
Cortona in un giorno: Val di Chiana da fotografare (parte 1)
Un dedalo di vicoli tra vetusti edifici, fra cui svettano Chiese e palazzi signorili, si adagia su un colle del sud della Toscana, dal quale, con la sua superba cinta muraria, da quasi tremila anni sovrasta la Valdichiana. Stiamo parlando di Cortona, uno dei più affascinanti borghi dell’intera Italia.
Antico gioiello incastonato nella parte meridionale della Provincia di Arezzo, a due passi dalle sponde umbre del Lago Trasimeno, Cortona cala il visitatore in un autentico viaggio nella storia che inizia molti secoli fa, quando era una delle più ricche e potenti città etrusche.
Culla d’arte e di spiritualità, non a caso borgo natale di svariati artisti e luogo di adozione di una Santa, questa splendida cittadina è anche capoluogo di un vasto quanto affascinante Comune, che ormai da decenni richiama, da ogni parte del mondo, sempre più persone che fatalmente ne restano ammaliate.
Cortona tra storia e mito

Un’antichissima leggenda etrusca narra che Dardano, figlio di Giove e della pleiade Elettra, mentre era nel pieno di una battaglia su un colle che dominava la Valdichiana, fu raggiunto alla testa da una lancia. Il violento colpo gli centrò l’elmo, sfilandoglielo dalla testa, ma Dardano rimase incolume. L’eroe cercò a lungo quel prodigioso copricapo che gli aveva salvato la vita, ma non riuscì a ritrovarlo. Si rivolse, allora, a un indovino, che gli disse che la Madre Terra aveva voluto con se l’elmo, perché era suo volere che proprio in quello stesso luogo sorgesse una città altrettanto forte.
Dardano, allora, fondò la città, la cintò di mura e la chiamò Corito (dal greco κόρυς, corys, cioè “elmo”, citata anche da Virgilio nell’Eneide). Lasciò poi l’Italia per l’Asia minore, ove era scritto il suo destino. La sua stirpe avrebbe fondato la città di Troia. E da quest’ultima, mentre gli Achei la espugnavano, sarebbe fuggito Enea, dalla cui progenie discesero Romolo e Remo.
Per questo, tutt’oggi i cortonesi affermano fieramente che la loro città è “la mamma di Troia e la nonna di Roma”.
A livello storico, le origini di Cortona affondano nella notte dei tempi. Un piccolo insediamento, sito sull’alto colle (circa 600 metri sul livello del mare) ove oggi sorge il centro storico, forse fondato dagli Umbri almeno otto secoli prima di Cristo, fu occupato e potenziato dagli Etruschi.
Fortificata con imponenti mura (che resistono tutt’oggi) e favorita dalla sua posizione strategica, Curtun divenne una delle principali città d’Etruria. Tanto da essere ricompresa tra le lucumonie (città-stato) della Dodecapoli etrusca che, fino all’ascesa di Roma, dominò questa parte d’Italia.
Per evitare di essere soggiogata dall’Urbe, Cortona vi strinse un’alleanza nel IV secolo a.C. Ma il rapporto di forza, nettamente sbilanciato in favore dei Romani, alfine la condusse a perdere l’indipendenza, divenendo un municipium della Città eterna.
Cortona, tuttavia, mantenne la propria importanza anche sotto Roma.
Fu solo molti secoli dopo, con il progressivo impaludamento della Valdichiana e, soprattutto, con la durissima occupazione dei Goti tra il V e il VI secolo d.C., che Cortona cadde in una delle fasi più nere della sua storia. I barbari furono scacciati dai Bizantini con la Guerra Greco-Gotica, conflitto lungo (535-553) quanto cruento, che devastò e rese questa zona d’Italia ancor più vulnerabile. Al punto che, di lì a poco, per i Longobardi non fu difficile occuparla.

