Castiglion Fiorentino panorama

Castiglion Fiorentino: viaggio tra arte, storia e tradizioni

Se amate l’Italia centrale, la storia ultramillenaria del Belpaese e le mille sfaccettature del suo ambiente naturale e della campagna, c’è un luogo che fa per voi.

Si trova nel sud della Toscana e poggia su un piccolo colle che, dalle pendici dell’Antiappennino, domina la Valdichiana settentrionale: è Castiglion Fiorentino.

Non fatevi ingannare dal nome: non siamo in provincia di Firenze, bensì di Arezzo! Anche se di legami storici con la città del giglio (e non solo) ce ne sono davvero tanti.

Posta a metà strada tra il capoluogo provinciale e Cortona, Castiglion Fiorentino è un gioiello d’arte e di storia ed un borgo che, assieme alle frazioni del suo comune, offre uno splendido folklore vivo per l’intero corso dell’anno.

castiglion fiorentino panorama notte
Panorama notturno di Castiglion Fiorentino

Trenta secoli di storia e tre nomi

Tra le zone più fertili d’Italia, quella di Castiglion Fiorentino è un’area che brulica di vita dalla notte dei tempi. Popolato già in epoca protostorica e villanoviana, il territorio castiglionese, nel cuore dell’Etruria, conobbe un ovvio sviluppo con la civiltà etrusca.

Sulla sommità del colle castiglionese, tra le potenti lucumonie di Cortona e Arezzo, l’antico popolo creò un primo villaggio fortificato, che dominava una splendida valle solcata dal fiume Clanis.

L’arrivo dei Romani non mutò, almeno inizialmente, la situazione: l’Urbe favorì la creazione di ville in tutta la vallata e intensificò le coltivazioni, prime fra tutte quelle di grano e farro.

Anche i locali agricoltori sostennero col duro lavoro l’impegno bellico romano nelle guerre puniche, inviando tonnellate di cereali ai soldati di Scipione di stanza in Africa contro la nemica Cartagine.

Ma, in epoca imperiale, il panorama cambiò: sotto Nerone, l’amministrazione romana, impegnata a prevenire le piene del Tevere che inondavano la città eterna, ne attribuirono buona parte delle responsabilità proprio al Clanis (che era tributario del fiume Paglia, a propria volta affluente del Tevere). Fu così eretto un muraglione (il cd. “Muro grosso”) in prossimità della foce del Clanis, con il risultato che le sue acque si riversarono sulla Valdichiana, che finì per impaludarsi.

Nel giro di pochi secoli, il Clanis scomparve e le messi dorate dei campi furono rimpiazzate da un malsano acquitrino. Le genti delle pianure resistettero finché poterono, tanto che in epoca medievale sorsero molteplici pievi. Ma le più, soprattutto a causa del flagello della malaria, si trasferirono sui colli, favorendo lo sviluppo dei centri abitati ivi costruiti.

Tra questi anche Castellione, come fu nominata in un diploma reso nel 917 dall’imperatore Berengario I ai Marchiones, i locali feudatari.

Il suo colle, che adesso sovrastava le limacciose acque chianine, era passaggio pressoché obbligato tra Cortona e Arezzo. Logico che Castiglione divenisse ambita dai potenti vicini: Arezzo, Perugia e Firenze, che se la passarono di mano a più riprese tra il XIII e il XIV secolo (unitamente a un breve periodo sotto lo Stato pontificio).

Curiosamente, ogni conquistatore cambiò nome al piccolo borgo, così che, in meno di duecento anni, Castiglioni diventò “Aretino”, “Perugino” e alfine “Fiorentino”!

I colpi di mano, talora condotti con pesanti assedi militari, non piegarono lo spirito della popolazione locale e Castiglion Fiorentino continuò a crescere e a svilupparsi.

Castello di Montecchio Vesponi toscana
Il mastio del Castello di Montecchio Vesponi svetta fra i rami dei circostanti oliveti

La svolta avvenne però sul finire del Settecento, quando il governo di Firenze, nel frattempo divenuta capitale del Granducato di Toscana, decise di riportare la Valdichiana alla sua fertilità originaria. Un’imponente bonifica, ideata dal geniale ingegnere idraulico Vittorio Fossombroni, nel giro di alcuni decenni restituì alla vallata un nuovo splendore.

