
“Camminare alla scoperta delle vere esperienze”: l’intervista a Roberta Pesetti
Roberta Pesetti è una grande viaggiatrice e come ogni curioso esploratore che si rispetti è una persona che ama raccontare le proprie esperienze. Il suo sito web “RobiniaOnline” è una miniera di divertenti avventure e scoperte. Ho avuto la fortuna di conoscerla di persona questa estate nelle puglie e nel tempo di una cena il suo entusiasmo mi ha travolto, confermando le sensazioni avute leggendo i suoi racconti di viaggio: curiosità e simpatia. Roberta porta con se una marea di esperienze che riesce a trasporre nel suo lavoro di educatrice rendendo estremamente fortunati, a mio avviso, i suoi alunni che raramente si troveranno di fronte altri insegnanti con una mole di esperienze così vasta da offrire “a corredo” della formazione scolastica.
Le parole di questa intervista sono estremamente preziose per chi crede nel viaggio non solo come esperienza ludica e di “cazzeggio”. Roberta ci racconta la semplice ed estrema bellezza della scoperta e la soddisfazione di chi non smette mai di alimentare le proprie curiosità. Per il lettore l’invito è di leggere con attenzione e poi… di iniziare a preparare la valigia!
La meta più ambita è la prossima o quella in cui si vuole tornare?
La meta più ambita è sempre la prossima, il posto dove non sei ancora stato. C’è un po’ di gusto del collezionismo nel viaggiare, aggiungi un nuovo pezzo alla tua raccolta, e a volte è secondario se ci sei stato solo di passaggio. È una cosa un po’ stupida, a pensarci bene, ma chi ha una passione spesso fa cose talmente stupide!
In quanto al tornare, sicuramente certi luoghi ti hanno così affascinato che la voglia di tornarci resta sempre. A volte sono i sogni che te lo ricordano. L’altra notte ho sognato di stare viaggiando in Sudafrica, e dentro di me sapevo di esserci già stata ma un’altra parte di me aveva la stessa emozione della prima volta. Ecco, è questo il sogno: riprovare sempre l’emozione della prima volta.
Quando ti sei sentita veramente una viaggiatrice?
Io mi sento viaggiatrice, cioè persona che sta in viaggio, dal primo momento in cui metto piede in un aereo. Mi sento viaggiatrice quando sono in un mezzo dotato di ruote o ali o pedali o quello che vuoi e intorno a me scorre il paesaggio di un posto che non ho mai visto – o non ho mai visto con quegli occhi. Mi sento viaggiatrice quando una persona che non ho mai visto prima (e che probabilmente non rivedrò mai più) mi sorride e io ricambio il sorriso.
Non ho mai dato molta importanza alla classica distinzione tra turista e viaggiatore. Quello che facciamo un po’ tutti si chiama turismo, visitiamo tutti gli stessi luoghi e viviamo esperienze simili. Poi c’è lo spirito di curiosità che ti porta ad avvicinare le persone in un certo modo, c’è lo spirito di adattamento che ti fa dormire ovunque e mangiare qualunque cosa, c’è la voglia di conoscenza che ti fa entrare in una festa di matrimonio indiana o passare una serata al bar con soli uomini in uno sperduto paesino rumeno. E’ questo che distingue un turista da un viaggiatore? Non so. Forse è solo una questione terminologica.
Preferisci viaggiare da sola o in compagnia? Quali sono state le mete migliori nel primo caso e quali le seconde?

Mi piace viaggiare da sola, in due, in gruppo: dipende dalla destinazione o dal momento. Ogni configurazione ha i suoi lati positivi e negativi.
Il viaggio da sola è sicuramente la prova del nove: non tutti se la sentono di trascorrere da soli un periodo piuttosto lungo, in un posto sconosciuto, c’è il timore che possa accadere qualcosa o semplicemente di annoiarsi… E’ una bella sfida: riuscire a stare soli senza annoiarsi ti fa esplorare in modo molto profondo te stesso in relazione con il mondo. In realtà però il fatto di stare da soli ci spinge naturalmente verso gli altri, anche solo per motivazioni pratiche. Poi se non ne hai voglia te ne stai per i fatti tuoi. E’ molto comodo! In ogni caso, quando ho viaggiato da sola, ho trascorso sempre delle giornate in compagnia di persone conosciute in loco: per esempio in Romania ho conosciuto dei ragazzi francesi che avevano l’auto e mi sono unita a loro per visitare i monasteri della Bucovina. In Thailandia ho trascorso qualche giorno con una ragazza slovacca che stava effettuando uno stage a Bangkok. Eccetera.
