
Weekend in Polonia, diario di viaggio a Cracovia in inverno

1° giorno di viaggio: il freddo dei campi di sterminio
Spinti dal desiderio di conoscere una città ricca di storia e di cultura, abbiamo deciso di visitare Cracovia, che credevamo ancora non interessata da flussi turistici di italiani.
Già dalla partenza dall’aeroporto di Napoli-Capodichino abbiamo avuto modo di ricrederci: l’aereo era pieno di turisti italiani e di scolaresche di liceo che si recavano a Cracovia in visita di piacere o di istruzione.
Appena giunti all’aeroporto di Cracovia e siamo usciti dall’aereo vi è stato l’impatto con le temperature polari, ma la situazione è precipitata non appena usciti sul viale di accesso all’aeroporto, vento gelido che faceva percepire una temperatura inferiore a quella evidenziata sui tabelloni digitali: -5 C°. Non eravamo avvezzi a tali temperature, dalle nostre parti si ha quasi sempre sole con valori di temperatura sempre sopra lo zero.
Prima di partire da Napoli abbiamo cercato di pianificare il viaggio, volevamo vedere tantissime cose, ma il tempo a disposizione, i mezzi di trasporto e la conoscenza dei luoghi imponevano delle scelte. Pertanto grazie ad amici comuni abbiamo contattato una persona a Cracovia che parlava italiano ed aveva conoscenza dei luoghi. Così abbiamo individuato Alberto che faceva proprio al caso nostro! Arrivati a Cracovia abbiamo scoperto essere una persona gentile, disponibile, educato e profondo conoscitore della storia polacca.
Così consigliati da lui per recuperare la giornata di venerdì ci ha portati a Birkenau. Ragazzi appena giunti all’ingresso di questo grande ex campo di concentramento, praticamente in aperta campagna, sferzato dal vento gelido e la visione delle baracche, ci ha provocato un senso di disagio. Vedere quel binario che entra dentro il campo, visto in tanti film ed in televisione, ma vi assicuro che vederlo da vicino è tutt’altra cosa!
I pannelli con le foto posti nel campo ci aiutano a comprendere la grande tragedia che si è consumata. Il nostro accompagnatore ci dava spiegazioni dei luoghi e di cosa facevano ai prigionieri. La visita della baracca dove erano alloggiati i bambini con le mamme è stata toccante. Vedere i bagni, i luoghi dove dormivano sui tavolacci, qualche disegno alle pareti che ci ricordava la presenza dei bambini ci ha fatto star male. Pensare a quei bambini, con quel vento gelido e neve ti assicuro che è stata un’emozione forte.
Dopo siamo andati ad Auschwitz e qui abbiamo trovato una grossa organizzazione e controlli con metal detector all’ingresso. Abbiamo visitato i vari fabbricati presenti, attraversato stanze, salito scale e attraversato stanzoni con degli enormi mucchi di oggetti quotidiani, come pettini, bicchieri, scarpe, valige, etc.; vedere le foto alle pareti delle persone passate in quei luoghi, visionare i bagni ed i dormitori ci ha provocato altre emozioni forti.
Per completare la visita siamo entrati nel luogo dove facevano morire asfissiati dai gas i prigionieri ed affianco a questo locale i forni crematori. Il nerofumo di cui erano impregnati le pareti e l’intonaco, il luogo chiuso… Ti assicuro che ho percepito l’odore di carne bruciata! Siamo usciti velocemente e considerata l’ora pomeridiana inoltrata, ci siamo avviati all’albergo posto al centro di Cracovia nel vecchio quartiere ebraico.
Lungo la strada Alberto visto che eravamo taciturni, ci ha portati in un locale dove servivano tè, cioccolata calda, pizzette e pane caldo appena sfornato. Ci ha fatto riprendere e ci ha detto che i polacchi non sono contenti di questi luoghi, non vogliono farsi ricordare per colpe non commesse da loro. Ma questa è storia e purtroppo il passato non può essere cambiato.
La sera, dopo quelle visioni non avevamo voglia di cenare ed era passata anche la fame, considerato anche che la temperatura era scesa a -14 C° .
2°- giorno di viaggio: visita alle Miniere di Sale
Siamo usciti dall’albergo alle 10.00 e abbiamo atteso che il timido sole apparso rendesse la temperatura accettabile. Decidiamo di recarci al centro di Cracovia imboccando le stradine che portano al castello e lungo via Dominikaska siamo giunti all’incrocio con la via principale del centro, via Grodzka, una delle strade più animate del centro storico. Poco dopo giungiamo nel cuore di Cracovia: la stupenda piazza del Mercato.
