
La festa di Sant’Antuono, i bottai e l’Unesco a Macerata Campania
Un pomeriggio di sabato tra amici si discute dell’UNESCO e degli scopi che si prefigge questa organizzazione mondiale, nel corso della chiacchierata si arriva al “patrimonio immateriale” che viene riconosciuto dall’ente di cui sopra. Subito la discussione si anima e si sentono le più disparate definizioni; si decide di consultare il sito ufficiale dell’UNESCO e qui troviamo la seguente definizione:
“Il patrimonio culturale non è solo monumenti e collezioni di oggetti ma anche tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo. artigianato tradizionale.
Questo patrimonio culturale immateriale è fondamentale nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra.”
Per rendere comprensibile e fruibile questa definizione decidiamo di recarci a Macerata Campania, in provincia di Caserta, dove in occasione della festa di S. Antonio Abate, nella seconda metà di gennaio, si tiene una festa con annessi sfilata di carri a forma di barca, trainati da potenti trattori.
Recatici nella località prescelta, ci siamo rivolti ad una conoscenza locale per farci spiegare la natura della festa.
Scopiamo insieme i festeggiamenti
Scopriamo con grande meraviglia che l’origine della festa dei bottai si perde nella notte dei tempi, avendo origini presso le popolazioni che vivevano in questi luoghi in tempi remoti. La festa si prepara per un intero anno, le persone che intendono partecipare si dividono, per ogni singolo carro (sono diciotto complessivamente) in tre gruppi. Ognuno di questi ha uno scopo preciso, vi è quello che si dedicherà alla realizzazione ed all’addobbo del carro con i costumi che saranno indossati dai figuranti sul carro; altro gruppo dovrà dedicarsi a scrivere le canzoni che saranno intonate quando i carri sfilano per le vie della cittadina.
Infine, l’ultimo gruppo, con i figuranti sul carro denominati Brigate di Pastellessa (è un piatto fatto di pasta grossa, i ditali, con le castagne lesse, pancetta, pepe e formaggio) si preparano a suonare botti di legno, tinelle e falci! C’è il maestro di musica che con gesti studiati e tramandati da generazioni generano musica che accompagna le canzoni attraverso tre ritmi musicali fondamentali: a “pastellessa”, a “muorte” e a “tarantella”.
E’ incredibile la mole di informazioni che l’amico locale ci descrive. I bottari di Macerata Campania grazie alle botti, tini e falci, strumenti in utilizzo ai contadini di una volta ottengono ritmi e musiche incredibili. Le percussioni generate dal battito continuo delle mazze sulle botti, il rollio delle mazze sui tini e le note alte ottenute battendo dei ferri sulle falci creano un suono magico. Questo suono provenie da strumenti semplici e poveri, che gli antichi contadini usavano per scacciare il diavolo dalle loro case e cantine. La Festa di Sant’Antuono è una festa di rinascita, di risveglio, attraverso i suoni arcaici delle percussioni e delle vibrazioni metalliche.
L’organizzazione è meticolosa, ha la durata dell’intero anno e viene tramandata in modo orale attraverso le generazioni. Oggi vi sono immagini, libri, etc. sull’argomento, ma questa festa ha origini antiche.
Dopo questa full immersion sulla storia della festa, l’amico ci ha condotto nelle strade del paese dove sfilavano i carri. Che emozione, i boati delle grandi botti di legno di castagno inducevano vibrazioni sul nostro corpo, accentuate dalle vibrazioni metalliche delle falci che ti coinvolgevano in un ballo ritmico. Incredibile, sembrava di vedere le ballate della tarantola o quelle del sirtaki greco, la musica ti avvolgeva e ti portava a muovere le gambe a ritmo della Battuglie di pastellessa (sono i figuranti-musicisti presenti sui carri)!
Abbiamo subito notato che l’età media dei figuranti sui carri è molto bassa, incredibile in quest’epoca storica di totale distacco dalle tradizioni dei giovani, su questi carri vedi generazioni di adolescenti.
Alla fine, grazie alla visita a questa splendida festa, abbiamo compreso cosa significa “patrimonio immateriale”.
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Incredibile a pochi passi vi è una realtà che si perde nella notte dei tempi. Complimenti a chi ha scritto questoi articolo, ci ha consentito di avere contezza di queste realtà a noi vicino e sconosciute. realtà che hanno alta valenza storicia.
Grazie a queste stupende realtà da te raccontate con minuziosita’ di particolari,doni a chi le legge la sensazione di essere parte di esse.I bottari sono unici!
E’ bello scoprire che vicino a dove vivo vi sono queste tradizioni così vive. Grazie sempre, sicuramente domenica 18 gennaio sarò presente alla chiusura della festa. Speriamo che non piova…
Piccola ma doverosa premessa sull’ origine della parola FOLKLORE italianizzata folclore: termine che viene da “Volk” = popolo; “lore'”= dottrina proposto dall’ archeologo J.W. Thomas. Il viaggiatore locale Pellegrino ,rivela nei suoi tour come in questo soprattutto, che le tradizioni,le consuetudini,i comportamenti,le leggende,i proverbi,sono fonti di insegnamento e diode rivelatrici delle dimensionivete della saggezza e del frutto di esperienze provenienti dal passato veramente vissuto. Una comunità che tutto l’anno vive per rappresentarsi..rappresenta un risveglio spirituale perenne ,evince una verifica introspettiva delle coscienze che porta un’ intera comunità…a non essere”globalizzata”. Grazie Pellegrino alla prossima…leggerti e come essere con te in questi… Leggi il resto »