Comunque (e parlo solo per me) non tutte le mete sono indicate per viaggiare da sola. L’ideale sono i paesi del sud-est asiatico, dove viaggiare è facile e la gente è tranquilla. Invece, per esempio, in Polonia mi sono annoiata un po’ perché il popolo non è propriamente aperto con lo straniero. E lo stesso si può dire del nord Europa. In altri casi ho preferito viaggiare in compagnia per non affrontare da sola le difficoltà di spostamento, o per dividere le spese, o più semplicemente per la voglia di condividere con qualcuno quello che provi. Quando viaggi in compagnia inoltre gli occhi che vedono le cose sono di più, e in quei casi ho fatto riflessioni che non avrei fatto se fossi stata da sola.
Infine, in merito al viaggio di gruppo: da un lato mi ha sempre infastidito il fatto di scendere dal bus in venti persone e scattare venti foto e sedersi in un tavolo di ristorante con alcuni che parlano a voce troppo alta ecc. Però, allo stesso tempo, gli itinerari in gruppo sono stati viaggi nel viaggio: l’esperienza del gruppo ti dice molto di te, come interagisci con gli altri, in cosa sei diverso, sei adattabile o intollerante.
In ogni caso, non è facile trovare compagni di viaggio. Devono coincidere troppe cose: interessi, ferie, disponibilità economica, filosofia di viaggio…
Tante idee per chi ama viaggiare
Il paese che più ti ha affascinato?
Questa è la domanda più difficile. D’impatto, ti direi qualunque destinazione nord-africana e mediorientale: dalla prima volta che ho messo piede in Egitto e poi in Marocco e così via, sono stata catturata dagli odori, dall’architettura, dalla musica e insomma da tutto ciò che si può in modo molto impreciso definire come “mondo arabo-islamico”. Se a ciò aggiungiamo il mio interesse “antropologico” per le persone, allora la Siria mi ha colpito molto: il suo popolo cordiale e disponibile, aperto ma non invadente mi ha letteralmente conquistato. Dal punto di vista della varietà paesaggistica, dei ricordi visivi, il Sudafrica è stata veramente enorme come esperienza e anche l’Argentina del nord (in entrambi i casi supportati da un’ottima offerta di servizi per il turista, nemmeno troppo cari). L’Asia sudorientale mi ha lasciato dei ricordi meno intensi, è una meta più morbida.
Il posto dove non torneresti mai e poi mai?
Non ho una risposta a questa domanda. Dovunque sono andata ho trovato qualcosa di interessante.
C’è stato un posto dove hai pensato: “Mi sento a casa”? Se sì, perchè?
Sono costretta a ripetere località già citate come la Siria e il Nord Africa, per le stesse motivazioni già elencate sopra. Tra l’altro in Siria la guida che il governo socialista all’epoca imponeva a tutti i gruppi di turisti ci accolse proprio così: – Da ora in poi anche voi, come tanti altri illustri personaggi che abbiamo avuto la fortuna di ospitare, avrete una seconda casa oltre la vostra: la Siria.
Se invece vogliamo intendere il concetto di sentirsi a casa in maniera più prosaica, ovviamente è l’Europa il posto dove noi europei ci sentiamo più a casa, perché abbiamo più cose in comune. Se da un lato è una cosa positiva perché riusciamo meglio a decifrare il significato delle cose che vediamo, inquadrandole in un contesto storico-culturale più noto, dall’altra per me rende meno affascinante il viaggio, perché ci sono meno cose che ti spiazzano e ti chiedono uno sforzo di comprensione.
Sappiamo che sei un’insegnante. In che modo la tua passione per i viaggi si riflette nel tuo lavoro?
