
Io, che ho paura di volare amo viaggiare
Il mio primo volo! Ne sono passati di anni… per la precisione 26 anni!
Ancora oggi quando prendo l’aereo ho qualche problema, notti insonni, respiro corto solo all’idea di salire, in poche parole: paura di volare. Però per poter viaggiare e conoscere nuovi posti, diversi dai luoghi in cui vivi, dedicando poco tempo per il viaggio, occorre prendere l’aereo.
Sarei più tranquillo se tra il punto di partenza e di arrivo vi fosse un ponte, anche impervio ed altissimo… ma questa cosa non è possibile, per cui!
Comunque ritornando al primo volo, decidemmo di andare in Australia, dall’altra parte del mondo, ci vollero 24 ore di volo con scalo intermedio a Bangkok all’andata ed a Kuala Lumpur al ritorno.
Saliti sull’aereo, un DC9, a Napoli Capodichino, sentii mancarmi la terra sotto i piedi quando l’aereo si alzò, una sensazione incredibile. Arrivati in quota la cosa andava meglio, ero sereno. La gentilezza delle hostess e steward mitigarono e fecero sparire la sensazione di paura provata. Non sapevo che dopo circa venti minuti l’aereo sarebbe sceso a Roma Fiumicino. L’aereo perdeva quota velocemente, quando le ruote toccarono la pista, io nel mio posto tentavo di frenare con i piedi e le mani si stringevano ai braccioli. Provavo una morsa allo stomaco, ero terrorizzato, stringevo la mano a mia moglie, ero teso, bocca secca.
Superare la paura di volare grazie alla bellezza del viaggio
Da Roma a Sidney invece fu tutt’altra cosa. Un’enorme Boeing 767, sembrava un’astronave, non sentivi assolutamente nulla sia in salita che discesa: stupendo! Mi dissi questo è volare, ma non avevo fatto i conti con i vuoti d’aria e le vibrazioni delle turbolenze: sembrava che l’aereo stesse per precipitare. Arrivati sull’Oceano Indiano trovammo diversi vuoti d’aria che muovevano l’aereo in alto e in basso di diversi metri e ad ogni turbolenza sentivamo un improvviso vuoto allo stomaco.
Viaggiare è diventata una componente importante della mia vita, non posso e non devo permette alla mia paura di controllare le mie scelte, non posso fermarmi. Il pensiero di quello che posso vedere nei viaggi ha fatto sì che partire sia diventata per me la più bella e coraggiosa delle azioni.
In tutti questi anni ho sviluppato un po’ di tecniche di sopravvivenza per i viaggi in aereo. In particolare quello che faccio è concentrarmi tantissimo su qualcos’altro (leggere un libro, parlare con qualcuno), mentre nel frattempo le mie gambe mi portano sull’aereo e le mie mani chiudono la cintura di sicurezza. Faccio altro in modo che la mia mente non abbia lo spazio e il tempo per iniziare ad assaporare la paura. Non realizzo. Non mi do il tempo, non me lo permetto.
Quando constato che la hostess chiude il portellone è fatta. Cosa posso fare a quel punto? Nulla, solo aspettare che il portellone si riapra, all’arrivo. A quel punto comprendo che non sono più io il responsabile della scelta di volare, non posso più modificare il corso degli eventi, non devo più scegliere tra prenotare o non prenotare, salire o non salire. Chiuso il portellone, fine delle scelte. Si rimane seduti, stop.
Comunque conforta il pensiero che raggiungere velocemente nuovi luoghi, dove poter appagare curiosità e sete di conoscenza di nuove usanze, costumi e vedere cose diverse è una delle cose a cui non rinuncerei mai.