
Folclore in Toscana: l’imperdibile Palio dei Rioni di Castiglion Fiorentino
Quattro giri nella polvere, sei fantini su sei cavalli, per un solo scopo: conquistare il drappellone, ambitissimo da ognuno dei tre Rioni che essi rappresentano. Una battaglia, fra colpi di nerbo e giochi di squadra, nella splendida cornice di piazzale Garibaldi.
Siamo a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, e ciò che si va a descrivere è una delle sue più sentite e radicate tradizioni: il Palio dedicato alla sacra immagine della Madonna delle Grazie del Rivaio. A contenderselo, la terza domenica di giugno di ogni anno, sono i Rioni (o Terzieri) in cui si suddivide la cittadina con il relativo territorio comunale: il Cassero, Porta Fiorentina e Porta Romana.
Quaranta edizioni raggiunte nel 2018 da una manifestazione che, in realtà, vanta radici assai più antiche. E che, col suo fascino accresciutosi di volta in volta, infiamma i cuori degli abitanti di uno dei borghi più belli della Toscana meridionale.

Le antiche origini del Palio, dal medioevo all’età contemporanea
Il Palio di Castiglion Fiorentino si corre, almeno nella sua “era moderna”, dal 1977. Tuttavia, le sue origini storiche, culturali e anche spirituali, sono decisamente più remote.
Vi è, anzitutto, la ripartizione del centro abitato in Rioni o Terzieri, frutto della sua peculiare organizzazione in epoca medievale. Fra il XIII e il XIV secolo, mentre lo strategico borgo sovente passava di mano fra i suoi potenti vicini (Arezzo, Perugia e Firenze), la popolazione risultava suddivisa – per lo più, per ragioni amministrative e fiscali – in tre Terzieri: quello di Mercato a nord, quello di Retina a est e quello di Sub Castiglione a sud (per approfondire).
La ripartizione era decisa sul criterio del numero dei “fuochi” (famiglie) residenti nel singolo Terziere, a prescindere dal censo: ciascuna zona, dunque, era popolata tanto da gente di nobile lignaggio quanto da semplici popolani, categorie ambedue importanti per la crescita del borgo.
Questa, terminata l’epoca dei continui cambi di potere con la definitiva conquista, ad opera di Firenze, nel 1384 di Castiglione (che, da allora, divenne “Fiorentino”), seguitò fino a renderlo uno dei centri più vitali dapprima del Ducato mediceo e, successivamente, del Granducato di Toscana.
Ed è proprio all’epoca granducale che risale la rilevante componente spirituale dell’odierno Palio castiglionese. Sul lato settentrionale del colle ove sorge il borgo, nell’area nota come Rivaio, si trovava, infatti, una “maestà”, cioè un’edicola, dedicata alla Madre di Gesù. Al centro, figurava un’immagine dipinta, da autore ignoto, probabilmente fra il XV e il XVI secolo. Essa divenne meta di un sensibile pellegrinaggio tanto degli abitanti locali quanto delle genti che ascendevano a Castiglion Fiorentino dalle lande (all’epoca palustri) della Valdichiana.
L’importanza della sacra immagine fu tale che nel 1625 fu eretta e consacrata una prima cappella. A seguire, dato l’imponente afflusso di fedeli, fu decisa la costruzione di un grande edificio di culto: il Santuario della Madonna delle Grazie del Rivaio, realizzato a partire dalla metà del XVII secolo. La celebre immagine sacra fu collocata dietro l’altare maggiore, ove si trova tutt’oggi. Il relativo culto, mai sopitosi presso i castiglionesi, avrebbe fatto sì che, secoli dopo, le si sarebbe dedicato lo stesso Palio castiglionese.

Allorché, infatti, Castiglion Fiorentino si sviluppava ulteriormente e i suoi agri, a seguito dell’imponente bonifica settecentesca (per saperne di più), divenivano fertili, anche in questo angolo di Toscana, terra di Palii e di Giostre (approfondisci), iniziarono a tenersi corse di cavalli.
Il loro originario scenario era costituito proprio dalle campagne limitrofe al borgo, ove, almeno sin dal 1833, si organizzavano Palii alla lunga: cavalli e fantini, cioè, si sfidavano in una gara, di solito su un percorso lineare in terra battuta, che si concludeva in un punto diverso rispetto a quello di partenza.
