
Riflessioni di una viaggiatrice ai tempi del Covid
La casa è il mio riparo, il mio rifugio sicuro in cui tornare dopo anche la più brutta delle tempeste.
È ciò che penso da quando sono piccolina, perché ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente sereno, di festa, di affetto. Ma Casa non è mai stato lo spazio fisico, le mura della mia abitazione, le cose che ho. “Casa” è la rete di affetti che avevo da piccina e che ho imparato a creare crescendo, Casa sono tutti i luoghi in cui mi sono trasferita, Casa sono le persone che ho scelto di avere accanto.
Per tale ragione non mi spaventa viaggiare senza comfort, senza tante cose nel mio bagaglio. Non ne ho bisogno per sentirmi “al sicuro”.
Ma nella vita quotidiana non sempre si può applicare questo minimalismo. Siamo così impegnati a correre per la voglia di raggiungere nuovi obiettivi, sentiamo l’obbligo – spesso autoimposto – di migliorarci, di sfidare noi stessi, di esser più bravi, produttivi, veloci, preparati, per farlo.
Questi stimoli sono linfa vitale per il lavoro, che amo, ma ogni tanto provo il desiderio di staccare tutto e di perdermi nella sensazione del non dover correre, desidero godermi le buffe sfumature della comunicazione con metodi improvvisati, sedermi ore a guardare visi sorridenti e abitudini locali, stare su un gradino impolverato ad emozionarmi per le cose più semplici ed esser grata per la possibilità di vedere tutto ciò.
È per questo insieme di cose che, spesso, viaggiare diventa una necessità, un appuntamento imperdibile, capace di rigenerare fisico e mente.
Ma in questo difficile periodo di reclusione forzata, di caos, di emergenza, ho capito che il bene più prezioso che spesso manca, il lusso che non ci concediamo mai, è il tempo.
Presi dalle tantissime attività quotidiane, non siamo più abituati a prenderci minuti per noi, non alleniamo più la pazienza, non siamo abituati alla lentezza..
Così, nonostante il momento critico, sia per la situazione sanitaria che per il grave impatto economico che avrà sulla società, non posso non vedere la bellezza delle risate per le cose più stupide, il tempo ritrovato per i rapporti (anche reinventandosi socialità a distanza), l’ingenua emozione nel vedere lievitare un impasto, la capacità di riorganizzare gli spazi in ambienti ormai ridottissimi, i piccoli momenti quotidiani dopo ore di studio/lavoro in uffici improvvisati.
Ma questo momento è anche un’occasione per riflettere su ciò che abbiamo imparato in giro per il globo:
- Essere pazienti. La pazienza, così come la abbiamo avuta per quel bus sgangherato arrivato in ritardo, per la coincidenza persa o la scoperta di non aver più la stanza prenotata dopo voli interminabili, la possiamo trovare anche per gestire il nuovo tempo a casa.
- Mantenere la calma. La stessa con cui abbiamo gestito situazioni complicate/pericolose, qualche caduta in scooter o la benzina finita in mezzo al mare, aiuta a creare un’atmosfera piacevole in casa e, soprattutto, la positività e il rispetto degli spazi… Gli stessi che abbiamo imparato a ritagliarci nei viaggi lunghi, quei momenti in cui ci si ferma a guardare il mare o sentire il rumore della campagna, leggere un libro fuori da un bungalow, pensare in solitudine. “Insieme ma liberi”, liberi di sentirsi soli con se stessi anche se nella stessa stanza o van.
- Progettare/pianificare. E anche se tutti i viaggi saranno obbligatoriamente rimandati o cancellati, perché molto probabilmente bisognerà risparmiare per altro, possiamo ripensare alle prossime tappe. Magari scegliendo l’Italia, questa volta, perché no? Il nostro paese, meraviglioso e ricco di sfumature, avrà bisogno anche di noi per ripartire.. Possiamo perderci anche nei paesini della nostra regione ed organizzare un viaggio itinerante anche nella nostra terra.
Non ci resta che sognare nuovi luoghi, progettare nuove avventure e desiderare di conoscere nuove tradizioni.