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Grandi viaggi: perché dovresti visitare il Kenya

Quando mi sono ritrovata coinvolta in un viaggio per il Kenya ero incredula: sarebbe stata la prima volta che mi sarei ritrovata a viaggiare in Africa. Ero soprattutto curiosa di sapere se il famoso “mal d’Africa” mi avrebbe colpita o meno al ritorno. Non ho partecipato ad un viaggio turistico, ma ho visto luoghi e persone che mi hanno fatto capire che vale la pena arrivare fino a quella parte di mondo, perché viaggiare è soprattutto andare oltre il proprio naso. Soprattutto se si tratta di visitare un paese affascinante immerso nella natura e pieno di contraddizioni.

Il lago che si crede mare

Nyandiwa è una delle zone più povere del paese, ma ha la fortuna di affacciarsi sul Lago Vittoria. Sono abituata alla vista dello Stretto di Messina che a volte sembra un lago, ma devo essere sincera: non mi ero mai ritrovata su un lago tanto grande e affascinante da sembrare un mare. La notte non si vede nessuna luce, a parte qualche barca di pescatori, sia perché ce ne sono di meno della media delle città, sia perché è davvero così grande che posso dire di averlo visto solo da quella prospettiva. Anche Tanzania e Uganda si affacciano sul lago che porta il nome di una regina inglese. Non pensate però di poter approfittare di un bel bagno nel lago. Gli abitanti locali sconsigliano l’accesso ai turisti a causa degli ippopotami. Dimenticatevi l’immagine di un animale tranquillo e simpatico. Se l’ippopotamo vi vede nelle vicinanze dell’acqua si sente minacciato e potrebbe attaccarvi, soprattutto se ha con sé anche i suoi cuccioli. Posso però dire di aver navigato, seppur per poco, lo splendido lago africano, per visitare l’isoletta di Kiwa.

Grazie ad una barchetta fornita dalla base dove ero ospite nel corso di un progetto di cooperazione di comunità ho potuto vedere un’isola di pescatori dove è chiara l’azione benefica del lago sull’economia. Gli uomini vanno a pescare di notte e le donne impiegano la giornata a fare essiccare i pesci su enormi teli stesi. Sembra di attraversare un mare sulla terra. Sconsigliato a chi non sopporta l’odore di pesce. Consigliato a chi vuole capire la vita dei villaggi di pescatori in Kenya.

Grandi parchi e natura estrema in Kenya

Sicuramente sentendo parlare del Kenya, la prima cosa che vi viene in mente è il safari, il giro organizzato e controllato nella natura selvaggia. Sembra una contraddizione, ma potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante, soprattutto perché, come dicevamo prima, meglio non incontrare un ippopotamo a casa sua senza le dovute precauzioni. Se amate fare fotografie e volete vedere gli animali a casa loro si, ma in sicurezza, vi basta scegliere quale riserva tra Tsavo, Amboseli, Masai Mara, giusto per fare alcuni nomi. Se siete fortunati e amate il genere, potreste vedere in diretta l’inseguimento tra predatori e prede o, informandovi per tempo, le migrazioni di alcune splendide creature. Soprattutto le vostre guide vi parleranno di big five game o in breve i “big five”. Il termine è nato tra i cacciatori ed è poi diventato comune tra i tour operator che si occupano di safari e si riferisce ai 5 animali più difficili da cacciare: il leone, l’elefante, il bufalo, il leopardo e il rinoceronte. Probabilmente, se sono difficili da prendere una ragione c’è, per cui vi auguriamo di vederli scorrazzare liberi nel loro ambiente.

animali selvatici giraffa safari kenya
Masai Mara National Reserve, Julian Mason (Flickr)

Tenete inoltre presente che chi organizza i safari, organizza anche altre escursioni negli splendidi parchi naturali del Kenya. Se per esempio volete cimentarvi a scalare la seconda vetta più alta dell’Africa potreste organizzarvi per visitare il Mount Kenya, luogo magico immerso in una cornice assolutamente naturale tra laghi, ghiacciai, foreste, siti minerari, vegetazione alpina e ovviamente tanti animali. Campeggiare in Kenya potrebbe essere una vera avventura, soprattutto se salite a 5.199 metri d’altezza.

La mia esperienza naturalistica nel paese dei Masai è stata limitata ad una escursione nei dintorni di Nyandiwa, tra i girasoli coltivati per produrre poi l’olio molto usato nella cucina locale, ma pur sempre emozionante fosse anche solo per il timore di incontrare il black mamba, uno dei serpenti più grossi e pericolosi del mondo. Non ho avuto il piacere, ma magari voi potreste essere più fortunati, oppure no. In zona trovate peraltro la riserva di Kisumu Impala Sanctuary che, in meno di un chilometro quadrato, offre percorsi naturalistici volti anche ad aumentare la consapevolezza sulle specie selvagge.

Se oltre all’esplorazione nella natura, volete anche scoprire paesaggi marittimi, dovreste spostarvi sulla costa che affaccia sull’Oceano Indiano. Dani Beach sembra essere una delle spiagge più belle, letteralmente da sogno.