Una svolta si ebbe il 5 giugno 1864: in occasione della Festa dello Statuto, fu disputato il primo Palio alla tonda. Luogo dell’evento fu il piazzale Garibaldi (noto comunemente a Castiglion Fiorentino come “Parterre”), che da quel momento sarebbe stato il classico teatro delle corse di cavalli castiglionesi.
A partecipare non erano ancora gli odierni Rioni, ma semplici privati con i propri animali. La gara, peraltro, rientrava in una più ampia rassegna, nota come Festa delle Chiocane, dal nome dei caratteristici mazzetti di ciliegie che i giovani del tempo erano soliti regalare alle proprie amate.
Fu solo nel 1935 che si decise di creare un vero e proprio Palio da contendersi fra Rioni corrispondenti agli antichi Terzieri cittadini. La manifestazione progredì nel tempo grazie all’impegno degli abitanti e, salva la parentesi imposta dalla seconda guerra mondiale, si protrasse fino agli anni ’50. In tale ultima epoca, i lavori di asfaltatura di piazzale Garibaldi e il fallito tentativo di trovare un’altra collocazione al Palio, fecero sopire la manifestazione per circa un ventennio.
Fu nel 1977 che, ricostituiti i Rioni, si riprese a correre il Palio, ovviamente nella sua irrinunciabile cornice di piazzale Garibaldi. Da allora, salve due edizioni cancellate (nel 1989 e nel 1994), l’evento si è tenuto senza interruzioni. E, in oltre un quarantennio, sotto il sapiente operato dell’Amministrazione comunale, della Pro Loco e dell’Ente Palio (istituito nel 2015), la manifestazione è cresciuta e si è evoluta, divenendo oggi una delle più importanti, nel suo genere, all’interno del panorama italiano.

Riportati a nuova vita nella seconda metà degli anni ’70 del Novecento, i Terzieri oggi si estendono su un territorio sito non solo entro le mura castellane di Castiglion Fiorentino (ove riprendono, approssimativamente, i confini dei loro “predecessori” medievali), ma anche presso l’intera area comunale. Ne fanno, dunque, parte, oltre alle antiche e graziose vie, piazze e costruzioni del centro storico del capoluogo, pure le sue vivaci frazioni, disseminate fra la piana chianina e le pendici del prospiciente Antiappennino toscano.
Gli odierni Rioni sono:
- il Cassero, corrispondente all’antico Terziere di Retina. Batte bandiera biancoceleste ed ha, quale emblema, l’omonima Torre che domina il borgo, dalla quale riceve il proprio nome. Include la parte orientale del capoluogo comunale e del relativo territorio, quest’ultimo corrispondente per lo più alla piccola Valle di Chio;
- Porta Fiorentina, che corrisponde all’antico Terziere di Mercato. Dai colori arancione e verde, sfoggia un giglio bottonato come emblema. Il Rione prende il nome dall’omonima porta situata nella parte nord delle mura castellane e così denominata in chiaro riferimento alla città di Firenze, verso cui è rivolta. Il suo territorio include la parte settentrionale del capoluogo e del territorio comunale;
- Porta Romana, corrispondente all’antico Terziere di Sub Castiglione. Inalbera colori giallo e rosso e possiede, quale emblema, la Lupa capitolina che allatta i gemelli. Il Rione riceve la denominazione dall’omonima porta a sud del borgo (detta anche “Porta San Michele”), così chiamata in quanto rivolta in direzione di Roma. Comprende, per l’appunto, la porzione meridionale del capoluogo e del territorio comunale, incluso, in quest’ultimo, lo storico Castello di Montecchio Vesponi.

Pressoché dall’eguale seguito popolare, i Terzieri castiglionesi animano la vita di Castiglion Fiorentino per l’intero arco dell’anno mediante manifestazioni organizzate, su base meramente volontaristica, dai loro contradaioli:
- il Cassero, durante il mese di maggio, realizza la “Festa Medievale BiancoAzzurra”, presso il piazzale della Torre;
- Porta Fiorentina, dal canto proprio, organizza, fra agosto e settembre, “Bisteccando” e sempre in quest’ultimo mese, i “Giorni di Bacco”. Ambedue le rassegne, di carattere enogastronomico, si tengono presso i giardini di piazza Matteotti;
- Porta Romana, infine, è fautrice in febbraio di “Pane, Pizza & Fantasia”, nonché di “November Fest” in novembre. Trattasi anche in tal caso di eventi enogastronomici, entrambi organizzati nel vicino centro medievale di Montecchio Vesponi.
