
Toscana: passeggiata fotografica ad Arezzo tra lucumoni, papi e artisti
Amo viaggiare. Ma ogni mio viaggio parte dalla mia città: Arezzo. Per questo motivo, è da qui che voglio iniziare a scrivere e pubblicare le mie fotografie.

“Da quasi trenta secoli parla di te la storia”.
Così recita un verso dell’inno della Giostra del Saracino, la manifestazione più caratteristica di Arezzo. E, in effetti, questo centro di circa centomila abitanti, che sorge nell’angolo più orientale della Toscana, affonda le proprie radici almeno agli inizi del primo millennio avanti Cristo.
Breve storia (millenaria) della città
Fondato nel punto d’incontro delle quattro vallate in cui geograficamente si divide la sua provincia (Casentino, Valdarno, Valdichiana e Valtiberina), Arezzo, da nucleo di capanne di pastori e agricoltori d’epoca villanoviana, si trasformò col tempo nella potente città etrusca di Aritim, tanto da ergersi, nel V secolo a.C., a lucumonia (cioè, una delle dodici città-stato in cui era suddivisa la confederazione etrusca). Ricco mercato agricolo e centro di lavorazione della terracotta e del metallo, la città divenne successivamente la romana Arretium, dando i natali, tra gli altri, a Gaio Cilnio Mecenate, influente consigliere del primo imperatore Augusto e a capo del circolo di grandissimi artisti come Orazio, Properzio e Virgilio.
La diffusione del Cristianesimo e la calata longobarda fecero, poi, da antifona alla nascita del libero comune medievale, guidato dai “vescovi-conti” e, successivamente, dalla signoria dei Tarlati.
Privata dell’indipendenza nel Trecento, la città di Arezzo legò alfine la sua storia a quella, prima, di Firenze e, poi, del Granducato di Toscana, perdendo la prestigiosa università ivi creata nel XIII secolo, ma mantenendo la propria importanza nella storia del piccolo Stato preunitario e, successivamente, del Regno d’Italia.
Le testimonianze del notevole passato di Arezzo si scorgono tutt’oggi tanto nel centro quanto nei dintorni della città toscana.
L’Anfiteatro romano, le mura etrusche e la vicina acropoli di San Cornelio testimoniano l’antica epoca etrusco-romana. A ciò “si aggiungerebbero” anche la mirabile Chimera etrusca, opera bronzea del V secolo a.C. e, di fatto, simbolo della città; nonché la Minerva, altro bronzo datato tra il III e il I secolo a.C. Ma il condizionale è d’obbligo: scoperte rispettivamente nel 1553 e nel 1541, furono entrambe reclamate dall’allora granduca mediceo Cosimo I, che le volle includere nelle proprie collezioni a Firenze. Oggi è il Museo archeologico della città gigliata ad ospitarle, per quanto di tanto in tanto vengano riportate temporaneamente ad Arezzo. Troppo poco per il fiero carattere degli aretini, che le rivorrebbero in via definitiva…

Passeggiata nel centro storico medievale
Ma è soprattutto medievale l’aspetto che il borgo regala al visitatore. Il colle che sovrasta la città, e che ne ospita il centro storico, è dominato dalla Fortezza Medicea e dalla trecentesca Cattedrale dei Santi Pietro e Donato, la guglia del cui campanile è visibile pressoché da ogni angolo di Arezzo.
Tempio gotico comunemente noto in città come “Duomo”, la Cattedrale costituisce lo scrigno della cristianità ad Arezzo, raccogliendo le due vestigia più importanti della sua storia religiosa: la colonna ove, nel 363 d.C., fu martirizzato San Donato (oggi patrono di Arezzo); e la Madonna del Conforto, immagine sacra che, secondo la tradizione, durante il funesto terremoto del febbraio del 1796 si illuminò a seguito delle preghiere di alcuni fedeli, proteggendo da allora la città da futuri sismi distruttivi. Il Duomo ospita, inoltre, le spoglie di un papa, Gregorio X, deceduto nella città toscana nel 1276.

Nota storica. Proprio papa Gregorio X, con la costituzione apostolica “Ubi periculum” del 1274, aveva stabilito nuove regole per la scelta dei successori di San Pietro, istituendo ufficialmente il Conclave. Tra le altre regole, fu deciso che i cardinali avrebbero dovuto riunirsi nello stesso luogo ove era morto l’ultimo Pontefice. Pertanto, nel 1276, il primo Conclave della storia si celebrò proprio ad Arezzo, culminando con l’elezione di papa Innocenzo V.

