
La storia e le tradizioni del Carnevale di Viareggio
Da buona toscana, ho avuto l’occasione di partecipare al Carnevale di Viareggio più volte, soprattutto quando ero più piccola. Si tratta di un carnevale molto famoso in tutta Italia, e sicuramente il più conosciuto in Toscana. Oggi si tratta di un evento grandioso, con la parata in diretta su Rai3 il giorno di Martedì Grasso, vip e migliaia di turisti in visita, feste rionali e moltissimi altri eventi; ma il carnevale, a Viareggio, affonda le proprie radici in oltre un secolo di storia e tradizioni.
Un carnevale secolare
Infatti, la prima parata dei carri lungo la Via Regia, cuore della Viareggio storica, ebbe luogo nel lontano 1873. Nel corso degli anni, la manifestazione ebbe modo di accrescere la propria fama e di attirare un numero sempre maggiore di visitatori curiosi. Il 1921 segna un momento storico per questo evento, sotto vari punti di vista: in quell’anno presero forma “Coppa di champagne”, l’inno ufficiale del carnevale, e “Viareggio in maschera”, la rivista ufficiale. Inoltre, per la prima volta i carri e le maschere furono accompagnati dalla musica durante la loro sfilata. Dopo lo stop della Seconda Guerra Mondiale, i lavori per il carnevale ripresero a tutto ritmo dal 1946, portando questa manifestazione a crescere anno dopo anno. Risale al 2001 la costruzione della Cittadella del Carnevale, un gigantesco complesso costituito da 16 hangar dove i costruttori realizzano i carri e le maschere, vere e proprie opere d’arte. La Cittadella è uno spazio interamente dedicato al carnevale, e infatti ospita anche due musei: il Carnevalotto, con moltissimi capolavori ispirati al Carnevale ad opera di vari artisti contemporanei, e il Museo dedicato alla storia e ai cimeli del Carnevale.
Risale al 1930, invece, l’invenzione di Burlamacco, la maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio. Presenza costante per noi villeggianti della Versilia, è impossibile non riconoscerlo. La maschera fu creata a opera dell’artista Uberto Bonetti, che si ispirò alle più grandi maschere della tradizione carnevalesca italiana: l’abito in stile Arlecchino, il mantello di Balanzone, il copricapo di Rugantino, e così via. Il nome Burlamacco, invece, è una rielaborazione di Buffalmacco, un personaggio del Decameron di Boccaccio.
Una tradizione di fondamentale importanza per il Carnevale di Viareggio è l’uso della tecnica della carta a calco che, a quanto pare, fu inventata dal viareggino Antonio D’Arliano nel 1925. Grazie all’aiuto di modelli in creta e di calchi in gesso, bastano (migliaia di) fogli di giornale e una “speciale” colla di acqua e farina: è proprio in questo modo che i carri vengono costruiti ancora oggi. Questa tecnica, rudimentale e realizzata con ingredienti poveri, permette agli abili maestri costruttori viareggini di creare carri alti fino a 20 metri, leggeri ma molto resistenti. Un’ottima tecnica anche per recuperare e riciclare il materiale. I carri, poi, vengono “animati” da decorazioni, dettagli curati attentamente, luci e movimenti meccanici, musica e colori sgargianti: è così che un mucchio di giornale, acqua e farina si trasforma in uno degli spettacoli carnevaleschi più colorati, festosi e amati in Italia e nel mondo!
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