L’attività dei Terzieri, tuttavia, raggiunge l’apice con l’avvicinarsi del tempo del Palio.
Anzitutto, i Rioni si sfidano, nelle settimane che precedono la corsa, in tornei sportivi (calcio, calcetto e pallavolo) presso il Palazzetto dello Sport “Fabrizio Meoni” e lo Stadio “Emanuele Faralli”.
Inoltre, il sabato precedente il weekend del Palio, presso piazza del Municipio si tiene, fra i Terzieri, la Gara dei Musici e degli Sbandieratori. Questi ultimi, entro la relativa compagine di appartenenza, mettono a frutto il duro lavoro profuso negli allenamenti dei mesi precedenti, confrontandosi in complessi esercizi di fronte a una giuria.
Infine, la sera precedente al Palio, i contradaioli danno vita, nei rispettivi Rioni, alle suggestive cene propiziatorie. Fra piatti tradizionali, brindisi e canti, essi cercheranno di ottenere gli auspici della buona sorte per aggiudicarsi, l’indomani, il drappellone. Per il quale, i cuori già battono forti all’unisono ormai da giorni.

I protagonisti della corsa: cavalli e fantini
In effetti, quando giunge l’attesissimo fine settimana della gara, le dirigenze rionali hanno già svolto gran parte del proprio lavoro.
In particolare, hanno già provveduto all’ingaggio dei cavalli e dei fantini.
I primi, rigorosamente mezzosangue, a differenza che altrove, vengono scelti dai Rioni, che in tempo di Palio li ospiteranno presso le rispettive stalle. Ogni Terziere può ingaggiare tre cavalli, due destinati alla gara e uno di riserva.
Fra le peculiarità del Palio di Castiglion Fiorentino vi è, infatti, che (dal 2004, salvo un previo esperimento nel 1979) ciascun Rione prende parte alla corsa non con uno, ma con due cavalli (e altrettanti fantini).
I nomi degli animali prescelti dovranno essere comunicati al Magistrato del Palio, affinché essi siano sottoposti alle opportune visite veterinarie (che si tengono il giovedì antecedente alla gara). Lo scopo è verificarne l’idoneità a partecipare alla corsa, nel precipuo interesse della loro salute: solo superate positivamente le visite, i cavalli potranno gareggiare.
Peraltro, a tutela degli equini, il regolamento impone ai veterinari di procedere a un prelievo ematico sia alla vigilia che al termine della corsa, onde accertare l’eventuale somministrazione di sostanze illecite.
Gli altri protagonisti del Palio sono i fantini. Il prestigio della manifestazione castiglionese fa sì che annualmente ivi si mettano in gioco importanti atleti, molti dei quali già noti (ovviamente col proprio soprannome) negli altri Palii italiani. Incluso il più celebre di tutti: quello di Siena. Giuseppe Gentili detto “Ciancone”, Leonardo Viti detto “Canapino”, Adolfo Manzi detto “Ercolino”, Maurizio Farnetani detto “Bucefalo”, Salvatore Ladu detto “Cianchino” e Silvano Mulas detto “Voglia” sono coloro che hanno vinto sia a Castiglion Fiorentino che nella famosa cornice di Piazza del Campo. Ad essi si aggiungono altri fantini meno fortunati all’ombra della Torre del Mangia, ma non meno meritevoli e abili nella propria carriera: solo per citarne alcuni, Valter Pusceddu detto “Bighino” (detentore del record di vittorie a Castiglion Fiorentino, ben sette), Dino Pes detto “Velluto”, Francesco Caria detto “Tremendo”, Alessandro Chiti detto “Voragine”, Vincenzo Foglia detto “Frasca”, Sebastiano Deledda detto “Legno” e Massimo Columbu detto “Veleno II”. Non si tralasci, poi, che, nel 1979, in coppia col vittorioso “Canapino” (con i colori del Cassero), calcò la lizza castiglionese anche il famosissimo Andrea Degortes detto “Aceto“, il fantino più vincente a Siena nel XX secolo.
