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Gita ad Altavilla Irpina: visitiamo il Museo Gente Senza Storia

Oggi ci rechiamo in provincia di Avellino, precisamente ad Altavilla Irpina, tale cittadina è ubicata lungo la SS 88 che collega Avellino a Benevento, pertanto provenendo dall’autostrada Napoli-Bari bisogna uscire ad Avellino Ovest e proseguire per Benevento imboccando la  SS 88 e dopo circa venti chilometri si giunge ad Altavilla.

Il territorio comunale si estende su tre colli (Torone, Ripa e Foresta) che si affacciano sulla Valle del Vellola e del torrente San Giulio  ed è ben protetto alle spalle dalla cresta montuosa di Toro, San Mango e Sassano.

Le origini di Altavilla sono certamente antiche: addirittura, vi è chi ritiene che Virgilio l’abbia riportata nell’Eneide, col nome di Poetilia. Sembra che nel 1882 Giovanni Verga vi ci ambientò il romanzo Il marito di Elena.

Le prime notizie storiche risalgono invece al castello, denominato di Altacauda, presente in epoca longobarda nel territorio comunale (vi ricordate la visita a S. Angelo dei Lombardi? Si sempre loro i Longobardi!). Si arrivò poi, dopo varie vicende, nel XII secolo alla dominazione dei Normanni. In seguito il feudo, dove era ubicata Altavilla, fu assegnato alla famiglia De Capua e solo allora si giunse al nome di Altavilla, infatti il feudatario Luigi De Capua ricordava il proprio casato nonché la sua provenienza dall’omonima città in Normandia.

Il Paese dello zolfo nella storia

È conosciuto come il paese dello zolfo per la presenza di uno dei più importanti giacimenti della Campania rinvenuto alla fine del XIX secolo. Difatti durante il periodo del fascismo il Duce vi fece visita in maniera pomposa, definendo le miniere di zolfo di Altavilla di interesse strategico per lo sviluppo dell’Italia ( si trova in giro ancora qualche persona ottantenne che ti racconta di questa visita che animò la vita dell’epoca e dei paesini circostanti).

Il fenomeno dell’emigrazione ha colpito e continua a colpire questo comune irpino a causa delle difficili condizioni di vita e povertà di risorse, oggi invece dovuta alla scarsa o nulla possibilità di trovare impiego per i giovani che spesso raggiungono alti livelli di istruzione e formazione universitaria.

“Come nel resto della Campania” – scrive Wikipedia – “l’emigrazione anche dal comune irpino può dirsi cominciata con l’Unità d’Italia, quando in tutto il Sud Italia vennero difatti importate le regole sociali ed economiche di uno Stato (quello piemontese unificatore) che era sentito straniero, dando inizio a quelle problematiche storicamente poi rese con la locuzione di questione meridionale”.

Al “Museo della Gente senza storia” per mantenere viva la memoria

museo gente senza storiaOggi siamo venuti per visitare il “Museo della Gente senza storia”. Esso è stato costituito dopo il terremoto del 1980, espone abiti restaurati originali del periodo tra il 1790 e il 1840 ritrovati proprio in queste zone della Campania. Interessanti soprattutto perché sono una testimonianza unica del vestiario del periodo, altrimenti rappresentato solo iconograficamente.

Infatti è difficile trovare in altri musei gli abiti delle persone semplici: contadini, pastori, cacciatori, etc. delle epoche passate; è sempre difficile trovare tracce di questa Gente senza storia.

Reperti e costumi sono esposti in teche lungo il porticato del chiostro del seicentesco monastero dei verginiani, dove vi sono ubicati anche gli uffici municipali.

La nostra guida è un’esperta bibliotecaria che ha dato anima e corpo per la nascita di questo museo e per il restauro degli abiti. Contribuendo anche alla registrazione dei vari reperti, alla sistemazione, al restauro fino ad arrivare, finalmente, ad una sede degna di tale Museo.

Il tesoro “senza storia” custodito al Museo

museo gente-senza-storiaDicevamo che negli anni immediatamente successivi al sisma del 1980, a seguito della ristrutturazione post-terremoto, nelle fondamenta di vecchie abitazioni sono stati ritrovati i primi reperti, mentre nel corso dei lavori di scavo eseguiti dalla società Snam dell’ENI, (sul territorio del comune di Altavilla vi è il passaggio del gasdotto Italia-Algeria) sono stati trovati ulteriori importanti reperti.

altavilla museo gente senza storia

Vi sono delle ceramiche d’impasto bruno, rinvenute in un gruppo di tombe a fossa della tarda età del Ferro. Nelle teche è possibile vedere il corredo di una tomba sannitica con ceramiche a vernice nera, una punta di lancia e un coltello di ferro, due bacinelle di bronzo, ganci figurati di un cinturone di bronzo sannitico. Interessante la tomba a cassa di tegole di VI-VII secolo d.C. ricostruita, al cui interno è posizionato un defunto in posizione supina ed una statua lapidea acefala di un giovane togato di epoca romana.

Il percorso prosegue con reperti di età medievale e rinascimentale recuperati durante i lavori di restauro di alcuni edifici di Altavilla, come un capitello in pietra canosina e stucco del 1270 decorato con motivi floreali e un gocciolatoio lapideo. Alla fine del corridoio inizia lo spazio dedicato ai tessuti degli inizi del XIX secolo, recuperati, dopo il terremoto del 1980, in occasione dello svuotamento del cimitero dei poveri, la Terra Santa, utilizzato tra 1700 e 1840, collocato nella cripta della Collegiata dell’Assunta.

museo altavilla campaniaIn mostra abiti di contadini dell’800, calzoni in fustagno, panciotto e camicia più reticella col capo per l’uomo; gonna, scolla, grembiule, camicia e busto per la donna. Grande tenerezza suscitano gli abiti di bambini datati tra 1810 e 1830. Vi è anche anche una  divisa da lavoro in tela cotonata bianca e blu .

gente senza storia visita campania

In un’altra vetrina sono esposti un completo femminile popolare del 1800-1810 ed un vestito in lino bianco di una giovane fanciulla, decorato da strisce di cotone cirè formanti rosette.

Tra le varie raccolte quella che ci ha più colpiti è la lettera originale che Giuseppe Garibaldi scrisse al vecchio proprietario delle miniere di Zolfo, tal Di Marzo, per ringraziarlo del sacco di zolfo che questi gli aveva regalato per la sua vigna di Caprera a seguito del suo ritiro.

Un pezzo di storia italiana che è passato per questi luoghi…

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Pellegrino Villani

Pilgrim è l'equivalente inglese di Pellegrino: possiamo ritenerci un po’ tutti pellegrini, ovvero persone in cammino, che vivono la propria vita come una continua scoperta. Infatti vivere è scoprire le bellezze del quotidiano, anche quelle più ovvie e quindi più nascoste nelle pieghe delle nostre giornate ordinarie.


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RosaDiLeva
RosaDiLeva
6 anni fa

Non conoscevo assolutamente questo posto, grazie; ah, la bellezza di questo portale!!!
Dopo aver letto il tuo racconto, ho organizzato con degli amici una visita al museo per marzo e a tal proposito volevo chiederti se puoi consigliarmi anche qualcosa da abbinare al percorso.

Grazie!

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