
Una festa cinquecentenaria: il Carnevale di Foiano della Chiana
L’Italia è terra di tradizioni che affondano le proprie radici nella notte dei tempi. Molte di loro sono scomparse nel corso dei secoli: alcune soppresse, altre incapaci di riprendersi dalle pause imposte dalle guerre, altre ancora semplicemente messe da parte e dimenticate.
Ma ve ne sono alcune che resistono imperterrite nel proprio corso.
Era il 1539. Le potenze europee erano nel pieno delle esplorazioni e delle conquiste coloniali. Carlo V d’Asburgo dominava su un impero talmente vasto che si diceva non vi tramontasse mai il sole. E proprio in un punto di quell’impero, a fianco di una landa paludosa com’era al tempo la Valdichiana, un piccolo borgo dette inizio ad una tradizione che resiste tutt’ora: il Carnevale di Foiano della Chiana.
Nel 2017 si toccheranno le 478 edizioni. Niente male per questo paese della provincia di Arezzo con neanche diecimila abitanti, accomunati da una sfrenata passione per i propri carri di cartapesta.
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Divisi e uniti per il Carnevale
A Foiano, l’aria del Carnevale si respira pressoché tutto l’anno. Ma è in prossimità del “Tempo di Settuagesima” (o “del Carnevale”), circa settanta giorni prima di Pasqua, che il centro toscano cambia totalmente aspetto. Tra i vicoli del centro storico, così come tra le strade dei moderni quartieri periferici, sotto le finestre e dai balconi spuntano come funghi centinaia di stendardi colorati.
Sono le bandiere dei quattro Cantieri in cui è divisa la popolazione foianese: gli Azzurri (di colore – ovviamente – azzurro), Bombolo (bianco-rosso), i Nottambuli (giallo-nero) e i Rustici (bianco-blu).
Sì, perché qui la realizzazione dei carri costituisce un’autentica gara tra questi Cantieri. Non conta chi arriva secondo. Conta chi otterrà dai giurati i maggiori consensi, per potersi fregiare dell’ambita Coppa del Carnevale.
Forse è stato proprio questo il punto di forza che ha permesso alla manifestazione di superare pressoché indenne il Novecento: l’idea di svolgere una gara tra i Cantieri in cui suddividere gli abitanti di Foiano. Fu negli anni ’30 che videro la luce gli Azzurri, i Rustici e Bombolo. I Nottambuli arrivarono nel 1961, dopo che altri Cantieri (Pacifici, Cuccioli e Vitelloni) erano apparsi e scomparsi dalla scena.
Sangue e passione
Uno degli aspetti che colpiscono chi giunge a Foiano della Chiana in tempo di Carnevale è la collocazione dei vessilli colorati.
Nei (molti) borghi italiani ove si svolge un palio, una giostra o comunque una manifestazione che contrappone rioni cittadini, ognuno di questi ultimi ha un territorio. A Foiano no. Le bandiere dei diversi Cantieri sventolano le une a fianco delle altre.
Ciò perché qui il territorio del singolo rione non comprende questa strada o quel palazzo. Il suo “territorio” è, semmai, la sua gente, unita non dal luogo di provenienza, ma da legami di sangue o di amicizia e da un immenso attaccamento ai propri colori.
C’è chi da piccolo entra in un Cantiere perché introdottovi da un genitore, chi perché è il Cantiere di un parente o di un amico, chi per mera simpatia. Non ha importanza il motivo: alla fine, il cantierista darà anima e olio di gomito perché la propria compagine trionfi.
Un anno di duro lavoro
I Cantieri non vivono solo in tempo di Carnevale. Quello è solo il coronamento di mesi di sforzi comuni. Per loro l’anno non inizia il 1° gennaio. Inizia parecchi mesi prima, quando si sceglie un tema, si acquistano i materiali e si comincia a realizzare il carro.
Non è impresa da poco, perché i carri di Foiano sono autentici colossi. Tanto che il regolamento impone di contenerne le dimensioni a 17 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 13 di altezza. Ma anche così l’effetto è che, quando sfilano per il paese, sembra che dei giganti ne percorrano le strade, preceduti da tante figure lillipuziane.