Onde far prendere dimestichezza ai fantini e ai cavalli con la pista e far affiatare le singole accoppiate scelte dalle dirigenze rionali, nei due giorni antecedenti il Palio si tengono una serie di prove in piazzale Garibaldi. Il venerdì ne vanno in scena due: una a sei e una a tre cavalli.
L’indomani, il copione si ripete: dapprima, si disputa la Prova Generale, con sei cavalli; a seguire il Memorial Beppe Gentili (meglio noto come Paliotto), gara con tre cavalli dedicata al citato Ciancone, che nel 1978 perì a seguito di un incidente occorsogli proprio in questa pista, durante le “corse di consolazione” del lunedì (oggi non più disputate), il giorno dopo aver vinto il Palio per Porta Romana.
Di lì in poi, frattanto che dalle vie del borgo si alzeranno i canti delle cene propiziatorie, il silenzio calerà sulla lizza di piazzale Garibaldi fino al giorno della verità, l’indomani, quando fantini e cavalli lotteranno per portare nel proprio Rione il Palio.

Il corteo storico
La mattina del Palio, nel Santuario della Madonna delle Grazie del Rivaio si celebra la solenne Messa al termine della quale si svolge la benedizione dei cavalli e dei fantini. Degli stessi, di lì a poco, si effettua la segnatura ufficiale presso il Municipio.
Nel frattempo, nei Terzieri fervono i preparativi per l’imponente corteo storico che si terrà nel pomeriggio.
Decine di figuranti indossano splendide monture che rievocano i fasti della Castiglione medievale. Fra di loro, gli sbandieratori e i musici dei Rioni scandiscono, con le loro esibizioni, il transito della propria compagine dalla relativa sede a piazza del Municipio, ove ha inizio il corteo.
Fra il severo Palazzo Comunale e le eleganti Logge Vasariane, i Rioni, nelle loro mirabili comparse, fanno il proprio ingresso intorno alle 15.30 circa, in un tripudio di bandiere, tamburi, chiarine, costumi dalla pregevole fattura e, soprattutto, le grida e i cori di sostegno dei propri contradaioli. Armati, paggi, cavalieri e dame rappresentanti delle antiche nobili famiglie, ma anche popolani, mercanti, artigiani, religiosi e molteplici ulteriori figure ricostruiscono la popolazione castiglionese fra il XIII e il XIV secolo.
Non manca la rappresentanza dell’amministrazione comunale, in particolare l’araldo, la cui voce accompagna la parte “preagonistica” della manifestazione. È costui a leggere il bando che dà ai castiglionesi l’annuncio ufficiale dell’imminente Palio dedicato alla Madonna delle Grazie del Rivaio.
Frattanto, il sontuoso corteo muove da piazza del Municipio, per seguire un percorso che tocca via San Michele, piazza del Collegio, via Roma, piazza Sant’Agostino, via Dante e corso Italia, culminando in piazza San Francesco. Da qui, la rappresentanza comunale scorta il drappellone fino alla lizza di piazza Garibaldi, ove l’ambito premio viene issato sul palco d’onore, per poi essere consegnato dal sindaco, al termine della carriera, al presidente del Rione vincitore. I figuranti dei Terzieri, invece, insieme agli altri contradaioli, raggiungono il Parterre coi propri abiti civili e soprattutto con gli immancabili fazzoletti e i canti che preparano l’atmosfera di sana sfida paliesca fra le tre compagini rionali.

Il Palio
Una pista in tufo, tra due file di steccati che la racchiudono fra le tribune esterne e la piazza interna, tanto le prime quanto la seconda gremite da migliaia di contradaioli. E anche, sempre più nel corso degli anni, da centinaia di visitatori, che ivi accorrono richiamati dal crescente prestigio del Palio castiglionese.
Splendida è la cornice di piazzale Garibaldi: da un lato, la rupe, ammantata di cipressi, che delimita la collina a nord del borgo; dall’altro, le imponenti Mura Pisane, dietro alle quali i tetti degli antichi palazzi, i campanili delle chiese e la Torre del Cassero svettano come spettatori curiosi di conoscere l’esito di una manifestazione che preserva la memoria storica di Castiglion Fiorentino e ne rinsalda i legami fra gli abitanti.