Curiosità e consigli per viaggiare in Kenya

La prima cosa che mi ha colpito del Kenya è la tranquillità della gente e l’allegra confusione delle strade. Sembra incredibile, ma è così. Un mix che prima ti stordisce e poi ti affascina. Come è risaputo i ritmi africani sono più lenti di quelli europei ed è giusto così. I pullman hanno orari stabiliti che vengono rispettati strategicamente in maniera elastica: se non si riempie non si parte. Semplice no? Evitate di prendere appuntamenti improrogabili e godetevi il percorso pole pole cioè piano piano, magari facendo qualche spuntino con la frutta che vi sarà venduta direttamente dal finestrino del bus nelle soste o anche solo in mezzo al traffico.

Lungo il tragitto da Nairobi a Kisumu mi hanno colpita alcune cose. Quasi tutti i bar hanno lo sponsor più globalizzante che ci sia: la Coca Cola! Nei villaggi si scopre poi che solo pochi di essi hanno bibite fredde, il che con le temperature alte non è un dettaglio. Lo dico con la consapevolezza di chi è riuscita ad avere per la prima volta nella vita la febbre da insolazione: mai sottovalutare il sole africano, anche se vi considerate tipi da spiaggia! La maggior parte dei keniani, soprattutto nell’interno del paese, non possiede l’automobile, molti ragazzi usano però le motociclette altresì dette piki piki, nome che pare legato ad un loro arrivo dalla Cina insieme ad altri mezzi più o meno informali utilizzando i quali bisogna comunque stare attenti quanto basta, come in qualsiasi altra parte del mondo, anche a contrattare il prezzo ovviamente.

Per i fumatori donne e uomini che siano, inoltre un’avvertenza: scegliete una sistemazione con un giardinetto o un cortile riparato in quanto le sigarette non sono ben viste in generale, e pare sia proprio vietato fumare in pubblico, soprattutto a Nairobi. Così come, ahimè, in altri paesi, le donne che bevono alcool al bar da sole non sono viste bene. Meglio trovare una persona di fiducia che possa comprare una birretta per voi, se proprio non se ne può fare a meno. Se state pensando la cosa c’entri con la religione islamica, vi sbagliate. Oltre il 70% delle persone in Kenya è di fede cristiana (tra cattolici, protestanti e ortodossi). La colonizzazione del Regno Unito ha lasciato questa eredità, oltre alla comodissima lingua inglese, ottime scuole e l’architettura coloniale ovviamente che vedrete un po’ ovunque in giro.

Il livello di istruzione è così alto che la cosa che mi ha colpito di più in Kenya è stato vedere i ragazzini incamminarsi alle 4.30 del mattino al buio per arrivare puntuali a scuola. A proposito di bambini, in giro li vedrete ovunque vi seguiranno e vi prenderanno in giro in maniera fantastica a suon di “mzungu” nomignolo per “uomo bianco”. Ultima nota amara: in Kenya – come in altri paesi ognuno a modo suo – il maschilismo è parte strutturale della società. Le donne lavorano tutto il giorno dedicandosi anche a lavori di fatica, mentre gli uomini… dipende. Non si tratta di dire se questo sia giusto o sbagliato in questa sede, né di creare polemica durante un viaggio, ma di essere consapevoli del contesto.

Infine, un riferimento obbligato a Nairobi che ho praticamente visto solo dal bus “godendo” principalmente del suo intenso traffico urbano. Una sosta però (questa si da turisti) l’ho fatta al mercato dei Masai e lo consiglio. Sia perché se il vostro volo di rientro è da Nairobi potete acquistare facilmente lì tutti i ricordi materiali del caso, sia perché è il paradiso della contrattazione che come è risaputo è un’esperienza culturale da fare in Africa.

Idea regalo: cercate (anche nei villaggi in realtà) le bellissime stoffe africane (spesso le più belle arrivano dall’Uganda) dalle quali ricavare quello che vi pare.

Qualunque sia il motivo che vi porterà in Kenya – un safari, una scalata, un parco naturale, ragioni sociologiche umane o politiche, spiagge e relax – una lettura preparatoria può aiutarvi ad entrare nell’atmosfera e soprattutto a conoscerla in maniera più consapevole prima di godere dei suoi paesaggi, dei suoi sapori e dei sorrisi, spesso anche amari, di chi incrocerete.

E tu, hai mai provato il Mar d’Africa?

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patra

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Web content editor. Amo scrivere e raccontare di luoghi, storie e persone.


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RosaDiLeva
RosaDiLeva
6 anni fa

Complimenti, leggerti è stato come fare un piccolo viaggio in Kenya. Ho letto Ebano qualche tempo fa, e credo che la mia “voglia di Kenya” abbia iniziato a farsi strada in quel momento. Il bello della scrittura sta proprio nel raccontare, trasformare ed intrappolare le emozioni vissute tra le righe, io credo sia il primo veicolo per la conoscenza e la “buona droga” per la curiosità. Grazie ancora 🙂

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