Da allora, Castiglion Fiorentino non si affaccia più su un acquitrino, ma su una prospera campagna. Secondo un equilibrio che fu sì turbato dal passaggio del fronte, durante la Seconda Guerra Mondiale (tra gli altri episodi, un durissimo bombardamento aereo che, il 19 dicembre 1943, uccise 71 civili e che valse al borgo, nel 2004, il conferimento della Medaglia d’argento al merito civile), ma che la fiera popolazione locale è riuscita in breve a ripristinare.

Popolazione, quella castiglionese, che, in effetti, si è sempre distinta per la propria operosità. Non è un caso che questo comune abbia dato i natali a (o sia stato il luogo in cui sono vissute) persone che hanno lasciato il segno nei propri ambiti di attività. Solo per citarne alcuni: il conduttore televisivo Alberto Castagna, il motociclista (due volte campione della Parigi-Dakar) Fabrizio Meoni, l’attore (e Premio Oscar) Roberto Benigni, il ciclista Daniele Bennati e il calciatore e allenatore di calcio Corrado Viciani.

Benigni nel 1997 girò a Castiglion Fiorentino una delle scene iniziali del suo capolavoro “La vita è bella”: quella in cui il protagonista Guido, in piedi sull’auto condotta dall’amico-poeta Ferruccio, attraversa una folla festante, che lo scambia per re Vittorio Emanuele III.

Due anni dopo, il suo comune natio lo ricambiò con un’imponente statua, realizzata dallo scultore Andrea Roggi e collocata nel Parco della Creatività di Manciano-La Misericordia, la frazione castiglionese ove il celebre attore è nato.

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La rigogliosa campagna castiglionese, presso la frazione di Brolio

Come arrivare al borgo

La posizione di Castiglion Fiorentino (chiamata dai locali semplicemente “Castiglioni”) è tra le più felici per una meta turistica. Da Arezzo può raggiungersi comodamente in auto seguendo la strada statale Umbro-Casentinese, mentre a una manciata di chilometri si trovano ben tre caselli dell’Autostrada del Sole (Valdichiana, Monte San Savino e Arezzo).

Inoltre, la cittadina possiede un’efficiente stazione ferroviaria, servita da treni che la collegano ad Arezzo, Firenze e Roma.

Il primo impatto è quello di un centro molto vivace e dinamico: la distesa dei moderni quartieri a valle è dominata dal borgo medievale turrito. Tutto intorno, una campagna rigogliosa, disseminata di frazioni, che rendono il comune castiglionese, con oltre tredicimila abitanti, il sesto più popoloso dell’intera provincia.

Porta Fiorentina castiglion fiorentino
Porta Fiorentina

Ingresso nel centro storico

Giunti a Castiglion Fiorentino, è consigliabile lasciare l’auto presso il Piazzale Garibaldi (che i castiglionesi chiamano “Parterre”), un vasto spiazzo ove a giugno si corre il Palio dei Rioni. Costeggiando le imponenti mura cittadine (dette “Mura pisane”, in quanto all’edificazione contribuì la Repubblica di Pisa), si giunge a Porta Fiorentina, ingresso settentrionale del centro storico (e così chiamata in chiaro riferimento a Firenze, nella cui direzione si apre la porta).

Immediato è l’ingresso in Corso Italia, principale arteria del centro storico, caratterizzata da decine di piccoli negozietti e botteghe.

Prima di risalire il corso, però, merita girare a sinistra in Piazza San Francesco, ove svetta l’omonima e antica Chiesa. L’edificio di culto, costruito a partire dal Duecento, ospita mirabili pitture di Giorgio Vasari e di Francesco Morandini, detto “il Poppi”. La chiesa è affiancata da uno splendido chiostro, formato da un colonnato che fa da contorno ad un giardino con al centro una vecchia cisterna.

L'elegante chiostro della Chiesa di San Francesco
L’elegante chiostro della Chiesa di San Francesco

Nel cuore del borgo

Rientrando in Corso Italia, lo si risale tutto fino a Piazza del Municipio, ove si affacciano l’edificio comunale e le eleganti Logge Vasariane. Queste ultime offrono un suggestivo panorama sulla parte sudorientale del borgo e sulla piccola Valle di Chio, collocata tra Castiglion Fiorentino e la cima più elevata dell’Antiappennino toscano meridionale: il monte Sant’Egidio.