Intanto l’insegnante è un educatore, una figura si spera carismatica che propone la propria visione del mondo, la quale si riflette in ogni minima scelta didattica ed operativa. Sicuramente la visione del mondo che un viaggiatore porta con sé è più aperta e relativista, flessibile e non dogmatica. E questo viene fuori sia nelle tematiche proposte sia nell’approccio con le singole discipline.
Inoltre, insegno anche geografia, una materia davvero vasta: a mio giudizio dovresti essere onnisciente per padroneggiarla in maniera perfetta! Nella consapevolezza che ciò sia impossibile, mi consolo pensando che almeno posso portare alle classi esperienze vissute in prima persona e non lette sul libro. Di solito racconto aneddoti divertenti che mi sono capitati, che siano anche significativi, e riporto fatti e dettagli che ho imparato girando per il mondo. Costringo anche questi poveri ragazzini a guardarsi le mie foto! Loro dicono che gli piace, ma si sa: va bene tutto, pur di non fare lezione tradizionale in classe.
Oltre ad essere una viaggiatrice sei anche una blogger. Alcuni dei tuoi racconti inoltre vengono pubblicati in forma di ebook da Asterisk edizioni. Che senso ha per te raccontare i tuoi viaggi? Cosa provi nel raccontare le tue storie?
Intanto una precisazione, se per “blogger” intendiamo una persona che scrive brevi e frequenti post sulla propria pagina web, non è il mio caso. Sul mio sito pubblico racconti lunghi (fin troppo, per essere sul web) e reportage fotografici. E’ un lavoro molto impegnativo che mi porta via alcuni mesi al ritorno da ogni viaggio.
La motivazione iniziale è molto pratica: non ho molta memoria. Ho dunque iniziato a scrivere per non dimenticarmi cosa avevo visto, fatto, notato, imparato dai primi viaggi. La ragione per cui, invece di tenermeli nel mio hard disk, ho deciso di pubblicarli on line è un’altra, ma sempre molto pratica: sono pigra. Sapere che qualcuno potrebbe leggerli, mi spinge a impegnarmi e a produrre qualche cosa di decente. Poi col tempo ci ho preso gusto e ora questa attività mi dà molta soddisfazione. Il lavoro più difficile è tagliare: visto che nascono per una finalità molto personale, il mio maggior nemico è il didascalismo, il voler dire tutto per non dimenticare niente. Infine, ciò che mi fa più felice è sapere che qualcuno si è fatto due risate leggendo i miei racconti.
Già programmato il prossimo viaggio? Che destinazione?
Non programmo mai con largo anticipo. E le scelte sono in genere molto casuali. In Thailandia ci andai perché avevo trovato un volo per Bangkok a 412 euro. In Georgia perché me lo aveva proposto Marie, a cui lo aveva consigliato Lloyd. In Romania perché avevo due alunne rumene molto simpatiche e volevo capire da dove venissero. In Sudafrica perché il viaggio coincideva con i miei giorni di ferie.
Però è anche vero che ci sono alcune mete in sospeso: la Serbia e la Bosnia, a cui continuo a girare intorno, senza ancora averne avuto il coraggio; l’Indonesia, di cui ho parlato spesso con un’amica ma che puntualmente è saltato; il sud del Portogallo, che sarà la terza tappa di un viaggio spezzettato sulle orme di Saramago; il Mali e l’Afganisthan, attualmente negati al turismo.
In ogni caso, il mese prossimo probabilmente andrò in Abruzzo: vale come viaggio?
Ci saluti lasciando un consiglio ai membri della nostra community di viaggio?
Il primo consiglio è che non ci sono luoghi “da non perdere”, perché non puoi perdere una cosa se prima non l’hai trovata. Fuori dal gioco di parole, voglio dire che alcuni viaggiatori accaniti tendono a trasformare il viaggio in una raccolta di figurine, il cui obiettivo è completare la pagina, mettere una X su ogni monumento o museo “da vedere”, quando invece i miei migliori ricordi sono incollati a luoghi incontrati per caso, sulla carta privi di attrattive turistiche. L’altro consiglio – strettamente legato al primo – è di camminare quanto più possibile a piedi, perché la vera esperienza è quella che si incontra tra un luogo imperdibile e l’altro.
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