
Cosa fare a Cagliari in tre ore

È stato il mio primo viaggio in Sardegna, per la partecipazione ad un congresso a fine maggio. Mi sono documentato e preparato per un viaggio d’ambiente fra gli incontaminati paesaggi dell’isola, ho trovato sul sito di Gente in Viaggio molte informazioni in merito.
Appena uscito dall’aeroporto internazionale di Elmas a Cagliari, per raggiungere la località Geremeas (CA), lungo il percorso, ho avuto modo di osservare “la diversità”, elemento peculiare del paesaggio sardo: ho osservato diverse forme erosive fluviali e marine, estese formazioni di sedimenti sabbiosi in spiagge. Ma la diversità che mi ha favorevolmente colpito è la nitidezza dell’acqua del mare, incredibile! Solo nei mari del centro America avevo avuto modo di osservare un tale fenomeno. Mi ha colpito subito la bellezza selvaggia dei paesaggi, la disponibilità ed educazione, associata alla riservatezza dei sardi, al cibo sardo, vino e liquori.
Ovviamente, a fine lavori lavori congressuali, sono riuscito a ricavare uno spazio di mezza giornata di tempo libero, che avevo deciso di dedicare alla visita di Cagliari. La prima difficoltà è stata reperire un passaggio fino a Cagliari, eravamo a circa quaranta chilometri dalla città, difficoltà superata dalla disponibilità di alcuni ragazzi che andavano in città e rientravano in serata a Geremeas.
Pertanto tolto il tempo di andata/ritorno sono rimaste poco più di tre ore da destinare alla visita di Cagliari; situazione stimolante ma allo steso tempo preoccupante, cosa scegliere di vedere in così poco tempo? Ho avuto il piacere di conoscere e di poter incontrare, nelle tre ore, anche Alessio e Giusi di Gente in Viaggio, sono stati veramente carini e disponibili. Mi hanno dato diverse indicazioni e per il poco tempo che hanno potuto dedicarmi sono riusciti ad indirizzarmi.
Avevo letto su Gente in Viaggio un altro racconto su Cagliari, pertanto ho iniziato la visita alla città proprio dai portici antistanti al porto ed alla stazione ferroviaria. Mi sono intrattenuto nei vari negozi presenti, ho bevuto un buon caffè ed ho iniziato ad ascoltare la lingua sarda, che a tratti era incomprensibile quando gli interlocutori si animavano nella discussione.
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Ecco quello che ho scoperto in Castello
Ho scoperto che la città di Cagliari è caratterizzata da zone collinari, precisamente sette colli, proprio come Roma ed altre città europee, dove sorgono i quartieri storici e poi vi sono le zone pianeggianti. Grazie all’aiuto di Alessio ho individuato i principali quartieri storici, di cui il più vecchio Castello, attorno al quale si è sviluppata la città.
Avendo poco tempo mi sono concentrato sul centro storico e precisamente il quartiere Castello, per cui dopo i portici mi sono avviato lungo il Largo Carlo Felice, dove alla fine del viale ho trovato la statua in bronzo di Carlo Felice, posta al crocevia delle principali strade dell’epoca passata che conducevano agli insediamenti dell’isola. Il viale è sede di alberi in fiore dai colori variopinti, che offrono una gradevole ombreggiatura associata ad una leggera brezza che sale dal mare, che offre sollievo a chi si avventura lungo la salita al centro storico. Dopo la statua di Carlo Felice ho scoperto piazza Yenne, molto ampia, con barriere architettoniche praticamente nulle, i bar con i tavolini su di un lato e un lungo spazio occupato da qualche bancarella che porta alle scalette di Santa Chiara.
Queste scalette portano agevolmente alla base del bastione posto in prossimità della Torre dell’Elefante; lungo le mura che lo costeggiano ho trovato una persona che stava raccogliendo capperi, mi ha invitato ad assaggiarli, che sapore, senti la salinità che hanno catturato le bacche.
Subito dopo, salendo verso il centro storico, lungo via Cammino Nuovo ho trovato la sede della Società di Sant’Anna, attuale bocciofila e sede di associazione, fondata il 27 maggio 1785, praticamente il giorno in cui stavo visitando la città. Gli anziani che gestiscono il centro mi hanno invitato ad entrare e mi hanno accompagnato in un viaggio storico dell’Associazione. Che emozioni ho provato!
Dopo aver ammirato l’arco di accesso alla Regia sede dell’Università mi sono incamminato lungo l’omonima strada, per giungere al Bastione di Saint Remy, dove sulla piazzetta David Herbert Lawrence, si ha una visione della città da est ad ovest dallo stagno di Molentargius, passando per il colle di Bonaria fino al quartiere di Villanova e dopo il piazzale, quello della Marina. La sera, prendere il fresco su questo piazzale deve essere un’esperienza piacevole con la veduta sul porto e le navi che attraccano.
Proseguendo verso l’alto si giunge alla cattedrale di Cagliari, la visita del duomo rende in maniera evidente quella diversità di cui scrivevo all’inizio dell’articolo, infatti la chiesa presenta un connubio di stili artistici diversi, di vari secoli. All’interno ho trovato un prete che impartiva lezioni di catechesi ai ragazzi, coinvolgendoli in modo attivo e piacevole alla lezione, è stato bello osservarli.
Il presbiterio del duomo rispetto al pavimento della chiesa è rialzato di circa un metro e mezzo, con una bella balaustrata marmorea arricchita da intarsi marmorei di pregio. Si accede ad un’ambiente sotterraneo dove sono custoditi i resti di diversi personaggi del passato, tra cui arcivescovi, nobili e vicerè. Qui è ubicato il Santuario dei Martiri, così chiamato perché vi sono 179 nicchie contenenti le reliquie dei martiri cagliaritani. All’inizio della scalinata che conduce al santuario vi è la statua dell’arcivescovo de Esquivel che ha voluto la sistemazione degli ambienti sotterranei.
Proseguendo dopo il duomo, prima di giungere in Piazza Indipendenza, la strada è costituita da un acciottolato caratterizzati sassi arrotondati, che denota l’intelligenza degli abitanti del passato che utilizzavano i materiali presenti in loco, difatti i ciottoli presentano una morfologia lenticolare tipica delle pietre prelevate dalle spiagge.
In Piazza Arsenale si può ammirare la porta di accesso alla Cittadella dei Musei, sulla sommità del colle del quartiere Castello; qui si trova ubicato il museo archeologico, la pinacoteca nazionale ed il museo delle cere anatomiche. Purtroppo il tempo è tiranno, non mi è possibile la visita al polo museale.
Ci siamo incamminati lungo via Alberto Lamarmora. Che pace in queste stradine del centro storico! Giunti in piazza Carlo Alberto ci siamo concessi una sosta al bar per alleviare l’arsura estiva. All’angolo della piazza è presente un negozio di prelibatezze alimentari che merita una visita.