Il territorio cortonese, a ridosso del confine tra le lande longobarde e il “corridoio bizantino” che collegava Ravenna con Roma, continuò ad essere teatro di scontri e solo con la calata di Carlo Magno l’area ritrovò la pace. Divenuta libero comune, Cortona entrò nella sfera politica dei vescovi-conti di Arezzo, della cui diocesi era parte.
La spiritualità contraddistinse, in effetti, questa fase della storia della città. Nel 1211 ricevette la visita di San Francesco e nel 1253 morì a Cortona, ove si era ritirato, uno dei primissimi seguaci del Poverello di Assisi: Frate Elia, suo successore alla guida dell’Ordine francescano. Infine, nella seconda metà del XIII secolo legò il proprio nome al borgo una delle Sante cattoliche più venerate d’Italia: Santa Margherita.
Ciononostante, nello stesso periodo Cortona conobbe una nuova epoca di conflitti, prima con Perugia, poi con Arezzo. Il borgo dovette attendere il 1325 per acquisire nuova tranquillità e floridezza: quell’anno, papa Giovanni XXII rese Cortona sede vescovile (che, nel 1986, sarebbe stata unita alle vicine Diocesi di Arezzo e di Sansepolcro), mentre sulla città si instaurava la signoria della nobile famiglia Casali.
Abili diplomatici e mecenati di insigni artisti, i Casali seppero governare Cortona con lungimiranza. Con esclusione del loro ultimo capofamiglia, Aloigi. Personaggio dispotico e sanguinario (succedette allo zio Francesco, da lui stesso fatto uccidere), portò i cortonesi all’esasperazione. Quando nel 1409, Ladislao di Durazzo, re di Napoli, mosse guerra contro la Repubblica di Firenze occupando il sud della Toscana, Cortona gli si arrese senza molte resistenze, pur di porre fine allo scellerato governo che la opprimeva.
Appena due anni dopo, Ladislao cedette Cortona a Firenze. Da quel momento, il borgo avrebbe legato il suo nome e la sua storia alla potente Città del Giglio. L’avvento di un nuovo periodo artistico (tra gli altri, nacquero qui i celebri Luca Signorelli e Pietro da Cortona) e la successiva bonifica tra Settecento e Ottocento della Valdichiana, sotto il Granducato dei Lorena, condussero Cortona, poi entrata nel Regno d’Italia, al suo odierno aspetto. Quello di una città tanto prospera quanto splendida, particolarmente celebre nel mondo.
Come arrivare a Cortona
La sua felice ubicazione, al centro dell’Italia, rende Cortona facilmente raggiungibile da ogni parte del Belpaese.
Arezzo dista appena trenta chilometri, mentre, piuttosto vicina, corre l’Autostrada del Sole, che in zona conta ben tre caselli (quello del capoluogo provinciale, e quelli di Monte San Savino e Valdichiana).
Il vicino raccordo autostradale Perugia-Bettolle-Siena consente di arrivare agevolmente sia dal versante adriatico che da quello tirrenico.
Chi sceglie il treno, può scendere alle prospicienti stazioni di Terontola e di Camucia, dotate di costanti collegamenti sia con Roma che con Firenze.
Gli aeroporti di Perugia e del capoluogo toscano, infine, sono alquanto vicini: il primo dista neanche un’ora d’auto, il secondo circa un’ora e mezza.

Qualunque sia la soluzione scelta, Cortona, dall’alto del suo colle, risalta agli occhi del visitatore come una di quelle mitiche città dei racconti epici, con possenti mura che come uno scrigno racchiudono palazzi e tesori. E che, imperterrita, continua a dominare, come un perenne guardiano, le terre circostanti.
“Per quanto il mondo intero le sia passato accanto da tempo immemorabile, lei continua a indugiare a sommo del colle fra la valle e il cielo, come una dea dimenticata che non vuol lasciare i suoi possessi”
(Olave Muriel Potter, “A little pilgrimage in Italy”, 1911)

Il borgo antico di Cortona
Il primo elemento che risalta di Cortona, una volta ascesi al suo colle, è la mole delle sue mura. Pur restaurata più volte, la cinta deve la sua edificazione agli Etruschi.
Gli enormi blocchi di pietra serena, talora a ridosso di strapiombi e, in generale, prossimi alle ripide pendenze dell’alto colle cortonese, fanno ben comprendere come la città sia stata una delle ultime lucumonie a capitolare a Roma e come, in epoca medievale, abbia potuto mantenere così a lungo la propria autonomia.
Un aspetto severo, se non minaccioso, in antitesi con il placido aspetto del borgo. Un contrasto disarmante, quello tra mura e centro storico, perfettamente narrato dallo storico dell’arte francese René Schneider nel 1907:
“Mentre salgo sulla diligenza, il sole sta calando sopra la Valdichiana in mezzo ad una foschia dorata. La vecchia città di Cortona, appollaiata sulla sua piattaforma, è circondata da un’aureola. Con la Fortezza che la domina e le mura enormi che scendono a precipizio giù dalla collina (…) sarebbe minacciosa ed ostile senza quello sfavillio che la rende poetica”

Le porte di Cortona (sei in tutto) sono per lo più di fattura medievale. È indifferente quale si scelga per entrare, perché non mancano, nelle loro prossimità, parcheggi ove lasciare il proprio veicolo. Ma chi vuol respirare ancora per un po’ l’anima più antica della città, deve scegliere l’antichissima Porta Bifora. Essa, il cui nome si deve al fatto che è una porta doppia (o meglio, lo sarebbe, dato che una delle due entrate è murata), è l’unica struttura d’accesso ad essere giunta ai nostri giorni pressoché inalterata dall’epoca etrusca.
Vicina a Porta Bifora, si erge Porta Sant’Agostino. Essa immette verso il cuore del borgo per mezzo della ripida via Guelfa. In effetti, chi visita Cortona deve prepararsi a non poche salite. Ma la fatica sarà facilmente premiata.

