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Diario di un viaggio nella solita Sicilia

Ma questa volta tutta la vacanza era insolita perché era una vacanza nella “solita Sicilia“.

La solita Sicilia

Atterrati quindi all’aeroporto Fontanarossa di Catania, non siamo partiti subito per il giro dell’isola; Ugo, l’amico da una vita di mio padre, ci ha ospitati qualche giorno nella sua casa, metà casa e metà zoo. Si perché è incredibile il numero di animali e di piante a cui quell’uomo si dedica. Ma gli piace, ed esce raramente da lì.

Il cibo è stato semplice, naturale ed all’altezza della situazione. La terrazza ci dava già modo di ammirare il mare, il blu di quel mare che ti fa venire la voglia di condividere quella scelta di vita.

Da lì il viaggio vecchio e nuovo comincia. Il paese ci aspetta questa volta da un altro versante, quello dell’Etna, tortuoso, solitario, terrorizzante ed affascinante. A poco a poco si distinguono sempre più chiare le luci gialle del paese. Novara Di Sicilia, provincia di Messina, 650 metri sul livello del mare, tra i Nebrodi ed i Peloritani, vicino a Taormina, Tindari, le Gole dell’Alcantara. Il ponte, la gente, prendono forma. Siamo arrivati. La solita stanchezza mi assale insieme all’angoscia. Questa terra è stata per me sempre amore ed odio e mi sono proposta questo viaggio diverso per andare oltre, per riconciliarmi con lei e trovare e superare le sue contraddizioni. I primi giorni è difficile rilassarsi subito. Affronto il paese e mi dedico alle passeggiate, per i vicoli ed in campagna respirando profondamente l’aria, guardando il mare, le isole Eolie che si vedono dal paese, i tetti e la Rocca dalla terrazza della casa di nonna. La terrazza, uno degli angoli da me sempre preferiti, sia di giorno, dove mi sedevo a leggere valanghe di libri, da dove osservavo la gente passeggiare, dove prendevo il sole, sia la notte da dove mi sedevo a guardare le stelle, il gran carro, oppure la sera della festa di Ferragosto, a gustarmi i fuochi d’artificio. Ci dedichiamo anche alla raccolta delle more e facciamo ben sette barattoli di marmellata!

15 agosto, la festa

Troppa gente che distrae dall’essenza di quel paese. Ma le tradizioni sono comunque belle. Inseguo la gente e la processione tra i vicoli e nelle piazze per 5 ore, scatto fotografie; fedeli, ceri accesi, la statua della Madonna, le nenie e gli inni: viva Maria!!! Case diroccate, tante purtroppo. Ville di nobili un po’ abbandonate al loro destino. Il “Gattopardo” vive tra queste mura.

La mattina ci godiamo granite e brioche nel baretto della piazza. Avete mai assaggiato la granita a prima mattina? Molti, quando lo racconto non ci credono che si possa far colazione con una granita. In quei giorni i ragazzi del paese organizzano un pic nic in pineta con bruschetta, pomodori, carne alla brace, salsicce, pecorino, anguria. Bando alla dieta per questi giorni, non si può resistere ad arancini, melanzane, caponata, pesce spada ad involtini, cannoli, pasticcini di mandorle…

Il giro dell’isola madre

Finiti i giorni del Ferragosto si parte per il giro dell’isola. Cefalù, borgo medievale sul Mediterraneo, con le sue case direttamente affacciate sul mare ed il suo Duomo.

La riserva dello Zingaro, dove bisogna lasciare la macchina ed affrontare il sentiero della riserva a piedi per gustare tutto il suo fascino e le sue acque cristalline.

Palermo dove penso di aver visto una delle cose più emozionanti dei miei viaggi, la cappella Palatina, una nicchia di mosaici dorati all’interno del palazzo dei Normanni, del periodo bizantino, una meraviglia che ti lascia senza parole. Così anche San Giovanni degli Eremiti e la Cattedrale.