Corso Italia
Corso Italia

Dietro al Palazzo comunale si snoda un dedalo di vicoli molto suggestivi, ove il tempo sembra essersi fermato ad epoche remote. È consigliabile recarsi sulla destra, seguendo la mole dell’edificio che domina Castiglion Fiorentino: la Torre del Cassero.

Costruzione antichissima, di origine etrusca, fu potenziata fino ad assumere l’attuale fisionomia durante la dominazione perugina, nel Trecento. In taluni giorni è possibile visitarla: la sua sommità offre una splendida visuale che spazia dalle cime dell’Antiappennino, prossime al confine con l’Umbria, ai monti Amiata e Cetona e ai colli ove sorgono gli altri centri della Valdichiana.

La Torre domina uno spiazzo verde incastonato tra una serie di antiche mura: è l’area più antica di Castiglion Fiorentino, come dimostrato dai numerosi scavi archeologici tutt’ora in corso (e visitabili attraverso una serie di percorsi sotterranei). Questi ultimi hanno riportato alla luce, tra gli altri, un tempio etrusco e parti di un insediamento le cui edificazioni più antiche risalgono a otto secoli prima di Cristo.

La Torre del Cassero Castiglion fiorentino
La Torre del Cassero

In uscita dall’area del Cassero, merita una visita l’adiacente Palazzo Pretorio, che ospita il locale Museo civico archeologico. Qui sono custodite una serie di collezioni di terrecotte, monili ed altri manufatti di epoca etrusca e romana, unitamente a riproduzioni dei bronzetti facenti parte del celebre “Deposito di Brolio”, forse la principale scoperta archeologica ivi realizzata (precisamente nell’omonima frazione, antico porto etrusco lungo il fiume Clanis, a metà Ottocento).

A fianco del Palazzo Pretorio sorge l’antichissima Chiesa di Sant’Angelo al Cassero: costruita nel XII secolo, fu sconsacrata nel 1785. Attualmente, ospita la Pinacoteca Comunale, imperdibile per gli appassionati di arte sacra, data la presenza di splendide opere di oreficeria locale, nonché pitture – tra gli altri – di Taddeo Gaddi e di Bartolomeo della Gatta.

I vicoli medievali di Castiglion Fiorentino
I vicoli medievali di Castiglion Fiorentino

Chiese e tradizione religiosa

La sacralità è, in effetti, il principale filo conduttore dell’arte e dell’architettura locale.

Nella parte meridionale del borgo sorgono due splendide chiese.

Una è la Chiesa di Sant’Agostino, con opere che spaziano dal Rinascimento al Barocco.

L’altra è l’imponente Collegiata di San Giuliano, architettura neoclassica con un elegantissimo colonnato d’ingresso in stile corinzio. All’interno, tra opere – tra gli altri – di Segna di Bonaventura, Bartolomeo della Gatta e Lorenzo di Credi, svetta un crocifisso ligneo del XIII secolo (di autore ignoto).

La Collegiata di San Giuliano
La Collegiata di San Giuliano

A fianco della Collegiata, sorge un piccolo edificio di culto assolutamente da non perdere: è la bellissima Chiesa del Gesù, autentico gioiello d’arte, contraddistinto da un soffitto ligneo a cassettoni che, come le pareti, presenta una suggestiva colorazione dorata e azzurra.

Fuori delle mura, infine, sorgono altre due chiese assai interessanti: la Chiesa della Consolazione (XVI sec.), dalla curiosa pianta ottagonale; e la Chiesa della Madonna delle Grazie del Rivaio (tempio barocco del XVII sec.).

Restando in tema di tradizione sacra, Castiglion Fiorentino offre un suggestivo spettacolo con le processioni notturne della Settimana Santa pasquale.

In un rito ultrasecolare, decine di figuranti appartenenti a tre confraternite costituite tra il XVI e il XVII secolo (la Compagnia di Sant’Antonio, di colore bianco; la Compagnia della Buona Morte, di colore nero; e la Compagnia del Gesù, di colore blu) sfilano, brandendo una fiaccola accesa, indossando una cappa e celando il proprio volto con una buffa (ambedue del colore della relativa Compagnia), per le vie del paese, seguendo statue lignee di Cristo.

