
Cycloscope: dal Danubio fino in Asia con bicicletta e telecamera
Due ragazzi, una passione nata per caso, un obiettivo: girare l’Asia in bicicletta. Non è la trama di un film, ma il progetto di due giovani: Daniele Giannotta, 31 anni, ed Elena Stefanin, di 29. A maggio partiranno per un lungo viaggio in bici, che dalla Romania li porterà in Kyrgyztan.
La passione per la bici, scoperta per caso durante un’esperienza lavorativa ad Amsterdam, li ha portati a decidere di mettersi alla prova, affrontando un viaggio lento ma impegnativo: sulla strada saranno solo loro, le bici e la telecamera. L’obiettivo finale, infatti, è produrre una serie di reportage, che parlino non solo dei luoghi attraversati e delle contraddizioni riscontrate, ma anche e soprattutto del contatto umano e delle relazioni che si creano quando si viaggia con un mezzo così “umano”.
Ma il viaggio in Asia non finirà con la produzione dei reportage: fa parte di un progetto più ampio, che i due ragazzi hanno chiamato Cycloscope. Una sorta di laboratorio delle idee in bici, un “ciclo dei cicli”, che si inaugura con il viaggio in Asia, ma che vuole creare una promessa per il futuro. Ed un metodo nuovo di analisi e registrazione dei dati ambientali, che i ragazzi hanno chiamato campionamento automatico del paesaggio.
Gente in Viaggio ha contattato Daniele ed Elena per chiedergli i dettagli del loro progetto.
A maggio intraprenderete un viaggio che parte dal delta del Danubio, per attraversare tutta l’Asia centrale: il vostro mezzo è la bicicletta. Un viaggio lento, a ritmi più umani, che vi permetterà di entrate a stretto contatto con le culture locali: tutto questo verrà documentato da voi con reportage e articoli. Come nasce l’idea di legare il cicloturismo al documentario?
L’idea nasce dalla voglia di approfondire l’esperienza del viaggio. Viaggiare in bici significa non essere solo degli spettatori ma una parte attiva di un determinato contesto, raccontare una storia che non sia solo la nostra. Siamo sempre stati affascinati dal documentarismo e dalla ricerca sul campo, quello di farne una professione è un desiderio da tempo radicato in noi.
Qual è l’esatto percorso e le sue motivazioni? Avete delle tappe precise da toccare oppure deciderete durante le trasferte?
La scelta dell’itinerario è nata dopo aver considerato diverse ipotesi e vagliato pro e contro: abbiamo considerato una serie di elementi come il clima, le strade, i documenti a disposizione sui vari luoghi. Inoltre si tratta di posti, per fortuna, non contaminati dal turismo di massa e che nascondono ricchezze e tragedie, entrambe sconosciute. Le tappe sono più o meno tutte prestabilite, ma potrebbero comunque verificarsi delle modifiche durante il percorso. Ad oggi, il nostro itinerario è questo: partenza dalla Romania attraverso la valle del Danubio e poi a nord verso l’Ucraina, Odessa, Yalta e Lazurne, Mar Nero da Yalta a Kerch. Poi traghetto fino alla Georgia, Azerbaijan, il lungo attraversamento del Kazakhstan e arrivo in Kyrgyztan. Sul nostro sito c’è il percorso nel dettaglio.
Un viaggio del genere presuppone una lunga preparazione fisica e culturale: vi state allenando, dal punto di vista fisico?
Quello della perfetta forma fisica è un mito da sfatare, chiunque può percorrere grandi distanze in bicicletta, basta farlo con il proprio ritmo, la gamba migliorerà con i chilometri. La media che ci prefiggiamo di rispettare è davvero blanda, 40 chilometri al giorno, in più il percorso non presenta ascese particolarmente epiche, certo il Caucaso ed il Kyrgyzstan non scherzano, ma se si dovesse fare troppo dura nulla ci vieta di scendere ed andare a piedi. Faremo comunque qualche sgambata preparativa sull’Appennino, in primavera.