Mentre la luce del giorno inizia a tingersi d’arancio, alle 18.45 un colpo di mortaretto avvisa i Rioni che i cavalli dovranno essere in pista entro quindici minuti. Pertanto, i fantini indossano le casacche, i pantaloni e gli zucchini dei Terzieri di appartenenza, per poi ricevere i cavalli dai “barbareschi” (gli addetti alla cura degli animali), montandoli “a pelo” (senza sella). Anche gli animali sono contraddistinti dai colori del proprio rione, presenti nelle spennacchiere apposte sulla loro fronte. Forniti di nerbo, i fantini conducono i cavalli sulla lizza, fra le grida dei contradaioli.
Si dirigono quindi al punto in cui sarà data la partenza (più propriamente, la mossa), ad opera della figura che sarà giudice inappellabile della corsa: il mossiere.
Fantini e cavalli si posizionano fra i due canapi in base a un ordine stabilito da un precedente sorteggio, il cui esito è letto dall’araldo: i fantini del Rione estratto per primo si collocano al primo e al quarto posto dallo steccato; quelli del Rione estratto per secondo al secondo e al quinto; infine, quelli del Rione estratto per ultimo, al terzo e al sesto. Spetta ai fantini della singola coppia decidere quale, fra le due posizioni assegnate al rispettivo Terziere, occupare.
In linea di principio, il mossiere è chiamato a dare il via allorché tutte e sei le accoppiate risultino allineate. Tuttavia, il regolamento precisa come la mossa sia valida a suo giudizio insindacabile: il mossiere, pertanto, potrebbe decidere la partenza quand’anche i cavalli non fossero posizionati come da sorteggio.
Non di rado, più false partenze (cioè, annullate dal mossiere, che ne dà avviso ai fantini mediante lo scoppio del mortaretto) rinvigoriscono la tensione e il pathos del momento. Presto o tardi, tuttavia, giunge il momento decisivo, quello in cui i canapi vengono abbassati per la mossa valida.
Mentre il mossiere abbandona rapidamente la propria postazione, venendo condotto “al sicuro” lontano da piazzale Garibaldi, i fantini e i cavalli iniziano una corsa al cardiopalma. Calati i canapi, è ammesso pressoché ogni ostacolo, inclusi colpi di nerbo, fra i protagonisti della sfida. Gli zoccoli dei cavalli sollevano la polvere sulla lizza, mentre i contradaioli, fra piazza e tribune, incitano i propri fantini. Essendovene due per Rione, non di rado si assiste a giochi di squadra per favorire una delle accoppiate fantino-cavallo della singola compagine, con l’altra che tenta di ostacolare gli avversari.
Quattro giri, mozzafiato, per circa un minuto e mezzo, interrotti dal doppio scoppio finale del mortaretto, mentre il fantino vittorioso alza il nerbo al cielo di Castiglion Fiorentino, fra lo sventolio dei fazzoletti dei suoi contradaioli.
Intanto che questi ultimi invadono la pista, lo splendido drappellone (annualmente dipinto a mano dall’artista che risulta vincitore dell’apposito concorso nazionale) viene loro consegnato. Fra lacrime di gioia e abbracci, il popolo del Rione vincitore si reca fino al Santuario della Madonna delle Grazie del Rivaio, a rendere omaggio all’immagine sacra. Raggiunge quindi la propria sede, con festeggiamenti che dureranno per giorni, fino alla cena della vittoria (di regola, in programma il sabato seguente).

Mentre un Rione gioisce, gli altri due patiscono la sconfitta. Le espressioni, ora di giubilo, ora di rammarico, sono palesate non solo dai contradaioli adulti, ma anche da quelli più giovani, persino giovanissimi, sempre più partecipi alla vita rionale. E quest’ultimo dato fa intendere come il Palio abbia un futuro assicurato. E che, ancora a lungo e stavolta senza alcuna interruzione, i Rioni animeranno la vita di Castiglion Fiorentino, scaldando i cuori dei suoi abitanti e quelli degli appassionati che ogni anno s’innamorano di una delle più genuine manifestazioni della Toscana e dell’intera Italia.
Si ringrazia, per le informazioni sul Palio e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto, l’Associazione Ente Palio Città di Castiglion Fiorentino.
Ringraziamenti particolari ad Andrea Sereni della commissione folclore dell’Ente Palio per le precisazioni e i chiarimenti e a Padre Emanuele Di Mare per le informazioni sulla storia del Santuario della Madonna delle Grazie del Rivaio.
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