
10 giorni in Bulgaria: evviva il paese che ci ha fatto dono del Pippero!
Forse è vero che ogni viaggio inizia dal divano di casa tua.
Quando accendi il pc in una pausa lavoro, nella tua zona di comfort, provando a pianificare la prossima destinazione, senza nemmeno una vaga idea di dove andare. Grazie a Google Immagini, la guida della Lonely Planet e un volo davvero low cost da Ciampino, a fine Agosto mi sono ritrovata su suolo bulgaro.
Se, come me, siete lettori di blog di viaggi (eureka!), capirete che ho trascorso i giorni antecedenti la mia partenza a leggere sulla Bulgaria pareri discordanti: a volte troppo impietosi, altre volte in linea con la mia concezione di scoperta.
Sinceramente, non sapevo cosa aspettarmi. Di sicuro, stavo per ripercorrere le orme dei Traci, un popolo che, con la sua cultura materiale e non solo, tanto ha influito sulla mia formazione professionale e sull’immaginario mitico di quei luoghi.
Il bagaglio è essenziale: le mie amate scarpe da trekking, varie forme di macchina fotografica (dalla go-pro alla compatta, passando per la reflex), costume da bagno e K-Way. Se manca qualcosa – mi dico – la prenderò lì, come sempre.
Atterrata all’aeroporto di Sofia, abbastanza piccolo, mi accoglie il vociare delle persone e le scritte in cirillico: mi riprometto di iniziare timidamente a leggerlo, visto che sto per fittare una macchina che mi accompagnerà per tutti i 10 giorni e la segnaletica sarà (come mi conferma il receptionist del Car Rental) a volte solo in questi caratteri astrusi.
Messa in moto la macchina, dopo circa tre ore di viaggio raggiungo la prima tappa: Plovdiv. Prendo alloggio alle porte della città vecchia, in un vero e proprio ghetto, circondata da gente ospitale e desiderosa di darmi informazioni; sebbene non sappiano neanche una parola di inglese, ogni viaggio mi conferma il fatto che esiste un linguaggio universale che ti permette di comprendere il tuo interlocutore nonostante le difficoltà. E poi, diciamolo: non è solo uno stereotipo il fatto che noi italiani gesticoliamo più del dovuto!
Passando a descrivervi Plovdiv, una premessa: è stata eletta Capitale Europea della Cultura 2019 per la Bulgaria, traguardo meritatissimo se pensate che si tratta dell’antica Filippopoli, capitale storica della Tracia. Mi inoltro nella città vecchia che sono circa le 15.00 ora locale: il sole è caldissimo e la pietra bianca degli edifici non fa che riflettere e amplificare questo calore; mi sembra di vivere in un miraggio, un centro storico così ben tenuto e pieno di gente proveniente da tutte le parti del mondo.
Per chi, vuoi per (de-)formazione personale o per semplice curiosità, subisce il fascino dell’archeologia, non c’è che l’imbarazzo della scelta: il Museo Archeologico è piccolo ma ricco di reperti incredibili, tra i quali la sezione dedicata agli ori dei Traci. Non ci crederete a quanto sembrino attuali, con decorazioni e gusto assolutamente contemporanei. Passeggiando per la città vecchia, non potete perdervi il Teatro e lo Stadio, entrambi romani.
Piccola chicca: nelle principali città della Bulgaria, in orari e giorni stabiliti, gli studenti universitari diventano guide locali che accompagnano il visitatore attraverso le storie dei loro luoghi, in inglese ed in bulgaro; il servizio è gratuito e le visite proposte vanno dal taglio archeologico fino ai luoghi del più recente passato filo-sovietico.
I giorni seguenti, invece, sono dedicati ad una full-immersion nei Monti Rodopi, che si trovano all’estremo sud del Paese e segnano un confine naturale con la Grecia: difficilimente dimenticherò i luoghi e le visioni di quei giorni, e proverò a tracciare sinteticamente i luoghi da non perdere.
Eagle’s Eye: i bulgari lo chiamano Orlovo Oko, nome che vi consiglio di segnare per chiedere le indicazioni. Arrivati al villaggio di Yagodina, nella regione di Smolyan, troverete tantissimi drivers che si offriranno di accompagnarvi in vetta, fino a questa passerella sospesa tra i monti. Vi consiglio di contrattare sul prezzo e salire in vetta con le jeep; la visita dura circa 1.30 h e solo il tragitto per arrivarci è davvero divertente, a meno che non abbiate paura delle strade molto sterrate e degli strapiombi!
Monastero di Bachkovo e Fortezza di Asen: i due luoghi distano pochi minuti di macchina l’uno dall’altro. Qui vi attendono pace e silenzio, come ogni luogo di preghiera che si rispetti. La mia suggestione è stata l’incredibile somiglianza con due dei più famosi edifici bizantini calabresi, che tanto amo: La Cattolica di Stilo (Rc) e il Monastero di San Giovanni Theristis a Bivongi (Rc). Ma di questo mio mal di Calabria, magari, ve ne parlerò in un altro racconto.
Devil’s Throat Cave: anche qui vi rimando all’idioma locale, Dyavolsko Garlo; la grotta dove, secondo la leggenda, Orfeo discese negli inferi per ritrovare la sua Euridice. Il biglietto comprende la visita guidata – ahimè – solo in bulgaro, ma le guide masticano ugualmente un pò di inglese. Rimarrete incantati dalla strada per arrivarci, visto che in macchina percorrerete il canyon del Trigrad Gorge e, già che ci siete, vi consiglio una visita al carinissimo paesino montano di Trigrad.