In giro per il comune, tra medioevo e religiosità

Esteso per oltre cento chilometri quadrati, il comune di Castiglion Fiorentino ospita una serie di luoghi che meritano una visita.

A un paio di chilometri ad est del borgo, sorge il Santuario della Madonna del Bagno. Secondo la tradizione cattolica, fu qui che, nel XIII secolo, la Madonna comparve a due pastorelle, chiedendo loro di costruire una cappella. Nel medesimo luogo, in quell’occasione, sgorgarono acque curative, che negli anni a seguire avrebbero prodotto una serie di miracolose guarigioni.

Nei secoli successivi, l’originaria cappella fu ampliata, per poi essere rimpiazzata dall’attuale santuario, la cui costruzione ebbe inizio nel 1875 e che fu inaugurato nel 1887.

Il Santuario della Madonna del Bagno
Il Santuario della Madonna del Bagno

Piuttosto nutrita è, poi, la presenza di castelli nell’area castiglionese.

L’area della Valle di Chio è contornata dai resti dei castelli di Mammi e della Montanina, edificati intorno al XII secolo, ma in rovina sin dal Cinquecento.

Ma c’è un altro maniero che costituisce uno dei fiori all’occhiello del territorio castiglionese: è il maestoso Castello di Montecchio Vesponi, ben visibile pressoché dall’intera area comunale.

Le origini della struttura risalgono già al IX secolo e la sua posizione strategica, dominando la Valdichiana, lo rese particolarmente ambito da Arezzo e Firenze. Fu quest’ultima a spuntarla, come testimoniato dai merli guelfi della cinta muraria del castello.

Sul finire del Trecento, la città del giglio lo assegnò, quale riconoscimento per i propri servigi, al celebre condottiero inglese John Hawkwood (poi italianizzato da Nicolò Machiavelli in “Giovanni Acuto”).

Il castello presenta una possente cinta muraria dal perimetro di oltre duecentocinquanta metri, intervallata da otto piccole torri. Al centro, un’alta torre di circa trenta metri e l’adiacente mastio contribuiscono a conferire al maniero, perfettamente conservato, un aspetto severo e imponente.

Il Castello è oggi residenza privata, ma è possibile contattare i proprietari per visitarlo.

Il Castello di Montecchio Vesponi
Il Castello di Montecchio Vesponi

Tradizioni e folklore

Si è detto nella prima parte dell’articolo come Castiglion Fiorentino sia un centro molto vivace. Ciò è evidente anche nelle molteplici tradizioni del borgo e del relativo comune.

Castiglion Fiorentino, come molti centri della zona, è suddivisa in tre rioni, che si sfidano, la terza domenica di giugno di ogni anno, in un palio con cavalli. Noto appunto come “Palio dei Rioni”, mette di fronte i terzieri di Porta Fiorentina (arancio-verde), Porta Romana (giallo-rosso) e Cassero (bianco-blu): nella suggestiva cornice di Piazza Garibaldi, al termine di uno splendido corteo storico, i tre rioni si sfidano in una gara estremamente sentita.

Tra l’altro, i medesimi rioni contribuiscono non poco alla vita sociale del borgo: il Cassero organizza nel maggio di ogni anno la “Festa Medievale BiancoAzzurra” (presso il piazzale della Torre del Cassero); Porta Fiorentina realizza in ottobre i “Giorni di Bacco”, evento che – come s’intuisce dal nome – consente di degustare prodotti enogastronomici locali; Porta Romana, invece, presso il borgo medievale di Montecchio Vesponi, tiene le rassegne “Pane, Pizza & Fantasia” (in febbraio) e “November Fest” (novembre).

La Festa Medievale BiancoAzzurra
La Festa Medievale BiancoAzzurra

Nel capoluogo comunale si segnalano altri due eventi assai importanti.

Uno è il “Maggio castiglionese”, durante il quale il paese mostra i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locali.

L’altro è il “Presepe vivente”, che si svolge nel centro storico con la presenza di decine di figuranti e rappresenta un modo non solo per riprodurre la Natività di Cristo, ma anche per riportare in vita, per qualche ora, antichi mestieri ormai in disuso.