Luogo del Conclave aretino fu la vicina Chiesa di San Domenico, i cui lavori di edificazione erano iniziati l’anno prima. E che oggi resta uno dei gioielli medievali di Arezzo: tra affreschi di Spinello Aretino e del figlio Parri e una terracotta invetriata robbiana, svetta lo splendido crocifisso duecentesco del fiorentino Cenni di Pepo, meglio noto come Cimabue.
Risalendo il colle verso il Duomo, si giunge in Piazza della Libertà, su cui si affaccia il trecentesco Palazzo dei Priori, sede del comune e sormontato dalla Torre civica. Da lassù, tra merli ghibellini, a fianco delle bandiere italiana ed europea, sventola il gonfalone aretino: lo scudo argentato con il cavallo rampante, su campo rosso.

È distante poche centinaia di metri, invece, Piazza Grande, cuore cittadino e teatro, due volte l’anno, della storica Giostra del Saracino. La Piazza ha forma quadrangolare, venendo delimitata dalle Logge del Vasari, dal Palazzo della Fraternita dei Laici e dall’abside della duecentesca Chiesa di Santa Maria della Pieve, oltre che da una serie di edifici medievali, adornati per alcuni mesi l’anno dagli emblemi delle storiche casate aretine.

Di grande rilevanza anche la Basilica di San Francesco, nell’omonima piazza, che ospita una delle meraviglie dell’arte rinascimentale italiana: il ciclo di affreschi “Storie della Vera Croce”, iniziato da Bicci di Lorenzo nel 1447 e terminato da Piero della Francesca nel 1466.
Nota cinematografica. Le tre piazze citate (e non solo quelle) funsero da location, nel 1997, del film “La vita è bella”, capolavoro di Roberto Benigni. Non è raro scorgere agli angoli della città totem o cartelloni che indicano al visitatore la specifica scena girata sul posto.
Cultura ad ogni angolo…
La storia cittadina è documentata nel Museo Archeologico “Gaio Cilnio Mecenate”, nel Museo d’arte medievale e moderna “Piero della Francesca”, nel Museo diocesano di arte sacra e presso la Casa museo Ivan Bruschi. Interessantissimo anche il Museo dei mezzi di comunicazione, che ripercorre la storia degli strumenti utilizzati dall’uomo per comunicare, tra cui il telefono, la radio, il cinema e la fotografia.

Città natale, oltre che dei citati Mecenate e San Donato, anche di Francesco Petrarca, Giorgio Vasari, Pietro Aretino e Vittorio Fossombroni, Arezzo è oggi un vivace centro anche dal punto di vista culturale.
In questo ambito, mirabile opera architettonica è il Teatro Petrarca, di recente restauro, sede di spettacoli teatrali, lirici o musicali.
E, in effetti, anche la musica è radicata nella vita culturale cittadina: l’inventore delle moderne note musicali, Guido Monaco, si dice che sia nato ad Arezzo (o, tra le altre ipotesi, nella vicina Talla), ma in ogni caso a questa città legò indissolubilmente la sua vita. Tanto che gli aretini gli hanno dedicato un monumento nell’eponima piazza e, soprattutto, gli è intitolato l’ultra-cinquantenario concorso polifonico che annualmente ivi convoglia gruppi corali da tutto il mondo.

Non si possono tralasciare, infine: il Festival di arte fotografica internazionale “Arezzo&Fotografia”, che a cadenza biennale ospita lavori di autori di grande fama, oltre a una serie di eventi correlati e la Fiera antiquaria, in occasione della quale (ogni prima domenica del mese), il centro storico pullula di mercanti e bancarelle con opere d’antiquariato e d’artigianato.

Spero di aver fatto nascere in voi almeno un po’ di interesse per Arezzo. Anche perché non me ne vogliano gli aretini se ho tralasciato (e sicuramente l’ho fatto) qualche luogo o manifestazione importante. Un po’ per ragioni di spazio, un po’ per limiti di memoria (la mia). Ma anche così è un modo per incentivare a scoprire questa città, a volte non raccontata come meriterebbe al di fuori della sua terra.
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