
L’esperienza della vendemmia nel tempio del Sagrantino di Arnaldo Caprai
“Puntare non all’eccellenza ma all’unicità, perché l’eccellenza è riproducibile, l’unicità è inarrivabile e impareggiabile”. E’ l’invito rivolto da Philippe Daverio alla platea di Enologica 2015 a Montefalco, evento che ha dato a Gente in Viaggio la possibilità di essere testimone di un’unicità del territorio umbro: il Sagrantino.
Due intense giornate nel tempio del Sagrantino di Arnaldo Caprai per riscoprire la bellezza, la passione e il lavoro che c’è dietro il miglior vino d’Italia, il Sagrantino di Montefalco “25 Anni” 2001.
“La ringhiera dell’Umbria”, come viene chiamata la cittadina di Montefalco, domina una vallata dove si incontrano passato e presente. Dal punto panoramico in largo Sesto Properzio, riconoscibile per il secolare cedro del Libano posto al centro, si scorge la città di Foligno e più in lontananza Spello e il monte Subasio, poi Assisi e la sua Rocca, Santa Maria degli Angeli, Cannara e Bevagna. Il tutto colorato, a seconda delle stagioni, dal rosso o dal verde delle viti, ma anche degli ulivi. “Montefalco ha poco meno degli abitanti di un condominio di Shanghai, ma con una ricchezza di documenti, di convivenza sociale, civile e culturale, che è necessario raccontare ai cinesi, che ne sono assetati. Altrimenti perderemmo la nostra dimensione umanitaria”, in un’oretta di intervento, in una sala del complesso museale di San Francesco strapiena e davanti alla Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli, il critico d’arte e giornalista Philippe Daverio ha parlato del senso di appartenenza ad un territorio in relazione alle sue ricchezze e dell’importanza di promuoverle soprattutto a popoli considerati i nuovi ricchi, come quello cinese. In un mix fatto di leggerezza di spirito, grande cultura e un linguaggio che arriva a tutti, il professore è intervenuto sullo stretto legame tra storia e vino: “Un giorno si capirà che anche i vitigni sono beni culturali, e non solo le opere d’arte”.






La 36esima edizione di Enologica ha puntato i riflettori sul “re di Montefalco”, il Sagrantino, e sugli itinerari storici, artistici, gastronomici e letterari del territorio che conferiscono a questo vino un’importante eredità culturale.
Grazie a tutti gli amici che hanno condiviso con noi #HarvestExperience2015, indimenticabile! #mymontefalco2015 pic.twitter.com/HQlSatBenT
— Arnaldo Caprai (@Arnaldocaprai) 21 Settembre 2015
Ospiti di Marco Caprai, in veste di guida appassionata ed entusiasta del suo lavoro, abbiamo trascorso una giornata tra filari di viti immersi in un’atmosfera magica, che è quella della vendemmia. L’Harvest Experience è cominciata indossando guanti e forbici e poi via per la raccolta dei grappoli d’uva con l’aiuto dello staff di Caprai, composto da tanti giovani e soprattutto, tante donne. Poi il percorso è proseguito nelle cantine, dove il vino riposa e prende forma. Fino alla spettacolare “merenda del vignaiolo”, a base di prodotti locali e degustazione di vini, servita sul balcone di legno costruito su un albero secolare che domina le distese verdi intorno alla tenuta di circa 150 ettari, di cui 136 di superficie vitata, appartenenti alle zone della D.O.C.G. Sagrantino di Montefalco, della D.O.C. Montefalco e della D.O.C. dei Colli Martani. Tutto allietato dai racconti di Marco Caprai che hanno percorso il leit motiv della bellezza, già affrontato da Daverio, sottolineando come “bisogna far conoscere il bello dell’Italia, il brutto già lo raccontiamo sempre”. Lui che, circa vent’anni fa, ha creduto nella grande ricchezza della tradizione del Sagrantino e l’ha recuperata, utilizzando metodi innovativi di produzione e gestione del personale, riuscendo così a ricreare un continuum tra passato e presente proiettandosi verso il futuro, ha capito come investire in un territorio per liberarne le potenzialità conservate in grandi materie prime e nella loro storia.
Il Sagrantino, infatti, creato nel Medioevo, era un vino da messa dai seguaci di San Francesco, e quando Caprai ha iniziato la sua attività, nel 1970, era conosciuto come un dolce passito. Dopo studi, innesti ed esperimenti è diventato quello che conosciamo oggi e Caprai ha ricevuto il riconoscimento dell’ “European Winery of the Year” 2012, per la prestigiosa rivista americana “Wine Enthusiast”, che ha eletto l’Umbria unica regione italiana tra le “10 Best Wine Travel Destinations” 2014, grazie anche alla produzione enologica.