I monumenti del centro storico di Cortona
Su due piazze, praticamente adiacenti, si svolge il fulcro della vita cortonese. L’antico Palazzo Comunale (XII secolo), ornato da una superba torre campanaria e da un grazioso balcone ligneo che sembra direttamente provenire dal Medioevo, domina Piazza della Repubblica.
Sull’altro lato della piazza, a fianco di un ampio loggiato, si erge il duecentesco Palazzo del Capitano del Popolo (noto anche come Palazzo Cardinale Passerini, in riferimento al celebre prelato che nel XVI secolo fu anche vescovo di Cortona e a cui si deve l’odierno aspetto dell’edificio).

Da Piazza della Repubblica, animato centro nevralgico del borgo, si giunge immediatamente nell’adiacente Piazza Signorelli, cuore culturale di Cortona.
Da un lato, si nota l’imponente Palazzo Pretorio (XIII sec.). Noto anche come Palazzo Casali (in quanto era qui che risiedeva l’antica famiglia egemone di Cortona), vi ha sede dal 1727 la prestigiosa Accademia Etrusca, custode dell’immenso patrimonio storico e archeologico locale. Il medesimo edificio ospita il fiore all’occhiello dell’Accademia: il Museo Etrusco (di cui si parlerà più approfonditamente in seguito).
A fianco, risalta una struttura di chiara ispirazione neoclassica, con un loggiato a sette archi: è il Teatro Signorelli, eretto tra il 1854 e il 1857, sede ogni anno di una ricca stagione teatrale.

Piazza Signorelli è, peraltro, la principale sede di altri eventi che coinvolgono Cortona durante il corso dell’anno: da una parte, il Cortona Mix Festival, celebre rassegna musicale che si tiene durante il mese di luglio; dall’altra, la mostra di antiquariato Cortonantiquaria, che si svolge tra la fine di agosto e i primi di settembre.
A proposito di musica, l’importanza della città anche a livello spirituale ha fatto sì che Cortona ospiti annualmente, presso le sue chiese, sempre durante il mese di luglio, il Festival di Musica Sacra.
E, sempre a livello musicale, questa è la città in cui vive il popolare cantautore Lorenzo Cherubini, meglio noto come Jovanotti. Nato a Roma da famiglia cortonese, ormai da anni è tornato stabilmente a risiedere nel borgo d’origine.
Tornando in Piazza della Repubblica e percorrendola in direzione opposta al Palazzo Comunale, si entrerà in Via Nazionale, qui meglio nota come la “Ruga Piana”, pare per il suo andamento totalmente pianeggiante (cosa non molto frequente per le vie di questo borgo). Essa, come le altre arterie principali del centro storico, spicca per le proprie botteghe d’artigianato, i negozi antiquari, i caffè, i ristoranti, le enoteche e i molteplici esercizi di ogni tipo, così palesando il carattere vivace, la perenne vena artistica e l’ospitalità che contraddistinguono Cortona.

A spasso tra i vicoli di Cortona
La Ruga Piana consente di osservare una parte di una delle zone più genuine e caratteristiche di questo antico borgo: i suoi vicoli, diversi dei quali la incrociano da ogni lato.
Con pendenze anche molto accentuate, essi somigliano agli stretti corridoi d’un labirinto. Molti sono larghi solo pochi metri e lungo i muri delle abitazioni sono presenti vasi con fiori, vecchie insegne, antiche iscrizioni. Talvolta, negli spazi tra un edificio e l’altro, s’intravedono graziosi e piccoli giardini, con cespugli di rose, panchine in ferro battuto, fontanelle e, dove lo spazio lo permette, persino alberi. Qua e là gironzolano gatti dall’aria sonnacchiosa e facili alle carezze dei passanti.
L’atmosfera dei vicoli nasce placida di giorno, diviene romantica al tramonto, ma raggiunge l’apice della sua magia alla sera. Angoli di oscurità si alternano alla luce calda delle vecchie luminarie, dando l’impressione di essere stati catapultati fra le pagine di un romanzo noir.
Una magia che ammaliò persino il celebre medico britannico Frederick Treves, nel 1913. Egli, in “The country of the ring and the book”, scrisse:
“… nella città ci sono quelle viuzze strette e serpeggianti, quei vicoli bui e quei passaggi segreti che si associano alla figura avvolta nel mantello e al brigante romanzesco”
L’articolo prosegue in Cortona, tradizioni e vedute dal balcone della Valdichiana
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