Non solo. I carri non sono più trainati da trattori come un tempo. Ormai da anni, essi vengono guidati da una postazione interna, da cui si controllano anche i complessi meccanismi che muovono le molteplici figure allegoriche che compongono l’opera. Basta avvicinarsi alle fiancate dei carri per rendersene conto. Talvolta i cantieristi aprono dei portelli tra la cartapesta e da lì si scorge l’interno del gigante: un nugolo di ingranaggi, leve, luci, casse acustiche, macchine del fumo e almeno un computer di supporto. I carri sono oggi autentici capolavori artistici ove la tradizione si è amalgamata con la tecnologia.
Il tema, peraltro, è tutt’altro che semplice. Ogni Cantiere è libero di decidere quello che ritiene più opportuno. Ma non vengono mai scelti temi banali. Sì, perché il Carnevale non è solo coriandoli e divertimento: i Cantieri costituiscono, soprattutto, luoghi in cui maturano la mente e il cuore. Ecco che allora i carri saranno ispirati ai temi più vari: dalla lotta tra le passioni dell’indole umana al pessimismo e alla rassegnazione insite nell’odierna società, dall’infernale natura di talune persone, tra egoismo e cattiveria, a tematiche di profonda attualità come la violenza sulle donne, il dramma dei migranti, le deturpazioni ambientali e la sempre maggior trascuratezza del patrimonio artistico italiano (solo per citarne alcuni delle edizioni più recenti).
Il mistero sui temi scelti dai singoli Cantieri pervade Foiano sino al primo giorno di Carnevale. Difatti, i carri vengono allestiti all’interno di un gigantesco capannone diviso in quattro settori indipendenti. Vietato sbirciare e, soprattutto, vietato ad ogni cantierista partecipante ai lavori rivelare all’esterno informazioni sul carro.
Si svelano le carte
Finalmente si giunge al giorno inaugurale della storica manifestazione foianese. Tanta è la voglia di Carnevale per gli abitanti del centro chianino, che qui la festa si celebra addirittura per cinque domeniche consecutive: inizia ben prima del tempo di Settuagesima e, di regola, si conclude la domenica seguente il martedì grasso. Salvi eventuali recuperi per maltempo.
In totale cinque appuntamenti, che prendono il nome di “corsi mascherati”.
La prima domenica ha un fascino tutto particolare. Al mattino, infatti, i cantieristi si ritrovano puntuali nel piazzale del capannone ove sono realizzati i carri, per la cosiddetta “apertura degli uscioni”. Tra giubbotti e fazzoletti recanti gli stemmi dei cantieri (una corona di oleastro alata e una spada per gli Azzurri, un cuore per Bombolo, un pipistrello per i Nottambuli e un elefante per i Rustici) e suggestivi effetti speciali e sonori, ogni Cantiere apre l’enorme portone d’ingresso al proprio settore e fa uscire il frutto di mesi di grande impegno.
Già si fanno i primi pronostici, ma è ancora presto: non è qui che si valutano i carri, né spetta ai foianesi a valutarli.
I carri di Foiano sotto gli occhi della giuria
Nel pomeriggio della prima domenica, i carri vengono condotti nel centro storico, per coprire, più volte, un tracciato prestabilito attraverso le strade di Foiano. In particolare, partiranno da Piazza Matteotti, percorreranno Corso Vittorio Emanuele e giungeranno in Piazza Fra’ Benedetto. Qui, da una terrazza, cinque giurati (un critico d’arte, un giornalista, un pittore, uno scenografo e uno scultore) scelti da un notaio, valuteranno le opere, dalla fattura all’attinenza con il tema prescelto.
I grandi carri allegorici, tra musiche di sottofondo ed effetti speciali, scorrono preceduti da decine di figuranti in costume che formano la relativa “mascherata”, muovendosi e ballando secondo un copione anch’esso studiato e provato più volte nel corso dell’anno. Anche le mascherate, peraltro, sono oggetto di un’apposita gara e pure esse vengono valutate da dei giurati (per la precisione, quattro: un coreografo, un costumista, un critico d’arte e un pittore).