La preparazione culturale richiede invece un’enorme mole di lavoro, raccogliere, verificare ed organizzare informazioni, cercare ed interpellare contatti sul posto, questo è un lavoro a tempo pieno. In più stiamo studiando il russo, cerchiamo qualcuno con cui fare conversazione.
Turismo a due ruote
Il vostro metodo di documentazione e raccolta dati è del tutto peculiare: in cosa consiste esattamente il “campionamento automatico del paesaggio”?
Il campionamento automatico del paesaggio è un progetto a lungo termine che prevede la realizzazione di un computer da bicicletta in grado di raccogliere ed organizzare automaticamente una grande varietà di dati sul percorso, attraverso una selva di sensori ed una semplice interfaccia LCD. Tra questi: densità dell’abitato, condizioni del manto stradale, pendenze, distanze, e molto altro. Il progetto è ancora in embrione e abbiamo intenzione di affrontarlo in maniera modulare. Per questo primo viaggio speriamo di riuscire a realizzare in tempo una sorta di “street view”: un dispositivo composto da due web-cam poste sulla bici a 180° l’una dall’altra, che scattino fotografie del paesaggio ogni 500m, associando le immagini alle coordinate GPS. La parte tecnica è molto complessa e non siamo sicuri di riuscire a portarla a compimento in tempi utili, cerchiamo persone interessate ad aiutarci in questo.
Come vi state preparando, in generale, dal punto di vista culturale, storico sociale, ad affrontare questo percorso?
Le informazioni da raccogliere sono veramente tante, si tratta di paesi diversi, con storie, culture e tradizioni differenti. Ma siamo a buon punto.
L’idea fa parte di un progetto più ampio, che mira a promuovere la cultura del viaggiare in bicicletta. Cos’è Cycloscope? Cosa vuol dire per voi utilizzare un mezzo del genere per attraversare luoghi sconosciuti?
In bicicletta il contatto con la strada e con il paesaggio è molto più diretto e libero, la velocità moderata agevola la percezione e la riflessione. Il ciclo-viaggiatore inoltre inspira curiosità e simpatia, fruendo così di maggiori opportunità di contatto umano. Cycloscope è un progetto di vita, è una scommessa sul nostro futuro.
C’è qualcuno che vi sostiene economicamente?
No. Per il momento abbiamo uno sponsor, extrawheel, che ci fornirà i rimorchi per le biciclette. Sono i più leggeri in commercio. Stiamo cercando altri sponsor interessati a sostenere l’iniziativa, abbiamo in programma la visita di alcune fiere di settori inerenti al nostro progetto. Inoltre contiamo molto sulla nostra pagina di crowdfunding, attraverso la quale offriamo in pre-vendita i prodotti del nostro viaggio.
Cosa succederà al materiale raccolto, una volta ritornati a casa?
Un sacco di cose! Il materiale video verrà selezionato e montato per dar vita al nostro ciclo di reportage, per questa parte del lavoro ci avvarremo della collaborazione di MadeOn, professionisti del settore nonché ottimi amici.
Le foto andranno a comporre anch’esse appendici fotografiche ai reportage, le migliori verranno inoltre condivise con i backer del nostro progetto, alcune verranno stampate in grande formato e spedite ai backer che ne abbiano fatto richiesta. L’audio verrà utilizzato nella realizzazione di un’installazione multimediale e verrà probabilmente utilizzato in futuro per una serie di Soundscape Compositions.
Gli appunti diverranno un libro, che abbiamo intenzione di auto-pubblicare. Con i dati raccolti attraverso il “campionamento automatico del paesaggio” vorremmo costruire una mappa del percorso totalmente interattiva, ma questo è un progetto a lungo termine.
Aggiungerei che non è detto che si torni a casa, attualmente il programma prevede una sosta invernale in Kyrgyzstan, per riprendere il viaggio nella primavera 2015.
Che consigli dareste a chi affronta il suo primo viaggio in bici? Quali sono le cose da non sottovalutare e quelle da tenere a mente nell’organizzazione del viaggio?
Non siamo in grado di dare consigli ma pensiamo che l’importante sia non avere troppi timori. Fare ricerche sui luoghi che si vogliono visitare è fondamentale.