Le bellezze continuano tra san Vito lo Capo, Trapani, l’isola archeologica di Mozia, davanti alla città di Trapani e della zona delle Saline, e sulle alture Erice, preziosissimo borgo, centro anche di importanti convegni letterari e scientifici. Casualmente quel giorno c’era la corsa di auto in salita, la strada che avremmo dovuto percorrere per il paese è chiusa. Dobbiamo trovarne un’altra, ma ci alletta intanto l’idea di fermarci a vedere la corsa nonostante sia quasi l’una e l’appetito sopraggiunge. Ci fermiamo quindi ad assistere per un po’ alla corsa. Un vigile ci spiega che fino alle 17 non si passa proprio perché c’è la gara in corso e ci fornisce indicazioni sulla strada alternativa da percorrere. La sua gentilezza ci sorprende, ci fa accompagnare dal figlio per vie strette e complicate per oltrepassare il blocco.

Il giro prosegue quindi verso Marsala, Sciacca, Eraclea Minoa, Agrigento dove si possono ammirare gli imponenti templi nella famosa Valle dei Templi, patrimonio mondale dell’Umanità. I templi, che risalgono al periodo ellenico, presentano uno stato eccezionale di conservazione. Ma la Sicilia ha subìto tante di quelle dominazioni dai Normanni, Romani, Borboni, Francesi, Bizantini, Arabi, Greci da avere assorbito varie caratteristiche da ogni popolo, dalla lingua alla cucina, all’architettura, al carattere.

Proseguiamo il tour fino a Piazza Armerina, altra perla della dominazione Romana con la “Casa Romana” dove si conservano preziosi mosaici.

In cima allo Stromboli

E da qui il tour sulla terraferma di interrompe, tralasciamo purtroppo tutta la zona del Ragusano, del barocco di Noto e voliamo anzi navighiamo verso Stromboli.

L’arrivo a Stromboli è incredibile. Stromboli è bellissima. Nera, di roccia lavica, angosciante e conturbante al tempo stesso per la presenza del vulcano in perenne attività. “IDDU” (come viene chiamato dagli abitanti) è lì che sbuffa continuamente e lancia fuori le sue fiamme rosse nella notte. Non ci sono macchine, tra i cubi bianchi (le case) circondati di boungaville di tutti i colori, rosse, bianche, fucsia, arancio, tra le viuzze non girano veicoli, solo le loro “apette” per trasporto di turisti o materiali. La notte non c’è corrente elettrica (a quel tempo non ancora, era l’estate del 2000, oggi non so) e si circola solo con le torce. L’aria si riempie dei profumi dei fico d’india e dei gelsomini. Il mare sprofonda a 700 metri di profondità. Stromboli è stata anche set cinematografico di vari film e molti VIP ad oggi hanno casa o barca qui.

La sera abbiamo deciso di fare un trekking sul vulcano. Siamo partiti attrezzati di scarponi, panini, acqua, piccolo gruppetto con la guida locale. Siamo saliti fino in cima dove nella notte ci hanno avvolti in impermeabili e dato una mascherina. E lì, seduti, con il panino in mano abbiamo aspettato che “iddu” vomitasse le sue ire.

Spettacolo affascinante! La discesa è stata quasi più faticosa, perché la cenere, non la sabbia, si infilava negli scarponi, nelle orecchie, tra i capelli. Il giorno dopo proviamo anche un giro in canoa e ovviamente l’immancabile shopping nei negozietti tra i vicoli.

Ora guardo questo sasso nero sulla scrivania, lo tocco lo prendo tra le mani, risento il calore della terra, il colore del mare.

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nuccia

Nuccia, da sempre appassionata di fotografia da quando le cartoline mi riflettevano le scie luminose lasciate dalle macchine di notte e io volevo sapere come si faceva. Ho sempre fotografato, ma per me stessa. Soprattutto fotografie di viaggi, che amo moltissimo, e quindi reportage a colori o b/n. Mi appassiona bloccare la vita in altre dimensioni, luoghi, nel momento in cui il mio occhio percepisce un alito di anima diversa dalla mia.


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Claudia Nel Nimrodel
Claudia Pontecorvo
6 anni fa

Bellissimo racconto, sono quasi riuscita a sentire i tuoi pensieri. Complimenti, davvero emozionante.

Giusi Carai
Admin
Giusi
6 anni fa

E’ vero, è molto intenso questo racconto di Nuccia. Tu sei stata in Sicilia, Claudia?

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