Botanica urbana: per le vie di Trento con Fabrizio Zara

La natura è irriducibile: si apre così l’introduzione di Michele Serra al libro di Fabrizio Zara, Botanica urbana, Riconoscere le piante medicinali in città. E non potrebbe esserci migliore spiegazione, perché proprio di questo si tratta: di come la natura faccia a resistere, esistere e a moltiplicarsi, malgrado l’urbanizzazione.

Sotto i cassonetti, nelle spaccature dell’asfalto,  nelle aiuole spartitraffico: bastano le minime condizioni e le piante selvatiche, infestanti o comunque le si voglia chiamare, proliferano. A volte, senza rendercene conto, ne aiutiamo qualcuna: frantumandole sotto i nostri passi, moltiplichiamo gli esemplari.

La presentazione del libro di Fabrizio Zara, botanico di Aboca e trentino della Vallarsa, prelude alla passeggiata, che ci porta per le vie di Trento, alla scoperta della flora spontanea medicinale, guidati da Fabrizio, Sara e Sergio. Una passeggiata sorprendente, che ci meraviglia a ogni passo: nelle fessure fra i muri, nel selciato, a ridosso dei tombini, ovunque c’è qualcosa di prezioso che cresce si riproduce.

“Siamo partner ecologici delle piante, malgrado non ce ne rendiamo conto- spiega Fabrizio- più la densità abitativa aumenta più le piante predispongono strategie per sopravvivere”.

botanica urbana

La natura si adatta, si da regole nuove, muta e si evolve di continuo, anche se non ne siamo coscienti: se l’uomo scomparisse, in poco tempo riprenderebbe il sopravvento. Alcune piante crescono nei terreni smossi, altre in aree dove si accumulano materiali edili, altre ancora in posti calpestabili: grazie alla resistenza meccanica e alla loro capacità rigenerativa, riescono non solo a esistere, ma addirittura a proliferare.

Ai margini delle nostre strade, la natura convive con noi, offrendoci piante di cui ignoriamo le proprietà: il libro di Fabrizio Zara è un manuale molto pratico, per capire e riconoscere delle specie che crescono nelle nostre vie.

Dopo la presentazione partiamo per la passeggiata botanica, soffermandoci subito sul piazzale antistante il Muse, Museo delle Scienze di Trento: lì c’è una collina folta di fiori e piante selvatiche, che le nostre guide ci illustrano, ci raccontano, confrontando le differenze.

Ma non siamo ancora nell’area della spontaneità pura: è appena fuori dall’area del Muse, lungo il Cimitero monumentale di Trento, che iniziamo a scorgere le vere piante spontanee, che crescono fra le pietre del muro, attorno agli alberi del viale, nei fossi provocati dal continuo passaggio delle automobili.

Proseguiamo per la città, scorgendo piante e specie dietro ad ogni muro, guidati dalla mappa creata per l’occasione: ci fermiamo fra via del Travai e vicolo al Nuoto, poi all’angolo con via del Torrione e via degli Orti.

Le nostre guide ci spiegano le caratteristiche di queste piante che crescono e resistono nell’ambiente urbano: le loro peculiarità, le proprietà curative ormai quasi del tutto dimenticate. E così scopriamo un mondo, che cresce intorno a noi, non solo a Trento, ma in ogni città d’Italia, con forme e colori differenti.

Proseguendo fino a piazza Duomo, valutiamo le aiuole, i marciapiedi, ci chiniamo sulle buche nell’asfalto, ci allunghiamo in alto sui muretti: tutto intorno è vita e proliferazione della vita. Parliamo dei Cardi, dell’Acetosella, delle infestanti provenienti dall’Asia ma ormai diventate nostrane, come l’Artemisia vulgaris, meglio conosciuto come Assenzio selvatico.

E poi ancora la Parietaria, conosciuta perché si attacca ai vestiti, parente dell’Ortica: cresce nelle fessure dell’asfalto o alla base dei muri. Scopriamo così che questa pianta tanto “fastidiosa” è invece portatrice di proprietà benefiche sorprendenti: è depurativa dell’organismo, drena i liquidi, migliora le funzionalità dell’apparato urinario.

Alla fine della passeggiata ci accoglie il Castello del Buonconsiglio, magnifico e imponente: dentro ci aspetta un buffet di tutti rispetto, colmo di formaggi e vini locali, polenta fritta e altre specialità trentine.

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Francesca Fiore

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