funebre e per citarne uno su tutti, basta menzionare il possente Mausoleo di Cecilia Metella.
Il Sepolcro degli Scipioni da visitare
Il sepolcro degli Scipioni oggi appare all’interno della cinta muraria, ma nell’epoca della sua costruzione la situazione era ben diversa: le uniche mura di Roma erano infatti quelle Serviane, molto meno estese rispetto alle Aureliane costruite in seguito. Porta Capena infatti, da cui l’Appia aveva inizio, era posta all’estremità sud del circuito difensivo e si trovava grossomodo dove oggi c’è Largo di Porta Capena, a pochi metri dal Circo Massimo, anche se di essa non resta più alcuna traccia.
Ma le sorprese dell’area del sepolcro non finiscono qui. In epoca augustea infatti, a lato della sepoltura principale degli Scipioni, venne realizzato un grande colombario sotterraneo, ancora oggi splendidamente conservato, probabilmente per ospitare i numerosi liberti. Inoltre nel II secolo d.C., esattamente al di sopra di una parte del sepolcro, venne costruita un’abitazione romana a più piani, segno che il carattere funerario della zona era ormai solo un ricordo lontano. Intorno al IV secolo però, l’antica destinazione tornò in auge, visto che fu qui costruita anche una piccola catacomba, che purtroppo non ha restituito materiali utili per la sua comprensione e destinazione.
Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale[/vc_column_text]
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