
Dalla “Casa di carta” a Panama basta un click
Legnano, 27/09/2019
Cosa mi ha portato alla scoperta di Panama?
Perché una persona dovrebbe andarci?
La mia scelta quest’anno è stata puramente casuale; di certo non mi faceva schifo l’idea di andare in un paese che si affacciasse sul mar dei Caraibi, ma in realtà ho semplicemente visto la terza stagione de “La casa di carta” e mi sono chiesta quale fosse il posto favoloso nel quale Tokyo e Rio si erano rifugiati.
Qualche ricerca qua e là e mi trovo alle Isole San Blas, 365 isole per lo più disabitate con mare cristallino, spiagge bianchissime ed indigeni molto ospitali che vendono rum buonissimo a prezzi stracciati.
Così comincio a seguire tutti gli hashtag di Panama, nel giro di due mesi (tempo che di solito impiego ad informarmi sul viaggio) #panamalife #isolesanblas #paradisofiscale e mi faccio un’idea dell’itinerario da seguire.
Prendo un ostello per le prime due notti a Panama City, (Hostel los mostros – consigliatissimo) e anche se piove come se non ci fosse un domani, decido di visitare la città.
Più che altro la sensazione è quella di essere stata catapultata a Gotham City (vedi foto copertina), l’ho trovata molto tetra, buia, cupa e con un umidità percepita al 100%.
Visito il quartiere storico di Casco Antiguo, il Canale di Panama e il famosissimo Mercato di Mariscos (dove ti puoi fermare e pranzare con il pesce appena pescato) nel frattempo esce il sole e scatto questa fantastica foto.
Viaggiando da sola potrete capire che farsi una foto del genere non è facilissimo (notare che con la mano destra ho il telecomando bluetooth per poterla scattare in completa autonomia) quindi mi gaso tantissimo ogni volta che la vedo.
Dopo un paio di giorni prendo un autobus in notturna, risparmiando anche sul pernottamento e me ne vado verso nord al confine con la Costa Rica, arrivo a Bocas del Toro. Trovo un altro favoloso ostello (dove lascio il mio libro per il book-sharing) il Palmar beach lodge nella Red Frog Beach e mi stabilisco per una settimana.
Qui ho fatto surf, yoga, visitato la giungla, bevuto del buon rum sulla spiaggia, fumato qualche sigaro e fatto conoscenza di altri backpackers from all over the world.
Tutto favoloso ma io riuscivo solo a pensare alla mia meta finale, le isole San Blas!!!
Raggiungerle non è semplicissimo, perchè se parti come me dalla Valle de Anton, dove mi sono trovata quasi per caso dopo aver sbagliato il pulman di ritorno, dovrai trovare un passaggio in macchina (Uber) che ti porti fino a Colon, passando 3-4 ore tra curve infinite e salite veramente ripide.
Una lancia mi aspetta (la barca eh, non l’arma) e mi porta direttamente all’isola Franklin: la vedo da lontano e nella mia testa scommetto che per girarla a piedi ci vogliono 10 minuti… ovviamente avevo ragione!!!!
Ho pernottato in queste cabanas (Cabanas Tukasenika) con il pavimento fatto di sabbia e l’acqua del mare che durante la notte entrava direttamente a salutarmi.
Ho mangiato aragoste appena catturate e sono stata quasi uccisa da una noce di cocco che è caduta a un centimetro dalla mia testa!!!
Esperienza fantastica ma non dimenticarti un buon libro da leggere perchè internet lì non c’è.
- DURATA DEL VIAGGIO: 3 SETTIMANE
- MESE: AGOSTO
- MEZZI DI TRASPORTO PRESI: AEREO – METROPOLITANA – PULLMAN – IMBARCAZIONI VARIE – SURF (vale?) – MACCHINA
- COSTO (volo incluso): 1400 EURO (di cui 850 solo il volo)
- LIBRI LETTI: 4 (Zoo, Il caso Henry Quebert, Le tre del mattino, Infinito)
- SPORT PRATICATI: surf – yoga – corsetta (per non perdere il pullman)
- RUM : tanti
- AMICI NUOVI: Simona (italiana), Liamm (canadese), Yonathan (israeliano)
SHARING IS CARING