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Sant’Agata a Catania: una grande festa tra folklore e tradizione

S. Agata per i catanesi non è una festa come tutte le altre, bensì la festa per eccellenza.
Dal 3 al 5 febbraio la città si stringe attorno alla sua Santa Patrona in un abbraccio che è al contempo mistico e profano, cristiano e pagano. Sin dall’antichità, infatti, si celebravano riti in onore di Demetra-Cerere nei quali si tenevano cerimonie di tipo misterico riservate alle sole donne, sia sposate che vergini: a nessun uomo era consentito accedere al tempio o posare lo sguardo sull’antichissimo simulacro della dea.

Pare probabile, dunque, che certe consuetudini mantengano motivi e forme di rappresentazione collegabili più o meno direttamente al culto di Demetra. Un esempio ne è la tradizione delle ‘ntuppatedde, raccontata anche da Giovanni Verga nella sua novella “La coda del diavolo”. In una Sicilia prettamente patriarcale, infatti, dove padre e marito avevano la quasi totalità decisionale sulla donna, vi erano due giorni, in occasione della festa di Sant’Agata, dove ci si poteva impadronire di se’ stesse e far valere i propri diritti.

La tradizione narra che, tra il ‘600 e la fine dell’800, durante i festeggiamenti agatini, le donne potevano uscire con il vestito più bello che avevano chiedendo in giro doni o “importunando” qualcuno. Gli uomini non potevano sottrarsi al loro volere ed erano obbligati ad accontentarle. Per riuscire nella loro missione, le ‘ntuppatedde si coprivano completamente con abiti neri, evitando di essere riconosciute, e lasciavano scoperto soltanto un occhio per vederci.

Una festa popolare, dunque, partecipata da tutta la cittadinanza che testimonia un’appartenenza che va ben oltre la fede religiosa. Un rito collettivo che esprime esattamente il carattere vivace, gioioso, espansivo fino all’invadenza e testardo dei catanesi, abituati a convivere da sempre con il vulcano, presenza ingombrante ma generosa. E proprio il Velo della Santa ha salvato più volte la città da spaventose eruzioni, immani catastrofi naturali e dalla peste.

Numerosi sono i momenti carichi di pathos per una festa che sembra non finire mai: i fuochi d’artificio in Piazza Duomo, la Messa dell’Aurora, la processione alla marina, la salita dei Cappuccini e quella di Sangiuliano e, infine, il canto delle suore di clausura. Oltre ogni immaginazione è l’atmosfera che si respira durante quella che viene considerata la terza festa cristiana più importante al mondo per il numero di persone coinvolte, tanto che le parole non sono sufficienti per capire: bisogna venire a vedere con i propri occhi.

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