La scelta dei giurati è tutt’altro che agevole. I temi sono complessi e il lavoro profuso sia per i carri che per le mascherate è tanto.
A ciò si aggiunga la maestria dei locali cartapestai, talmente rinomata che spesso i carri di Foiano (o parti di essi) si vedono sfilare, negli anni successivi, agli altri Carnevali italiani, dopo essere stati venduti dai Cantieri foianesi ai loro omologhi del resto dello Stivale.
Per di più, nel 2004 un carro foianese ricevette l’onore di sfilare al leggendario sambodromo di Rio de Janeiro, durante il Carnevale più famoso del mondo. Scusate se è poco!
Ciacce, cenci e un oceano di coriandoli
I corsi mascherati proseguono con lo stesso impegno per l’intero periodo carnevalesco: ogni domenica, carri e mascherate solcheranno diverse volte le strade del centro chianino, tra gli sguardi di migliaia di visitatori, i flash dei fotografi e l’occhio vigile dei cantieristi, attenti che ogni minimo dettaglio della loro opera funzioni sempre alla perfezione.
Ma la manifestazione foianese non è “solo” (e non sarebbe poco neanche in quel caso…) carri e mascherate.
Anzitutto, che Carnevale sarebbe senza i coriandoli? E qui fanno sul serio… Non solo perché li vendono ovunque. Ma anche perché, ad un’ora prestabilita, si tiene la cosiddetta “scoriandolata”: un cannone spara sulla folla vagonate di coriandoli, che come neve ricoprono il borgo e la gente. Si consiglia ai visitatori, una volta rientrati a casa, di munirsi di un pettine e di una scopa prima di spogliarsi: è praticamente impossibile non trovarsi centinaia di coriandoli tra i capelli o dentro ai vestiti e alle scarpe!
E che festa sarebbe senza cibarie? È arduo passeggiare per Foiano in tempo di Carnevale senza essere tentati dal profumo di “ciaccia fritta” (essenzialmente, un impasto di farina, lievito di birra, olio, acqua tiepida e sale, poi fritto) e di “cenci” (locali dolcetti carnevaleschi, a base di pasta frolla), venduti nei chioschetti e nei bar del paese. Né mancano stand alimentari ove è possibile degustare prodotti gastronomici locali.
Per i bambini, sono messi a disposizione un trenino, giochi gonfiabili, animazioni e dei piccoli carri (ove si può salire; ovviamente lo stesso non è consentito sui grandi carri dei Cantieri) che percorrono Foiano per tutto lo svolgimento del singolo corso mascherato.
E le maschere? Beh, non pensiate che a Foiano si possa solo assistere, da estranei, ad una gara. Premesso che qua è sempre molto apprezzato chi (piccolo o adulto) si presenti mascherato, ma l’organizzazione bandisce annualmente un concorso, aperto a chiunque, per maschere singole e gruppi. Il tema è libero, ma la fantasia necessaria per vincere i premi in palio è tanta.
Infine, non è trascurata la cultura: mostre d’arte, una gara di pittura e un concorso fotografico (non tralasciamo che questo è il paese della rassegna internazionale “Foiano Fotografia”) fanno da cornice alla pluricentenaria festa.
Il Re del Carnevale
L’atmosfera del corso mascherato conclusivo è diversa dal solito.
Le vie sono sempre sommerse di coriandoli e stelle filanti e l’atmosfera rimane gioiosa. Ma i volti dei cantieristi ormai tradiscono il pathos che li infiamma. Sanno che tra poco sarà letto il verdetto, tenuto segreto nei giorni precedenti. E potranno così sapere se il loro lavoro avrà ricevuto il riconoscimento che essi sperano.
Quando ormai le tenebre hanno avvolto Foiano, attorno alle 19, la folla si riversa in Piazza Matteotti.
La festa segue un preciso rituale che inizia con il “Funerale di Re Giocondo”.
Questi è l’immaginario “Re del Carnevale”: un gigantesco fantoccio impagliato ricoperto di pezza, con in testa una corona dorata e sul petto un medaglione, anch’esso dorato, riportante il numero dell’edizione in corso. Il suo regno su Foiano ha inizio al termine dell’ultimo Carnevale e si conclude alla fine del successivo. In questa occasione, il sovrano “morirà”, per poi essere sostituito da un omologo che, l’anno dopo, farà la stessa fine.