Al centro della piazza si erge imponente il Sukiennice (palazzo dei tessuti), dove ha sede un mercato coperto, essenzialmente per turisti (infatti qui troviamo prezzi bassi rispetto ai nostri, ma superiore rispetto ai prezzi polacchi). Su un lato del Sukiennice si trova il famoso caffè che vide tra i suoi ospiti i più grandi intellettuali polacchi oltre che, pare, Stalin. Su un angolo della piazza, fa capolino in modo asimmetrico, la meravigliosa Basilica di S. Maria con, nascosta dietro, la bella chiesa di S. Barbara.
E’ consentito vedere la parte anteriore di quest’ultima, in modo libero, in quanto il resto è lasciato ai fedeli per pregare. Situazione strana: una chiesa divisa in due, metà “museo”, metà luogo di culto. Avendola visitata di mattina mattina presto quando non c’è questa divisione siamo riusciti a carpire l’anima essenziale e univoca del luogo. Abbiamo riscontrato la profonda devozione del popolo polacco nei confronti della Madonna. Infatti, nella basilica si trova un’immagine simile alla Madonna di Czestochowa, molto venerata.
Caratteristico lo spettacolo che offre un trombettiere che, allo scoccare di ogni ora, da una finestra della torre della Basilica, accenna un inno mariano, per poi interrompersi bruscamente: vuole essere la rievocazione storica di un trombettiere ucciso da una freccia tartara sui bastioni della città mentre stava dando l’allarme dell’avvicinarsi a Cracovia dell’esercito nemico.
Dopo qualche piccolo inconveniente con l’ufficio cambi ubicato sulla piazza, ci siamo diretti alla stazione di Glowny, dove abbiamo preso il treno per andare a visitare le Miniere di sale di Wieliczka a 26 Km. da Cracovia. Le miniere sono stupende e non è un caso che siano un Patrimonio dell’Unesco. I numeri sono da capogiro: otto livelli che giungono fino a 515 metri di profondità, 150 Km di gallerie, 500 minatori impegnati nella manutenzione, 500 visitatori alla volta (almeno quando siano scesi noi). La parte visitabile si spinge “solo” fino a 150 m di profondità. Stupende le sculture create dai minatori e realizzate nel tempo libero. Imperdibile la chiesa creata nel sottosuolo dove tutto, eccetto la balaustra della scala e i lampadari, è scolpito nel sale.
Lo staff stava preparando la grande sala della chiesa di sale per una manifestazione musicale che si sarebbe svolta in serata. Abbiamo anche scoperto che la domenica la discesa è libera con l’ascensore per andare ad ascoltare la Santa Messa. La guida in italiano che ci ha accompagnato nel giro è stata generosa di particolari ed alle domande che le facevamo è stata sempre disponibile ed esauriente.
Siamo riemersi dalle viscere della miniera nel pomeriggio inoltrato, la visita è durata quasi tre ore! Per il rientro a Cracovia abbiamo preso l’autobus di superficie, per vivere la quotidianità del posto; nonostante la grande difficoltà della lingua abbiamo simpatizzato con i passeggeri del bus e con alcuni bambini che accompagnavano la mamma, chissà dove.
Tornati a Cracovia, abbiamo ammirato il calore del sole lungo il fiume Vistola che attraversa la città. Abbiamo fatto una breve visita ai giardini del Vescovado dove ha alloggiato Papa Wojtyla e ammirato la finestra da cui si affacciava per il sermone. Per al cena abbiamo individuato un locale lungo via Grodzka, il ristorante ungherese Balaton, uno dei più vecchi locali della città. Abbiamo mangiato un gulasch ungherese con cipolle e verdure in agrodolce.
Per concludere la serata siamo entrati in un locale dove vi era musica dal vivo, qui abbiamo tirato fino a tardi tra un bicchiere di birra ed una canzone. I ragazzi del trio che si esibiva erano bravi, la vocalist aveva una voce calda ed avvolgente.
3°- giorno di viaggio: in giro per il centro della città tra cultura e cenette interessanti
La mattina abbiamo visitato il quartiere di Kazimierz, sede del vecchio ghetto ebraico. Cracovia, infatti, custodiva una delle più grandi comunità ebraiche d’Europa prima dei tragici avvenimenti della seconda guerra mondiale.