Peraltro, sempre durante le Feste, è imperdibile anche quanto accade nella vicina frazione di Montecchio Vesponi. A partire dal Castello, viene allestito un enorme complesso di luminarie (450 lampadine a led, unite da 650 metri di cavo elettrico e di acciaio) a mo’ di abete natalizio, dando luogo ad una spettacolare scenografia visibile anche a decine di chilometri di distanza.

Albero di Natale di Montecchio Vesponi
Il gigantesco Albero di Natale di Montecchio Vesponi

Il folklore locale è, infine, alimentato dalle molteplici sagre organizzate nei centri abitati del comune.

Curiosa è la “Sagra della Ranocchia Chianina” di Brolio, che si svolge tra l’ultimo fine settimana di luglio e il primo di agosto: è qui possibile gustare, tra gli altri cibi, proprio le rane, il cui consumo, probabilmente caduto in disuso in epoca contemporanea in Italia (a differenza che in altri Paesi), era molto ampio in passato, soprattutto nelle aree palustri come la Valdichiana.

Luoghi della memoria

Nel corso della propria storia, Castiglion Fiorentino ha dovuto fare i conti più volte con il dramma della guerra. Dopo i citati assedi medievali, il borgo e il suo comune conobbero il passaggio del fronte bellico durante la Seconda Guerra Mondiale.

Drammatiche furono le conseguenze del conflitto, ancora vive nella memoria degli abitanti più anziani.

Il terribile bombardamento del 19 dicembre 1943 è ogni anno commemorato con una solenne cerimonia che si svolge nella parte meridionale del borgo (quella maggiormente colpita dagli ordigni).

In generale, poi, Castiglion Fiorentino nella propria storia ha sempre pagato un altissimo tributo di sangue in favore della Patria. A testimonianza di ciò, meritano una visita due luoghi situati ambedue nel borgo.

Il Sacrario ai Caduti di Castiglion Fiorentino
Il Sacrario dei Caduti di tutte le guerre

Uno è il Sacrario dei Caduti di tutte le guerre, posto al piano terra del Palazzo comunale. Da una porta collocata a sinistra dell’ingresso principale, si entra in una stanza le cui pareti ospitano i fotoritratti di quasi tutti i caduti castiglionesi nei vari conflitti che hanno coinvolto l’Italia. Qui sono ben pochi gli abitanti o i nativi del luogo a non avere almeno un parente ricordato nel Sacrario. Le immagini mostrano giovani uomini con occhi colmi di speranza, che fu loro spezzata dalla tragedia della guerra. L’atmosfera è resa ancor più commovente da un basamento in marmo coronato da fiori rossi e da una scritta posta su una delle pareti: “Ed oltre il pianto, la memoria dura”.

StuG III tedesco della Seconda Guerra Mondiale
L’originale StuG III tedesco della Seconda Guerra Mondiale, oggi monumento ai carristi caduti di tutte le guerre

L’altro luogo è la pineta che costeggia via Trento, precisamente il suo parcheggio. All’interno di quest’ultimo, all’ombra degli alberi, si noterà quasi subito un carro armato: si tratta di un originale Sturmgeschütz III della Seconda Guerra Mondiale. Abbandonato dall’esercito tedesco in ritirata nel 1944, finì sepolto in prossimità di un ponte nella campagna castiglionese. Nel 1990 fu recuperato e restaurato ed oggi è esposto a memoria dei carristi caduti di tutte le guerre.

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Paolo Menchetti

Paolo Menchetti

Nato ad Arezzo nel 1982, una laurea in giurisprudenza e un titolo di avvocato appeso al chiodo. Un grande amore per la fotografia, i viaggi e la scrittura. Tre passioni che ho unito nel lavoro che ho scelto di fare: il fotoreporter. Il mio obiettivo: far vivere le esperienze che ho vissuto in un luogo ai lettori, nella speranza di stimolarne il desiderio di scoprirlo a propria volta.


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Pellegrino Villani
Pellegrino Villani
6 anni fa

Ottimo. Grazie per l’articolo, la prossima volta che vado in Toscana passerò per Castiglione.

Pellegrino Villani
Pellegrino Villani
6 anni fa

Ho visitato molti posti della Toscana, ma non ero mai stato a Castiglione Fiorentino, eppure ci sono passati diverse volte vicino. Adesso ho una motivazione in più per visitarlo. Grazie

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