Il Re viene adagiato su un carro, il quale, preceduto da un corteo di persone, lo conduce in Piazza Matteotti: ogni partecipante reca con sé una “rificolona” (cioè, un lanternino), da cui il termine “rificolonata”, con cui è nota la processione. Alfine, il Re viene collocato in un angolo della piazza, in posizione eretta, sostenuto da alcuni pali di legno. Da lì, getterà il suo sguardo sull’atto conclusivo del Carnevale… e anche del suo regno.
Atto conclusivo che è proseguito dall’ingresso dei Cantieri nella Piazza. Ognuno ha realizzato per l’occasione un mini-carro accompagnato da una piccola animazione, che generalmente sintetizzano (ma non è detto) il tema proposto per l’edizione corrente. Un modo in più per sottolineare l’impegno e l’anima del singolo Cantiere.
Ormai l’emozione si taglia a fette, quando dagli altoparlanti della Piazza si ode la possente voce dello speaker della manifestazione, che dà lettura al “Testamento di Re Giocondo”: dopo un resoconto sui principali avvenimenti dell’anno trascorso in Italia e nel mondo, si svelano bizzarri (se non tragicomici) episodi accaduti alla gente di Foiano, accompagnati da ironici lasciti ordinati dal Re in favore dei malcapitati. Il tutto avviene fra le risate del pubblico, che in parte smorzano la tensione del momento. L’effetto spassoso è alimentato dal fatto che il testo è narrato in rima.
Il momento della verità
A questo punto, si giunge al clou della festa. Dagli altoparlanti, prima viene reso noto il verdetto sulla mascherata, anche per la quale è previsto un premio per il Cantiere vincitore.
Poi viene letta la classifica dei giurati sui quattro carri, partendo dall’opera piazzatasi ultima fino a risalire al vincitore.
Logicamente, è un elenco ad esclusione. Annunciati i carri giunti quarto e terzo, la lettura del secondo scatena il boato di gioia dei primi classificati.
I cantieristi vincitori sventolano le proprie bandiere sulla Piazza, mentre il Presidente riceve la Coppa del Carnevale. Il trofeo è quindi recato al capannone ove il carro è stato realizzato e presso il quale i cantieristi delle altre compagini sono già giunti con occhi gonfi di lacrime di delusione o con facce arrossate dalla rabbia. Ma con una potente dose di motivazione e altrettanta voglia di riscatto in vista dell’edizione seguente.
Il Carnevale di Foiano è, infatti, anche questo. Ogni anno un Cantiere gioisce (per quanto non sia impossibile una vittoria ex aequo tra due Cantieri, come accaduto più volte in passato) e gli altri tre patiscono la sconfitta. Ma tutti e quattro sanno bene che c’è anche l’anno prossimo, e poi il successivo: chi perde ha una ragione in più per far meglio degli altri nella prossima edizione; e chi vince sa che dovrà raddoppiare gli sforzi per confermarsi.
Mentre questi pensieri volteggiano fra le menti dei foianesi, in Piazza Matteotti l’ormai defunto Re Giocondo viene cremato: il fantoccio, imbottito di “castagnole” (petardi), è dato alle fiamme. Il suo regno termina e il suo successore gli subentra.
Che fine fanno i carri? I quattro giganti restano per qualche mese “a riposo” dietro l’uscione del rispettivo Cantiere. All’inizio dell’estate seguente, sfilano per l’ultima volta lungo le strade del loro paese in occasione del “Carnevale sotto le stelle”. Poi vengono definitivamente smantellati, per far posto ad altre quattro grandi creature.
E la festa, dopo quasi mezzo millennio, si proietta nel futuro anno carnevalesco.
La 478esima edizione del Carnevale di Foiano della Chiana è in programma dal 5 febbraio al 5 marzo 2017. Ed è sicuramente un must per chi cerca una storica tradizione arricchita da fine arte e sanguigna passione.