cibi strani da mangiare in italia

Gli 8 cibi più strani da mangiare in Italia

L’Italia è la patria del mangiar bene e delle vacanze enogastronomiche. I piatti della cucina italiana sono invidiati e imitati da tutti, se non mi credi prova a pensare alle tante pizze e spaghetti bolognese che hai trovato nei menù durante il tuo ultimo viaggio in giro per l’Europa e nel Mondo. Esistono però delle ricette tradizionali che non tutti conoscono e che a sentirle nominare fanno strabuzzare gli occhi e comparire quella espressione che è un giusto mix di incredulità e disgusto sul volto delle persone.

Bene, sono proprio queste le ricette di cui ti parlerò oggi attraverso una selezione degli 8 piatti più strani da mangiare in Italia. Se sei una persona dotata di stomaco forte, prendi carta e penna e segnati tutti i piatti da assaggiare per il tuo itinerario italiano degli orrori da gustare. 

Sa Cordula, l’intreccio sardo tipico della tradizione pastorale

Sa Cordula, conosciuta anche come sa codra o in italiano la treccia, deve il suo nome alla forma che assume l’intreccio di intestini: intestino tenue, intestino crasso, pancia e una rete che in sardo è conosciuta come sa nappa sono gli ingredienti principali di questa antica ricetta che vengono cuciti insieme a forma di treccia come una preziosa matassa. Tradizionalmente sa cordula veniva servita per le occasioni di festa nel periodo in cui si macellano gli agnelli, ossia da dicembre fino alla primavera e durante il periodo della tosatura delle pecore. Era il piatto principale delle feste e veniva arrostito alla brace nel camino oppure fatto in umido con i piselli. Oggi non è più un piatto di festa ma è possibile trovarla ogni giorno in una qualsiasi macelleria sarda. 

Il lampredotto fiorentino, una colonna portante della gastronomia toscana

Il lampredotto non è solo un piatto tipico della gastronomia toscana ma è considerata una vera e propria istituzione in particolare dai fiorentini, città in cui nasce questa ricetta. È un piatto povero della tradizione popolare di cui si hanno tracce già nelle cronache cittadine del 1400 e altro non è che l’abomaso, una delle quattro sezioni dello stomaco dei bovini che viene bolito in brodo e servito semplicemente così oppure dentro un panino toscano. È proprio a Firenze che è facile trovarlo in versione street food in uno dei tanti chioschi chiamati “lampredottai” che vendono il panino con il lampredotto

Pane ca Meusa, lo street food più amato della Sicilia

Parliamo di un altro street food famosissimo ma questa volta in Sicilia. Il pane ca meusa, in italiano panino con la milza, è una specialità palermitana che consiste in un panino imbottito con pezzi di milza e polmone di vitello precedentemente bolliti e poi soffritti nello strutto o nel burro. Questa ricetta ha origini ebraiche e nasce più di 1000 anni fa, quando i macellai trattenevano come ricompensa le interiora del vitello e idearono questo panino farcito. Ad oggi la sua ricetta è rimasta pressoché invariata ed è uno dei piatti più amati della gastronomia siciliana.  

Il Cibreo, l’antica ricetta del Rinascimento toscano 

Il cibreo è un piatto tipico della tradizione toscana a base di creste di pollo, testicoli di pollo, zampe di gallina e bargigli. Si dice abbia origine nel rinascimento italiano e tra i suoi estimatori più famosi c’erano il critico e gastronomo Pellegrino Artusi che lo definì “Un intingolo semplice, ma delicato e gentile, opportuno alle signore di stomaco svogliato e ai convalescenti” e Caterina de’ Medici che provò a esportare la ricetta in Francia e che ne fu talmente golosa da farne quasi indigestione. Ormai sono pochi i ristoranti che offrono questo piatto in menù quindi se ti capita di trovarlo non fartelo scappare! 

Il Sanguinaccio, il dolce del carnevale calabrese 

In questa selezione il sanguinaccio è l’unico dolce. Si tratta di una crema di cacao fondente a cui viene aggiunto un ingrediente del tutto inaspettato: il sangue di maiale. Questo dolce tipico calabrese ha origini antichissime e veniva preparato nel periodo di macellazione dei maiali, all’incirca da dicembre a febbraio. Secondo la tradizione, il sangue raccolto si deve subito mescolare per evitare la coagulazione e poi dopo qualche giorno bisogna colarlo e filtrarlo. Sono tante le ricette che variano non solo da comune a comune ma anche da famiglia in famiglia, alcune infatti prevedono l’aggiunta di ricotta o vino cotto, altre ancora prevedono l’aggiunta di noci, uva passa e cannella. Ormai è  difficilissimo trovarlo perché in Italia vendita del sangue di maiale è vietata dal 1992 per motivi sanitari; l’unico modo che si ha per assaggiarlo è conoscere qualche anziana signora che ancora oggi prepara questo dolce della tradizione a casa. 

I rigatoni con la pajata, un altro primo d’eccellenza della cucina romana

I rigatoni con la pajata sono una specialità della cucina romana oggi divenuto un piatto di nicchia, conosciuto spesso solo dai veri intenditori di enogastronomia. Si tratta di un piatto di pasta condito con la pajata, ovvero l’intestino di vitello non ancora svezzato. È importante che il vitello non sia svezzato perché così, in cottura, il caglio enzimatico all’interno dell’intestino a contatto con il calore coagula e crea una salsa cremosa simile al formaggio. L’origine della pajata risale al 1700 quando gli scortichini, i lavoratori dell’antico Mattatoio di Testaccio, ricevevano come paga anche gli scarti delle carni macellate che poi impiegavano per preparare piatti sostanziosi tra cui proprio questo. Se ti capita di fare un tour gastronomico nella Capitale, mi raccomando chiedi che ti facciano assaggiare anche i rigatoni con la pajata! 

I Turcinieddi, gli involtini prelibati della Puglia

I turcinieddi sono una specialità tipica della tradizione contadina della Puglia ma li troviamo in altre versioni anche nella cucina di tutto il sud Italia. Sono involtini a base di interiora di agnello o capretto in budello conditi con foglie di prezzemolo intere. Anche il nome, turcinieddi, deriva dal verbo torcere e richiama proprio la forma di questi involtini in cui fegato, polmone o rognone vengono attorcigliati tra loro e poi arrostiti sulla brace. Oggi questi involtini non vengono più preparati in casa come una volta ma è molto semplice trovarli nelle macellerie e durante le sagre enogastronomiche dei vari paesi. 

Il Casu Marzu, il famoso formaggio con i vermi della Sardegna

Il casu marzu è un formaggio cremoso famoso in tutta Italia perché conosciuto anche come formaggio con i vermi, anche se può far rabbrividire l’idea di mangiare un formaggio con i vermi sono proprio questi a dare il gusto e la consistenza giusta a questo pecorino. Il casu marzu, infatti, altro non è che un pecorino lasciato all’aperto e punto dalla mosca casearia che qui depone le uova e rilascia gli enzimi che trasformano il formaggio in crema. Anche se l’Unione Europea ne ha proibito la produzione e la commercializzazione per via delle norme igienico-sanitarie, in Sardegna non è difficile trovare qualche pastore che ancora oggi lo produce e lo mangia a pranzo insieme a un buon pezzo di pane e un bicchiere di Cannonau

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clarissa el sayed

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