Abbiamo preso il tram n°1c per recarci in periferia e precisamente a Lagiewniki, per visitare il convento dove è vissuta suor Faustina Kowalska, nel santuario della Divina Misericordia. Qui abbiamo visitato la vecchia chiesa con annesso il convento e siamo saliti sulla torre della nuova basilica consacrata da Papa Giovanni Paolo II. Che vista dalla torre! Si intravedevano i quartieri di Cracovia in fondo, il parco giochi e lunghe distese di verde.
Nel primo pomeriggio ci siamo avviati al tram per rientrare al centro di Cracovia per la visita al seminario dove è vissuto Wojtyla, prima come studente e poi come docente. In via Kanonicza al n° 19 siamo entrati nei locali dove è vissuto il Papa. Qui vi abbiamo trovato una raccolta degli attrezzi ginnici, della sua canoa, la macchina da scrivere, il letto, la scrivania, tutto sistemato in modo semplice ma che ti mostra la vita del giovano futuro papa scorrere attraverso il tempo.
Una visita ai bastioni della cittadella Twierdzy, sulla collina del Wawel ci consente di vedere il drago, simbolo della città, che erutta fuoco ogni 15 minuti per la gioia dei turisti e dei bambini che attendono trepidanti l’uscita delle fiamme.
Quanta umanità ai piedi della rocca: venditori ambulanti, turisti, polacchi, adulti e bambini che passeggiano sulla strada pedonale osservando i cigli sul ghiaccio che si è formato nel sottostante fiume Vistola.
Una visita all’interno delle mura è doverosa, però i musei del castello, oltre che avere una fila impressionante per comprare i biglietti, non hanno nulla di eccezionale da mostrare (sale spoglie e soffitti a cassettoni in legno). La Cattedrale invece è un luogo di grandissima importanza storica (basti pensare che qui venivano incoronati i Re polacchi), ma è stato difficile riuscire a a cogliere la sacralità storica a cui siamo abituati nelle nostre. L’unico collegamento con l’Italia è nella cripta dove è sepolta una discendente della casata degli Sforza, sposa del re Sigismondo I. Pare che sia stata lei a far entrare nella cucina polacca l’uso delle verdure, fino a quel momento inutilizzate, fatto che ha provocato anche dei risvolti in ambito linguistico. Infatti, l’insieme degli aromi per fare il brodo, in polacco si traduce in “roba italiana”. Così come la nostra insalata russa in Polonia vene tradotta in “insalata italiana”, probabilmente proprio a causa dell’abbondante uso di verdure con cui si cucina. Purtroppo però i polacchi non hanno mai imparato a cucinare le verdure come in Italia.
Doverosa è la visita al Museo Czartoryskich per ammirare la splendida “Dama con l’ermellino” (che in realtà è assodato essere un furetto) di Leonardo da Vinci, nonché il “Paesaggio con il buon samaritano” di Rembrandt. Vi è anche un’interessante esposizione di reperti etruschi e romani. Nella parte restante del museo sono esposti quadri di autori fiamminghi e pittori polacchi.
Abbiamo girato tre giorni per l’intero centro storico e non abbiamo mai avuto la sensazione di paura o di preoccupazione, a notte inoltrata abbiamo visto camminare ragazze sole senza che nessuno le importunasse. Per completare la serata e chiudere in bellezza il nostro soggiorno siamo stati a cena al Sasiedzi Restaurant, una vecchia trattoria polacca, che si sviluppa nelle cantine. Luogo favoloso, il rivestimento di mattoncini rossi delle parate dà quella sensazione di calore che ti fa sentire a casa. Il locale è molto pulito e c’è anche una cameriera che parla un po’ di italiano. Abbiamo mangiato i pierogi ruskiae, molto simili ai nostri agnolotti, un gulash polacco, dolci locali. I prezzi sono abbordabili e la qualità ottima.
4°- giorno di viaggio: è ora di ritornare
L’ultimo giorno eravamo abbastanza stanchi dai tanti giri dei giorni precedenti e ci siamo svegliati dopo le nove. Abbiamo fatto colazione con molta calma. Prima di andare in aeroporto abbiamo visitato un centro commerciale specializzato nell’abbigliamento, presente lungo la strada.
Alle 12.30 avevamo il check-in all’aeroporto… E anche questo viaggio è giunto al termine.
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