Dopo siamo scesi sulla terrazza di via Santa Croce che offre una bellissima vista della città lato ovest. Proseguendo si giunge alla Torre dell’Elefante, costruita dai pisani a protezione della città, i tre lati esterni della torre furono costruiti con la pietra reperita a Cagliari, mentre il quarto lato, rivolto verso la città è aperto alla tipica maniera pisana, con quattro piani costruiti su soppalchi di legno.
Dopo aver salutato Alessio e Giusi scendo di nuovo a piazza Yenne ed imbocco via Manno, lungo questa strada vi sono una miriade di stradine, scalinate ed un supportico con un bar che ad una certa ora, come recita il cartello viene chiuso alle estremità da due cancelli. Sullo sfondo, dall’altra parte del supportico con il retro delle viuzze della città vi è un albero in fiore che fa da sfondo. In piazza dei Martiri una visita al negozio di quadri relativi agli artisti del 900 sardo è d’obbligo. Resto incuriosito dal caffè letterario Libreria Cocco a via Manno entro e trovo lo steso ambiente dei caffè letterari di Firenze o Roma.

Purtroppo il tempo è tiranno e bisogna avviarsi per rientrare a Geremeas. Ultimo sguardo al Corso Vittorio Emanuele pieno di vita, locali e negozi, isola pedonale che consente ai cagliaritani di concedersi una passeggiata senza essere intralciati dal traffico veicolare.
Sulla strada del ritorno costeggiamo la spiaggia del Poetto e ci dirigiamo verso Quartu S. Elena per poi giungere a Geremeas. Di nuovo paesaggi di spiagge, insenature naturali, vegetazione rude, pinete e soprattutto un mare color smeraldo a tratti di un verde che non avevo mai visto.
Occorrono più giorni per poter ammirare queste bellezze naturali ed artistiche e non un mordi e fuggi di tre ore.
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