
Ortigia: un melting pot di colori, tradizioni e culture
Ortigia è il cuore pulsante di Siracusa. L’Ottiggia, così chiamata in dialetto siculo, piccola isola con circa 5.000 abitanti e con un estensione di circa 1 km, prende il suo nome dalla parola greca ortyx, ossia quaglia. Dichiarata patrimonio UNESCO nel 2005, Ortigia ricopre un ruolo fondamentale all’interno e lungo la storia della terra siciliana. Basti pensare che furono innumerevoli le invasioni in quest’isola da parte di popoli tra i quali i romani, i bizantini, gli austriaci, i greci , i borboni, gli spagnoli.
Piccola si, ma con un immenso tesoro: l’acqua, fonte di vita e di sviluppo. Lo storico e archeologo Orsi, ritrovò resti sin dall’epoca del Bronzo. Ciò portò lo stesso a dedurre e pensare che l’isola, generosa di acqua, era considerata di vitale importanza per il proliferare e lo sviluppare di popoli e genti.
È così che Ortigia conquista il suo importante ruolo all’interno della storia. Non soltanto fu contesa da diversi popoli in antichità ma anche durante i conflitti. L’isola costituiva un punto strategico. Anche in questo caso prova è data dalla presenza di innumerevoli ipogei che vennero costruiti e scavati dai siracusani durante i vari conflitti come riparo dai bombardamenti e dagli attacchi nemici.
Tra gli ipogei vi sono:
- Piazza Duomo
- le Concerie dell’Aretusa
- Ipogeo di San Rocco
- Ipogeo del Levante
L’ipogeo di Piazza del Duomo, è sicuramente uno fra i più importanti, se non il più importante fra quelli citati in precedenza. Caratteristica per scavare un ipogeo è ovviamente la roccia, la pietra. Più essa è facilmente lavorabile, più si può scavare senza grossi problemi. La pietra di questo ipogeo è pietra calcarea, quindi lavorabile. Ciò permise la costruzione di gallerie, acquedotti, cunicoli, stanze, cisterne.
Questi ipogei vennero costruiti sotto importanti monumenti come chiese, palazzi, templi e scoperti durante i lavori di ristrutturazione della rete fognaria. Sono ancora tanti gli ipogei di cui non si conosce l’esistenza, si pensa addirittura che alcuni risalgano all’epoca dei greci!
L’ipogeo di Piazza del Duomo è stato aperto al pubblico qualche anno fa. L’ingresso si trova alla base del giardino dell’Arcivescovado ed il costo del biglietto è di soli 4 euro (2 euro ridotto dai diciottenni ai ventiquattrenni) mentre per i minori e i maggiori di 65 anni l’ingresso è gratuito. Da notare che l’uscita sbocca sulla riva del mare!
Oggi giorno Ortigia, può essere considerata un vero melting pot di culture, tradizioni, dialetti, usi e costumi ereditati lungo tutto il corso della storia. Bisogna dire che però, nonostante il suo centrale ruolo in passato, negli anni sessanta e settanta la marcia si inverte: il centro storico e in generale l’isola iniziai a svuotarsi. La popolazione preferisce spostarsi sulla terra ferma, a Siracusa (che assume un ruolo importante), per motivi di lavoro, di studio, di facilità e agilità negli spostamenti e nei collegamenti. L’isola però non è stata abbandonata a se stessa, ma vi è stato un progetto europeo, del 2001, di riqualificazione denominato progetto Urban. I punti su cui verte questo progetto sono essenzialmente tre:
- Rafforzare la competitività delle città europee. Sfruttare in modo costruttivo i successi realizzati, rimuovere gli ostacoli all’imprenditorialità, favorire l’introduzione delle nuove tecnologie, sostenere l’occupazione;
- Affrontare i problemi legati all’emarginazione sociale, migliorando l’accesso al mercato del lavoro e alla formazione per tutti, compresi gli immigrati e le persone appartenenti a minoranze etniche. Inoltre, fornire alle comunità locali strumenti di auto aiuto;
- Avviare la riqualificazione ambientale e materiale, garantendo la sostenibilità e l’attrattiva delle città. Valorizzare in modo costruttivo il patrimonio architettonico e culturale delle aree urbane.
Il progetto Urban che comprendeva aiuti a livello comunitario, ha permesso la costruzione di nuove e importanti opere tra le quali un terzo ponte di accesso all’isola. Inoltre nel 2009 Ortigia è stata inserita fra le città per il G8. Ha ospitato i ministri dell’ambiente e del territorio e rappresentanti delle organizzazioni internazionali che avrebbero soggiornato proprio a Ortigia, ricevendo importanti fondi per preparare la città all’arrivo e alla permanenza di queste persone.
Ortigia non è solo questo, ma anche monumenti, chiese, templi, bellezze ambientali, paesaggi, mura di origine spagnola, spiagge, mare e ovviamente turismo. Turismo su cui si basa la quasi totale economia dell’isola. Un turismo educato, che rispetti la città, le sue opere, la sua anima, il suo carattere e che valorizzi Ortigia per la sua bellezza e per la sua unicità!
Turismo attirato dalle magnifiche spiagge dorate: Arenella, Fontane Bianche, Pineta del Gelsomineto e Spiaggia della Marchesa.
Non solo spiagge ma anche una Riserva Naturale, quella di Vendicari con le sue palme, le sue piante di mirto, di olivi, di macchia mediterranea, la sua fauna con gabbiani e fenicotteri rosa!
E come ogni anno anche Ortigia riceve la speciale bandiera blu per le sue coste e le sue spiagge: Cala Mosca è una di queste. Un vero spettacolo della natura.
Durante la stagione estiva sono diverse le manifestazioni, i festival e le rassegne che vengono organizzate ad Ortigia. Ad esempio come l’Ortiga Jazz Festival e l’Ortigia Film Festival che si svolge nel mese di luglio, e che quest’anno festeggerà la sua settima edizione. Una kermesse di una settimana sarà dedicata alle opere prime e seconde del cinema italiano, ai documentari ed ai cortometraggi internazionali.
Non solo turismo, ma anche la pesca e il pesce costituiscono fonte di primaria importanza per la città e l’isola. Come tradizione vuole, all’arrivo all’alba dei pescatori con le loro barche cariche di pesci e di reti, la giornata prende vita. Si allestiscono le bancarelle del pesce e piano piano la gente, le persone del posto ed i turisti prendono posto. Così nasce “u miccatu ri l’Ottiggia“. I profumi, i sapori, i colori, i suoni, le voci fanno si che si respiri quasi un’antica magica atmosfera della Sicilia greco-araba. Voci chiamate in dialetto “vanniate”, attraverso le quali i commercianti cercano di attirare le persone presso la loro bancarella e così acquistare i loro prodotti. Oltre alle bancarelle del pesce, il mercato è costituito da bancarelle che vendono frutta e verdura di stagione, formaggi, prodotti tipici come olive, capperi, origano, miele di carrubo, ricotta salata, pomodori secchi e vestiario. Tutti prodotti di questa magnifica terra, della sua cultura e della sua tradizione culinaria, come ad esempio il famosissimo e delizioso pesce spada alla siciliana, condito con olive, sedano, capperi, pomodori pelati e servito con un ottimo vino bianco siciliano: Grillo.
Come diceva Pindaro:
« Di Alfeo ultima dimora,
Ortigia, gloriose radici della potenza di Siracusa,
Culla allora di Artemide,
Da te, o sorella di Delos, si innalzi il canto
Addolcendo a prezzo alto […] »