Alla fine della giornata, arrivate fino a Devin, famosa località termale: ci sono le piscine comunali all’aperto con acqua calda naturale, e nel cuore dei Rodopi potete concedervi un bagno ristoratore ed un boccale di birra!
Lascio a malincuore i Rodopi, prendo la macchina e mi sposto sul Mar Nero: in 4 giorni giro gran parte della costa bulgara, da Rezovo (al confine con la Turchia) fino a Varna. Se avete in mente di fare vacanza balneare qui e non amate, come me, la ressa selvaggia, vi consiglio la costa sud: qui troverete spiagge ancora incontaminate e un piacevole spaccato di “Black Sea”. Spostandovi verso nord, incontrerete spesso luoghi preconfezionati per turisti, presentati con colate di cemento che impediscono la vista del mare, casinò e file sterminate di lidi e ombrelloni.
Assolutamente da non perdere sul Mar Nero:
Nessebar: se si escludono i tanti (troppi?) negozi di souvenirs, Nessebar è una meta obbligata, non solo perchè rientra nella lista dei siti Patrimonio Unesco, ma perchè tra antiche casette in legno e innumerevoli chiese bizantine, vi sembrerà di passeggiare nella storia della Bulgaria. Anche qui vi consiglio di visitare il piccolo ma ben fornito Museo Archeologico.
Tsarevo: una spiaggia finissima e un paesaggio da Oceano; qui si vivono a pieno la natura e gli sport acquatici, ed il vento che ti accompagna ti porta il profumo di continue grigliate sulla spiaggia. Non temete: i bulgari sono persone ospitali e ti invitano tranquillamente a sedere alla loro tavola!
Varna: è una delle più grandi città del Paese, con un grande affollamento sulle spiagge. Eppure vi consiglio di visitarla: conserva ancora le case del vecchio stile sovietico, ha grandi parchi ed è davvero un luogo che ti racconta la sua storia più recente. Non perdetevi il Monumento all’Amicizia Bulgaro-Sovietica: oggi i bulgari salgono fin quassù per fare sport, ma oltre all’architettura brutalista, vi attenderà una bella vista sul mare e le case sottostanti.
Lasciamo la costa e ci inoltriamo di nuovo nell’interno della Bulgaria: la nostra sistemazione è a Veliko Tarnovo, altra graziosissima cittadina che sembra essere accolta nel ventre dei monti, che sarà la nostra base per le escursioni sui Balcani.
Anche qui, una “top places to visit”:
Buzludzha Monument: impressionante. Il fantasma di questa enorme architettura costruita negli anni ’80 dal regime sovietico su una delle cime storiche dei Balcani, domina la natura sottostante pressocchè incontaminata. All’interno non si può entrare, a meno che non siate impavidi nel calarvi attraverso un vecchio condotto di fogne, come fanno due ragazzi americani che incontro sulla cima delle scale che portano a questa navicella spaziale con la stella rossa immersa nel verde. Un cavallo solitario sta lì a guardarci, tra innumerevoli vecchi slogan comunisti in cirillico e diverse opere di writers da tutto il mondo.
Devetaska Cave: una grotta meravigliosa, basta googlare e, sono sicura, diventerà una delle mete da cerchiare in rosso sulla vostra rotta di viaggio bulgara.
Veliko Tarnovo: davvero bella, piena di universitari e botteghe di artigiani. Da qui partono diverse escursioni per le attrattive naturalistiche che circondano il borgo: imperdibili le cascate di Kaya Bunar, vicino al villaggio di Hotnitsa.
Una menzione a parte merita la cucina locale: ricordatevi che più vi allontanate dalle città, incontrando le piccole bettole con i menu scritti solo in cirillico, meglio mangerete. Come orientarvi, però, in situazioni come queste? Con la Skara andate sul sicuro: simile al nostro concetto di grigliata mista di carne, con un impasto molto speziato, al costante sapore di menta. Buonissimo è anche il formaggio tipico, Sirene, utilizzato sia da solo che sulle insalate; non sono pochi i caseifici che ho incontrato durante il viaggio, e in ognuno ho fatto incetta di questo formaggio. Troverete spesso la Moussaka, simile al più celebre piatto greco, ma senza l’aggiunta di melanzane: ugualmente una vera delizia. Tante, inoltre, le zuppe proposte; ho provato solo quella con le polpette, ma ciò che ho riportato a casa è un aneddoto sui “mangiatori di zuppe”: pare che se, di buon mattino, si incontri qualcuno che mangia zuppa calda, il soggetto in questione stia cercando di riprendersi, con successo, dalla sbornia della sera prima. Se funzioni o meno, non l’ho sperimentato: di sicuro, la mia zuppa bulgara l’ho sempre mangiata con gusto! Non perdetevi le birre locali come la Zagorka, vendute assai spesso in bottiglie da mezzo litro a prezzi modici, e i fantastici vini bulgari.
Il mio viaggio, dopo 10 giorni di piccoli villaggi e tanti contrasti tra natura e colate di cemento indiscriminate, si conclude a Sofia. Qui mi fermo poco più di 24 ore, il tempo di stupirmi del semplice coesistere di edifici di culto di diverse religioni in pochi metri quadri, entrare per la prima volta in una Moschea e comprare qualche ricordo da riportare agli amici.
Ritorno a Roma alle prime luci dell’alba: l’aria è fresca, la gente in aeroporto è già troppo stressata per i miei gusti; so dove andare a prendere un buon supplì prima di rimettermi in viaggio sulla Salerno-Reggio. Mamma ha telefonato di buon’ora: ha preparato una teglia di pasta al forno con le polpette per il mio ritorno; come ogni mamma del sud, avrà pensato: “Gioia mia, come avrà fatto tutti questi giorni senza un buon piatto di pasta?”
di Caramella Bruzia