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In Madagascar all’inseguimento dello squalo balena

Si dice che il mal d’Africa esiste ed io posso confermarlo. Dopo essere stati lì, tra loro, un senso di nostalgia ti resta dentro per sempre.

Costumi, telo da mare, scarpe da trekking, creme solari e doposole, guida turistica, documentazione da viaggio: passaporto, biglietti, cambio intimo, vestiario, macchina fotografica, rullini, batterie di scorta, farmacia da viaggio, muta, erogatore, gav, pinne, maschera… Direte che cos’è? Una lista, una lista viaggio, quella che sono solita preparare prima di partire per agevolarmi il compito, quando preparo i bagagli. La compilo quando la mente è fresca, così poi la eseguo e, riga dopo riga, cancello da una parte e inserisco in valigia. Il gioco è fatto. Non resta che partire.

E questa volta la meta era tra quelle più a lungo desiderate: Madagascar.

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Sono ormai tanti anni che viaggio ed in Africa in particolar modo. Il Madagascar l’avevo sempre guardato sulla cartina con desiderio. Con i suoi 594.180 km² di superficie, il Madagascar è la quarta isola al mondo per grandezza. Il centro dell’isola è caratterizzato da una catena montuosa (altipiano) che si estende per tutta la lunghezza del Paese. La parte orientale caratterizzata da un clima umido è ricoperta da foreste pluviali, mentre le regioni a ridosso della costa sud occidentale il clima piuttosto arido favorisce una vegetazione composta prevalentemente da foresta spinosa e alberi di baobab.

La flora malgascia vanta circa 12000 specie di piante e fiori di cui 170 palme differenti e molte piante medicinali. La fauna è ricca di specie che si trovano solo qui; quella più nota è sicuramente quella dei lemuri che si possono facilmente vedere nei parchi naturali. Il tour è nato in prevalenza per andare ad esplorare i fondali marini ed andare a vedere lo squalo balena che in questo periodo (fine novembre) transita in quelle acque, ma era previsto anche un piccolo assaggio di terra, un piccolo tour al nord e poi l’esplorazione delle acque blu del canale del Mozambico. E così è stato. Volo un po’ travagliato tra aeroporti e controlli: Roma–Parigi-Antanarivo-Nosy Be da dove prendiamo un battello per andare nella regione di Diego Suarez. La Foresta d’Ambra, il Tsingy Rouge: formazioni calcaree e foreste, terra rossa, liane selvagge, piroghe che scorrono morbide sull’acqua.

E poi finalmente il mare: scendere nelle sue profondità, nuotare con le tartarughe marine o con i delfini, osservare intimoriti squali e razze e lo squalo balena che ci guarda sorridente con i suoi morbidi pois bianchi. La fatica che ha accompagnato questi 10 giorni è stata ripagata abbondantemente. Sarà che io amo particolarmente il popolo d’Africa ma la commozione è arrivata puntuale mentre mi aggiravo tra i loro mercatini. Non quelli per turisti ma quelli dove ognuno di loro vende quello che ha, dal sapone fatto a mano, alla carne coperta di mosche. I loro volti scuri, la pelle vellutata, il sorriso che ti accoglie ancora fresco e puro, non contaminato dalle nostre diffidenze e paure.

Ci sono tutti gli ingredienti che con il mare, il sole, la natura, fanno desiderare di tornarvi al più presto.

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nuccia

Nuccia, da sempre appassionata di fotografia da quando le cartoline mi riflettevano le scie luminose lasciate dalle macchine di notte e io volevo sapere come si faceva. Ho sempre fotografato, ma per me stessa. Soprattutto fotografie di viaggi, che amo moltissimo, e quindi reportage a colori o b/n. Mi appassiona bloccare la vita in altre dimensioni, luoghi, nel momento in cui il mio occhio percepisce un alito di anima diversa dalla mia.

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